Crescono le banche reti in Italia. Lo rileva l’ultima ricerca di Excellence Consulting, che analizza l’andamento dei ricavi core (margine di interesse più commissioni nette, al netto di componenti di ricavi straordinarie) negli ultimi sette anni, dal 2015 al 2022, delle prime cinque banche sia tra le commerciali che le reti. Ecco tutti i numeri.
Banche reti e banche commerciali a confronto
La ricerca compara le prime 5 banche commerciali italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Banca Mps) con le prime 5 banche reti (Fideuram, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz Bank). I ricavi core degli istituti di credito commerciali sono passati da 41,41 miliardi di euro a 43,98 miliardi, con un tasso di crescita (Cagr) dello 0,9%. Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting, spiega:
“L’ampiamento dei ricavi delle banche commerciali, alla luce del fatto che negli anni presi in considerazione dallo studio ci sono stati dei processi di accorpamento, dall’ acquisizione di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo e Bper e quella di Carige da parte di Bper per citare le ultime due, è significativo ma non tale da cambiare la view sulle esigenze strategiche del sistema delle banche commerciali. Infatti, la crescita dei ricavi è dovuta soprattutto all’incremento del margine di interesse, che nel 2022 (25,6 miliardi) torna ai livelli del 2015 (25,57 miliardi), e pertanto è direttamente correlata con l’andamento dei tassi di interesse che nel medio periodo è previsto in riallineamento verso il basso.”
I ricavi core delle banche reti sono saliti da 3,57 miliardi a 5,61 miliardi, con un tasso di crescita (Cagr) del 6,7%. La loro base clienti nel 2022 ha toccato 4 milioni di clienti in totale. Siamo ancora lontani dal dato di oltre 47 milioni di clienti delle banche commerciali, ma con tasso di crescita annuo composto che per le reti dal 2015 al 2022 rimane positivo e pari a oltre il 4%, mentre per le banche commerciali, malgrado l’inversione di tendenza segnata nel 2022 (+3,2%), si conferma negativo nell’ordine di un -2,3%. Primanni chiosa:
“Il dato delle reti è stato determinato dalla capacità che hanno dimostrato di saper migliorare la componente di ricavi da margine di interesse, che dal 2021 e il 2022 si sono accresciuti di oltre il 60%, da 0,86 miliardi a 1,39 (+0,53%). Tale crescita ha più che compensato la perdita di ricavi che le reti hanno registrato nella componente delle commissioni nette, che è stata influenzata dal cattivo andamento dei mercati finanziari e che già nel breve termine, nell’ipotesi di riavvio della fase di ripresa dei mercati, potrebbe registrare un’inversione di trend. Da evidenziare, infine, come l’incremento dei tassi abbia consentito alle banche commerciali anche di invertire il trend sull’evoluzione della base clienti, che dal 21 al 22 cresce del 3,2%, mantenendo comunque un tasso annuo di crescita composto tra il 15 e il 22 che rimane negativo. All’opposto, la base clienti delle banche reti mostra una tendenza stabile di crescita della clientela nell’ordine di circa un 4% all’anno, con i clienti delle prime cinque che dal 2015 al 2022 sono saliti da tre a quattro milioni.”
I motivi della crescita
La crescita delle masse delle reti è un trend che prosegue da tempo. Le reti infatti hanno più che triplicato la loro quota di mercato, dice un’analisi condotta da Prometeia, che prende in considerazione la ripartizione del patrimonio finanziario degli italiani tra banche tradizionali, poste e reti di consulenti finanziari. Questa crescita ha portato le reti di consulenti finanziari ad aumentare la propria quota di mercato servito portandola dal 9,3% al 17,5% nel periodo. Non solo: secondo le proiezioni della stessa Prometeia, sembra destinato a durare almeno fino al 2026 quando le masse complessive dell’industria dovrebbero toccare gli 800 miliardi di euro, pari al 19% della quota di mercato.
Sono numerosi i motivi dietro la crescita delle reti. Innanzitutto, hanno saputo resistere anche ai possibili freni imposti dalle novità in materia normativa e congiunturali, in primis il coronavirus, che ha imposto la digitalizzazione del servizio di consulenza. Inoltre, se si esclude l’incorporazione di IW Bank in Fideuram-ISPB, infatti, la crescita del settore è arrivata in maniera sostanzialmente organica grazie alla capacità di innovazione e a modelli di servizio in grado di rispondere meglio del mercato alle rinnovate esigenze della clientela.