Mercati

Nasdaq 100, cosa cambia per le Big Tech dopo il ribilanciamento speciale

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Oggi verrà annunciato un ribilanciamento speciale dell’indice Nasdaq 100, per fare fronte all’eccessiva concentrazione in pochi titoli emersa negli ultimi mesi. Vediamo i motivi che hanno portato a questa decisione e le potenziali conseguenze.

Cos’è il Nasdaq 100

Lanciato il 31 gennaio 1985, il Nasdaq 100 è un indice di riferimento nel mondo finanziario, che raggruppa le 100 più grandi società non finanziare quotate sul Nasdaq. Questo indice esclude holding, società finanziarie, banche e compagnie di investimento. Viceversa, sono maggiormente rappresentate le aziende dei settori tecnologico (tra cui hardware e software), delle telecomunicazioni, biotecnologia e commercio.

L’indice Nasdaq 100, come il suo omologo Nasdaq Composite, si basa sulla capitalizzazione di mercato. Tuttavia, la ripartizione dei pesi viene calcolata tramite un algoritmo specifico che tiene conto del settore di attività delle aziende quotate, garantendo così una diversificazione rappresentativa di tutti i comparti merceologici.

Cos’è il ribilanciamento speciale e quando avverrà

Il Nasdaq 100 è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata e viene ribilanciato su base trimestrale a marzo, giugno, settembre e dicembre. Tuttavia, un ribilanciamento speciale può essere condotto in qualsiasi momento per preservare l’integrità dell’indice.

I dettagli di questo ribilanciamento speciale, ovvero della revisione dei pesi dei singoli titoli che compongono l’indice, verranno comunicati il 14 luglio. Le modifiche saranno basate sulle azioni in circolazione al 3 luglio ed entreranno in vigore prima dell’apertura del mercato di lunedì 24 luglio.

La redistribuzione dei pesi non comporterà la rimozione o l’aggiunta di alcun titolo all’interno dell’indice.

Perché viene ribilanciato il Nasdaq 100

L’intervento verrà realizzato con l’obiettivo di ridurre il peso dei maggiori colossi tecnologici di Wall Street all’interno dell’indice Nasdaq 100.

Il rally delle big tech a cui abbiamo assistito nel corso del primo semestre, trainato soprattutto dal megatrend dell’intelligenza artificiale, ha permesso al benchmark di realizzare la miglior performance di sempre nei primi sei mesi dell’anno, superando anche la crescita innescata dalla bolla di Internet a fine anni ’90.

Questo, però, ha avuto come effetto collaterale un’eccessiva concentrazione; quindi, per tracciare l’andamento dell’indice bisogna puntare su pochi giganti, a discapito della diversificazione. Come spiega Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, intervistato da Wall Street Italia:

l’eccessiva concentrazione scatta quando i titoli con peso superiore al 4,5% complessivamente raggiungono in aggregato il 48% dell’intero indice.

Quali titoli riguarderà il ribilanciamento

I dati raccolti da Bloomberg il 3 luglio mostrano che il peso delle sei società più grandi del Nasdaq 100 (Apple, Microsoft, Alphabet, Nvidia, Amazon e Tesla) ha raggiunto il 50,9%.

Secondo Cesarano,

Apple, Microsoft, Nvidia, Amazon, Tesla rappresentano quasi il 44% del totale dell’indice e dopo il ribilanciamento il loro peso potrebbe essere portato intorno al 39%.

Il documento sulle metodologie di calcolo del Nasdaq indica infatti che l’influenza delle società che hanno sforato i limiti debba essere ridotta al di sotto del 40%. Gli strategist di Wells Fargo stimano che Starbucks, Mondelez, Booking Holdings, Gilead Sciences, Intuitive Surgical, Analog Devices e Automatic Data Processing possano vedere il proprio peso aumentare, mentre quello dei sei giganti sopracitati e di Meta Platforms dovrebbe ridursi.

Quali impatti avrà il ribilanciamento

Nel breve periodo, spiega il Chief Global Strategist di Intermonte:

l’effetto annuncio sta già producendo una lieve sotto-performance del Nasdaq 100, rispetto ad esempio al Nasdaq100 equiponderato o al Russell2000, nell’ordine di circa 1,5% dal 7 al 12 luglio. Tale andamento però in parte può essere collegato anche alla tendenza dei gestori a cavalcare la prosecuzione del rally azionario spostandosi sui titoli che meno hanno performato da inizio anno.

In ogni caso, le modifiche costringeranno i fondi di investimento a replica passiva che tracciano il Nasdaq 100 ad adeguare i loro portafogli, vendendo azioni di quelle società il cui peso all’interno dell’indice sarà ridotto e acquistando società la cui rilevanza verrà incrementata.

Quindi le conseguenze maggiori riguarderanno l’industria degli ETF che seguono l’indice, come ad esempio il fondo Invesco QQQ ETF da oltre 200 miliardi di dollari.

I precedenti ribilanciamenti del Nasdaq del 1998 e del 2011

Altri ribilanciamenti speciali sono avvenuti nel 1998 e nel 2011. Nel primo caso, il Nasdaq 100 è stato trasformato da indice ponderato sulla capitalizzazione di mercato a un indice rettificato, pesato sulla market cap modificata. All’epoca, Microsoft e Intel erano entrambe troppo grandi affinché un ETF scritto sull’indice potesse qualificarsi come società di investimento regolamentata. Poco dopo la modifica fu lanciato l’Invesco QQQ Trust Series 1.

Dodici anni fa, invece, il peso di Apple è stato tagliato dal 20% al 12%. La società, che stava vivendo una forte espansione grazie al lancio dell’iPad, rimase il più grande titolo dell’indice, ma altre aziende come Microsoft, Oracle, Intel e Cisco Systems furono pesate maggiormente.

Sarà dunque interessante verificare al giorno d’oggi l’impatto sull’industria degli ETF, che nel frattempo è cresciuta esponenzialmente. Il tutto senza dimenticare l’avvio della stagione di trimestrali, che potrebbe condizionare ulteriormente i movimenti nelle prossime settimane.

Infine, secondo Intermonte, il ribilanciamento potrebbe contribuire ad uno storno controllato dell’azionario, riducendo l’effetto ricchezza che sta sostenendo i consumi, remando parzialmente contro l’obiettivo della Fed di abbassare l’inflazione.