Economia

Povertà in Italia, oltre la media Europea

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Tre milioni di lavoratori poveri. Questi sono i numeri della povertà del nostro paese, o almeno quelli entrati all’interno del dibattito politico lo scorso 15 marzo 2023, a seguito di una serie di dichiarazioni effettuate dalla premier Giorgia Meloni e da Elly Schlein, segretaria del Pd. In Italia ci sarebbero almeno tre milioni di persone povere, anche se stanno lavorando.

L’Ufficio Statistico dell’Unione europea – ossia l’Eurostat, ha certificato che, nel corso del 2021 almeno l’11% degli occupati italiani viveva in condizioni di povertà lavorativa, che corrispondono ad almeno 2,6 milioni di persone. La percentuale sarebbe pari al 13%, secondo il Ministero del Lavoro, che è pari a circa tre milioni di persone. Sono questi, quindi, ufficialmente il numero delle persone che, nel nostro paese, non vive in povertà. Purtroppo, però, in Europa aumentano i poveri e i dati italiani, nel 2022, peggiorano: il nostro paese fa peggio della media europea con un tasso quasi doppio. Circa 15 italiani su 100 non riescono a permettersi un pasto completo un giorno su due.

I fattori che determinano la povertà di un paese

Sono diversi i fattori che possono causare la povertà. A determinare lo stato di indigenza delle persone non sono solo fattori legati allo sviluppo economico di un determinato paese, ma sono fattori ed eventi che si possono verificare a livello globale. Tra questi ci possono essere i conflitti, la mancanza di risorse e le catastrofi naturali. Un terremoto o un’alluvione – ricordiamoci cosa è accaduto da poco in Romagna – possono far rimanere senza lavoro le persone. E possono causare la povertà.

Tra i principali fattori che possono determinare la povertà ci sono le possibilità economiche di un determinato paese. In alcune nazioni le istituzioni difficilmente sono in grado di garantire le risorse necessarie per costruire le infrastrutture, che possano fornire acqua pulita o servizi medico sanitari di qualità.

Una delle cause della povertà sono le guerre, che alcune popolazioni sono costrette a sopportare ogni giorno. Quanto può costare economicamente una guerra? Abbiamo visto come la guerra in Ucraina abbia avuto delle ripercussioni immediate in tutta Europa, non solo per la popolazione al centro del conflitto. Basti pensare ai costi energetici che hanno dovuto subire le famiglie nel resto dell’Europa, che hanno dovuto pagare delle bollette molto più alte.

Sull’economia globale ha pesato molto anche la pandemia di Covid-19, che ha contribuito allo svantaggio economico e sociale di molte persone. Il lockdown ha costretto a stare a casa molti cittadini, che, in molti casi, hanno anche perso il lavoro. L’ovvia conseguenza è che non riescono ad arrivare a fine mese.

I paesi più poveri in Europa, la classifica

Nel 2022, l’8,3% della popolazione dell’UE non poteva permettersi un pasto contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni, un punto percentuale (pp) in più rispetto al 2021 (7,3%). Inoltre, considerando le persone a rischio di povertà, nel 2022 la quota a livello UE è stata del 19,7%, 2,2 punti percentuali in più rispetto al 2021 (17,5%).

Nel 2022, la differenza tra la popolazione totale e quella a rischio di povertà in termini di capacità di permettersi un pasto adeguato era visibile anche nei paesi dell’UE: la percentuale più alta di persone a rischio di povertà che non potevano permettersi un pasto adeguato è stata registrata nel Bulgaria (44,6%), seguita da Romania (43,0%) e Slovacchia (40,5%). La quota più bassa è stata invece registrata in Irlanda (5,0%), seguita da Lussemburgo (5,1%) e Cipro (5,6%).

La povertà in Italia: gli ultimi dati

In Italia, secondo l’Eurostat, almeno l’11% degli occupati vive in una condizione di povertà lavorativa. Stiamo parlando di almeno 2,6 milioni di persone. I dati in possesso del Ministero del Lavoro sono leggermente più preoccupanti: la percentuale sarebbe pari al 13%, coinvolgendo almeno tre milioni di persone. Secondo i dati aggiornati al 2022, però l’Italia si piazza a circa il doppio delle media europea, sfiorando il 15%, tra Malta e la Spagna. In questa classifica negativa il Belpaese è al tredicesimo posto. La capacità di permettersi un pasto a base di carne, pollo, pesce o vegetariano ogni due giorni è tra gli elementi osservati a livello familiare in Europa per calcolare il tasso di grave deprivazione materiale e sociale

Secondo l’Istat, nel corso del 2020 il reddito familiare netto, nel nostro paese, è pari a 32.812 euro. La metà delle famiglie, però, non supera i 26.597 euro. Andando ad analizzare la distribuzione del reddito a livello regionale, ci sono forti diseguaglianze. In Calabria ed in Campania vi è la più alta disuguaglianza, mentre nelle regioni del nord c’è una maggiore uniformità. complessivamente, nel nostro paese c’è una maggiore diseguaglianza rispetto a quanto accade nel resto dell’Unione europea.

Secondo quanto riferisce l’Istat,

nel 2021, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.437 euro, in marcata ripresa (+4,7%) rispetto al 2020, ma la metà delle famiglie spende meno di 2.048 euro al mese. Nelle Regioni del Nord, si spendono mediamente 689 euro in più, rispetto a quelle del Mezzogiorno.

La povertà assoluta, nel 2021, continua a rimanere sui valori che erano stati raggiunti nel corso del 2020, quando era iniziata la pandemia. Ha coinvolto il 7,5% delle famiglie (1,9 milioni) e il 9,4% delle persone residenti nel nostro paese (siamo a quota 9,4%). Sono stati 1 milione 382 mila i minori colpiti dalla povertà, che appartengono a 762 mila famiglie. ad essere particolarmente in difficoltà sono quanti vivono in affitto, che rappresentano il 45,3% delle famiglie povere.

La povertà relativa sale all’11,1%, coinvolgendo circa 2,9 milioni di famiglie (circa 8,8 milioni di individui) concentrate soprattutto nel Mezzogiorno (20,8%), con valori dell’incidenza che raggiungono il 27,5% in Puglia, il 22,8% in Campania e il 20,3% in Calabria.

Le azioni (e le contraddizioni) del Governo per combattere la povertà

Quali sono le azioni messe in atto dal governo italiano per contrastare la povertà? Sicuramente una delle misure più famose degli ultimi anni è il reddito di cittadinanza, che in questi giorni verrà tolto a molte famiglie.

Il salario minimo, almeno mentre stiamo scrivendo, sembra essere solo una chimera. Il centrodestra, attraverso un emendamento soppressivo presentato in commissione Lavoro alla Camera, si prepara a dire di no alla proposta di legge di punta a riconoscere una paga minima di 9 euro l’ora.

n questi giorni, invece, è spuntata la social card battezzata Dedicata a te da 382,50 euro: un contributo una tantum contro il caro spesa, che permetterà di comprare il miele, ma non la marmellata. Non permetterà di acquistare i prodotti surgelati, ma è possibile acquistare gli ortaggi freschi e lavorati. La somma erogata con la social card non risolverà di sicuro il problema di chi la riceve, anche se l’iniziativa è stata presentata in pompa magna. La potranno ricevere solo le famiglie numerose, che probabilmente la useranno una volta o due per fare la spesa e poi l’avranno finita. Almeno considerando quanto costa oggi come oggi fare la spesa.