L’Italia sostiene il lavoro del segretario generale della Wto (Organizzazione mondiale del commercio), Pascal Lamy, e del commissario Ue al Commercio estero Peter Mandelson, affinché il negoziato per il nuovo round commerciale di Doha non si fermi. Lo ha ribadito ieri il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, in un incontro stampa a Bruxelles.
Il negoziato, che riguarda la liberalizzazione degli scambi commerciali a livello mondiale e che prende il nome della capitale del Qatar dove ha avuto il via nel 2001, “deve continuare anche se in mezzo a difficoltà evidenti, rappresentate in particolare dalla mancanza di un negoziatore da parte di uno dei giocatori principali, gli Usa”, ha detto Bonino, ricordando che il Congresso americano non ha rinnovato il mandato al negoziatore.
Nell’ambito della ripresa dei colloqui, l’Italia difenderà l’indicazione geografica dei prodotti: “Mandelson ha convenuto sulla loro indispensabilità”, ha riferito Bonino, secondo la quale le Igp “devono essere negoziate contestualmente”. I nuovi documenti messi sul tavolo dei partner della Wto da Lamy rappresentano una buona base per il proseguimento dei negoziati anche se, ha osservato Bonino, “ci sono forchette poco entusiasmanti, soprattutto per quanto riguarda l’industrializzazione dei prodotti agricoli”.
Il contesto generale non lascia comunque troppo spazio all’ottimismo. “Al di là delle proposte commerciali, le preoccupazioni riguardano soprattutto il contesto politico”, ha sottolineato Bonino, riferendo che la discussione avuta due giorni fa in serata con gli altri colleghi europei ha confermato gli schieramenti in campo. Le posizioni più rigide, soprattutto sul capitolo agricolo, arrivano dalla Francia, dalla Polonia e dall’Irlanda, mentre i Paesi nordici e la Gran Bretagna “hanno una posizione più assertiva”. Bonino ha riferito che la Germania e l’Ungheria hanno chiesto una simulazione dell’impatto dei due documenti presentati a Ginevra da Lamy sull’economia europea. Il ministro ha rilevato che in questo momento l’Europa non può stare ferma ed è importante che si rafforzi la volontà politica di maggiori scambi con i Paesi dell’area del Golfo, la Corea del Sud e l’India. I ministri del Commercio estero torneranno a riunirsi a settembre per fare il punto sui negoziati di Doha.
Intanto Bonino ha annunciato che le quote sulle esportazioni cinesi di prodotti tessili verso i mercati dell’Unione europea, in vigore fino alla fine dell’anno, non saranno estese. “Non c’è nessuna possibilità di avere l’unanimità del Consiglio Ue su un’eventuale richiesta di prolungamento delle quote”, ha detto il ministro del Commercio internazionale. Per tutelare l’industria italiana, alle prese con una fase di transizione difficile, “l’Italia spingerà per avere un monitoraggio double check, fatto cioè sia da parte cinese che da parte europea, per assicurarne l’efficacia”, ha affermato il ministro. Anche sulla proposta di questo monitoraggio non c’è certezza di avere un appoggio unanime dei 27 Paesi membri.
Gli alleati su cui l’Italia può contare sono in particolare la Francia e la Spagna, mentre “i soliti Paesi nordici” si oppongono o esprimono perplessità. Bonino ha rilevato che l’industria tessile italiana avrebbe preferito un’estensione delle quote, in quanto preoccupata per il ritorno a un regime senza vincoli. “Per questo proponiamo un monitoraggio che sia basato sull’idea del double check e che al tempo stesso copra le triangolazioni con i paesi limitrofi, ai quali prodotti cinesi potrebbero transitare senza alcun controllo”. Il monitoraggio proposto dall’Italia dovrebbe avvenire con un sistema di licenze date contemporaneamente dalla Cina e dagli Stati europei, “per avere una situazione chiara su quanto esce e quanto arriva”.
Riferendosi poi al caso Alitalia, Bonino, che ha usato l’esempio della compagnia aerea italiana per esprimere il suo dissenso nei confronti delle preoccupazioni espresse in sede europea verso lo shopping finanziario da parte di fondi di Paesi terzi, in particolare cinesi e russi, ha detto che la società potrebbe andare anche proprietari di Pechino o eschimesi, purché la facciano funzionare. “Ben vengano”, ha affermato.