“Ci sono due grandi cambiamenti che stanno ridisegnando l’economia globale e che possono avere profonde implicazioni per l’area Cesee: l’aumento delle tensioni geopolitiche e l’indebolimento del commercio globale“.
Così la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha introdotto oggi la nona conferenza della Banca centrale europea sui Paesi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale (area Cesee). Prima di entrare nel merito dei due cambiamenti, vediamo qual è l’area Cesee.
Cos’è l’area Cesee
L’area Cesee comprende 21 paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Georgia, Ungheria, Kosovo, Lettonia, Lituania, Moldavia, Montenegro, Macedonia settentrionale, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Turchia e Ucraina. Secondo Lagarde, l’area “può essere considerata nel complesso una storia di successo europea degli ultimi decenni, avendo goduto di una rapida convergenza verso i Paesi a più alto reddito”. Tra il 2000 e il 2021, le dimensioni economiche della zona sono quasi raddoppiate, raggiungendo il 40% dell’aggregato dell’area dell’euro. Questa forte crescita ha portato a un aumento del tenore di vita, con un Pil medio pro capite che è passato dal 36% al 54% dell’aggregato dell’area dell’euro nello stesso periodo.
Parallelamente, è cresciuta l’inflazione annuale, che è stata “pari o superiore al 13% lo scorso anno, con diversi Paesi che hanno registrato aumenti dei prezzi nettamente superiori. In confronto, l’inflazione annuale nell’area dell’euro è stata dell’8,4%”, ha evidenziato Lagarde.
Le parole di Lagarde
La presidente della Bce ha sottolineato in prima battuta che il mondo è radicalmente cambiato dal 2019, anno in cui si è tenuta l’ottava conferenza dei paesi Cesee. I due shock alla base del cambiamento sono:
- l’aumento della tensioni geopolitiche, in primis la guerra in Ucraina;
- l’indebolimento del commercio globale.
Questi shock minacciano la crescita dei Paesi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale, che in genere prevedono alti livelli di apertura commerciale e di integrazione nelle catene globali del valore. Ma Lagarde è fiduciosa che i paesi sapranno adattarsi alle nuove incertezze, alla luce della loro grande storia di resilienza, sia che si tratti di gestire la transizione dalla pianificazione centrale alle economie di mercato negli anni ’90, sia che si tratti di riprendersi dalla crisi finanziaria globale rapidamente. La presidente della Bce poi ha spiegato:
“Dopo un lungo periodo in cui gli Stati Uniti sono stati l’unica superpotenza, il mondo sta diventando sempre più multipolare, con una maggiore competizione tra le grandi potenze, un minore rispetto per le regole e le norme internazionali e una minore influenza delle istituzioni multilaterali.
In questo contesto, anche i profondi legami commerciali possono essere insufficienti per evitare che le relazioni commerciali diventino conflittuali. Ciò rende l’ambiente globale sempre più incline agli shock e il compito di stabilizzazione macroeconomica per tutti i Paesi molto più difficile”.
Quanto al rallentamento del commercio globale, Lagarde inoltre ha segnalato che “dalla crisi finanziaria globale, la crescita del commercio come quota del Pil mondiale si è stabilizzata. Inoltre, stiamo assistendo a un aumento dei livelli di protezionismo, mentre i Paesi riconfigurano le loro catene di approvvigionamento per allinearsi ai nuovi obiettivi strategici. Nell’ultimo decennio, il numero di restrizioni commerciali in vigore è decuplicato“.
Le conseguenze del cambiamento
Per Lagarde occorre costruire una nuova base per rafforzare la resilienza nelle aree euro e Cemee, che fa perno su 3 pilastri:
- rafforzamento dell’apertura commerciale all’interno dell’Europa;
- l’aumento della sicurezza collettiva, da perseguire con l’indipendenza energetica e la decarbonizzazione;
- la difesa e la diffusione dei valori comuni europei, in primis il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.