Henry Paulson, il segretario al Tesoro Usa, propone di tagliare la tassazione federale sulle società al 27 per cento dall’attuale aliquota del 35 per cento, nell’ambito delle misure per dare più competitività ai mercati finanziari americani.
Nel corso di un convegno organizzato due giorni fa in serata a Washington, l’ex numero uno di Goldman Sachs illustra i risultati di un rapporto curato dal Dipartimento, in base al quale la tassazione sulle imprese sale al 39 per cento se si includono anche le imposte statali e si posiziona a un livello inferiore soltanto al Giappone, primo con il 40 per cento.
Sulla base dello stesso rapporto, la media dei principali Paesi a economia avanzata è del 31 per cento. “L’attuale sistema – spiega Paulson – crea delle distorsioni e una cattiva allocazione delle risorse. Una situazione che si riflette negativamente sulla performance a livello di sistema Paese”.
Il segretario al Tesoro americano dice che “serve maggiore disciplina” nel mercato del credito da parte di creditori e debitori, mentre la volatilità delle Borse “è un fenomeno sempre presente”. Nel corso di una successiva intervista, Paulson si dice convinto del fatto che alla fine gli effetti sull’economia della crisi del settore subprime (i mutui ad alto rischio ed elevato rischio di insolvenza concessi a categorie per lo più svantaggiate) saranno “largamente contenuti”. Quello che però sta accadendo “è una sorta di sveglia per coloro che erogano credito, perché valutino meglio e con maggiore attenzione il rischio migliorando gli standard”.
Quanto alle perdite segnate da Wall Street, Paulson ribadisce che la volatilità sui mercati finanziari “è sempre presente. Noi – osserva – avremo sempre la volatilità. In questa fase stiamo assistendo a un riposizionamento dei confronti del rischio”.
Tornando al settore immobiliare, gli analisti di Jp Morgan Chase & Co. sostengono che i prezzi delle abitazioni sono destinati a scendere anche del 15 per cento negli Usa nell’arco dei prossimi due o tre anni, con l’effetto di ridurre di un quinto il valore del mercato immobiliare rispetto ai livelli di metà del 2006 e di alimentare un incremento delle insolvenze nel settore mutui. “Cali dei prezzi delle abitazioni del tenore di quelli che ci attendiamo porterebbero a notevoli incrementi nelle insolvenze di mutui di secondo livello e a perdite”, avvertono gli analisti del team di finanza strutturata guidato da Chris Flanagan, in un rapporto pubblicato la scorsa settimana.
La debolezza del mercato abitativo Usa è sintetizzata nell’indice di riferimento S&P/Case-Shiller, che monitora 20 aree metropolitane e che ha segnato una flessione del 2,1 per cento ad aprile. Jp Morgan ritiene che vi sia spazio per una flessione globale anche del 20 per cento “rispetto al picco del giugno 2006, prima che questo ciclo tocchi il fondo, potenzialmente tra due o tre anni”.
Le insolvenze, determinate dalla chiusura anticipata dei mutui di secondo livello, sono in crescita del 5,1 per cento nel primo trimestre rispetto al 4,5 per cento dei tre mesi precedenti e al 3,3 per cento del secondo trimestre 2005. Il livello delle insolvenze come percentuale dei mutui di secondo livello è salito a quasi il 14 per cento nel primo trimestre, da circa il 10 per cento della metà del 2005.
“Ulteriori cali nei prezzi delle abitazioni esacerberà il problema delle insolvenze, rendendo più difficile per chi assume mutui qualificarsi per revisioni delle condizioni e riducendo, inoltre, gli incentivi a continuare a versare le rate per case che valgono meno del valore residuo del mutuo”, dice il rapporto.