Da agosto, quanti ne abbiano fruito di sette mensilità, dovranno definitivamente dire addio al reddito di cittadinanza. Ad informare i diretti interessati ci ha pensato l’Inps, attraverso un SMS o una mail. Potranno continuare a percepire il reddito di cittadinanza i soggetti in particolare stato di bisogno, che siano stati presi in carico direttamente dai servizi sociali.
Complessivamente, nel corso dei primi sei mesi del 2023, sono almeno 1.324.104 i nuclei familiari che hanno percepito almeno una mensilità del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza. I soggetti coinvolti sono almeno 3 milioni, per un importo medio erogato pari a 565,71 euro.
La decisione di sospendere il sussidio pentastellato ha generato molteplici malumori tra i beneficiari. Davanti alla sede dell’Inps di via De Gasperi a Napoli, ad esempio, c’è una manifestazione per protestare contro l’abolizione del sussidio. A verificare che la situazione non degeneri sono le forze dell’ordine, anche se la situazione sembra tranquilla.
Reddito di cittadinanza: per chi è previsto lo stop
A luglio è prevista l’erogazione dell’ultima mensilità del reddito di cittadinanza per i soggetti che, nel corso del 2023, abbiano ricevuto già sette mensilità. L’Inps, attraverso un SMS o una email, ha provveduto a comunicare la sospensione dell’erogazione del contributo a quanti abbiano già usufruito di tutte le mensilità previste per quest’anno.
Continueranno a poter usufruire del contributo i soggetti che versano in un particolare stato di bisogno e che siano stati presi in carico direttamente dai servizi sociali. Il reddito di cittadinanza viene sostanzialmente sospeso a quanti:
- possono essere indirizzati ai servizi per l’impiego in modo da intraprendere dei percorsi di lavoro;
- sia previsto l’accesso alla misura di supporto per la formazione al lavoro, che è stata stabilita attraverso il Decreto Lavoro.
Ricordiamo, infatti, che l’articolo 13 del Decreto Legge n. 48/2023 ha previsto che, a partire dallo scorso 1° gennaio 2023, i soggetti che sono obbligati a sottoscrivere il Patto per il lavoro e il Patto per l’inclusione sociale siano
inseriti in una misura di politica attiva, ivi inclusi corsi di aggiornamento delle competenze o di riqualificazione professionale anche erogati attraverso tecnologie digitali, o nelle attività previste per il percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale.
I soggetti che non dovessero frequentare i suddetti corsi, perderanno ogni diritto a continuare ad usufruire della prestazione. I beneficiari del supporto per la formazione al lavoro percepiranno 350 euro al mese, per un massimo di 12 mesi. Questa misura prenderà il via il 1° settembre 2023. Per il momento non si sa ancora se sia necessario presentare un’apposita domanda.
Cosa cambia nel 2024
I beneficiari del reddito di cittadinanza, dopo sette mensilità, perdono il diritto a continuare a ricevere il contributo. Quanti, invece, continueranno a ricevere il contributo lo potranno percepire fino al 31 dicembre 2023.
Dal 1° gennaio 2024, il legislatore ha introdotto l’assegno di inclusione. Questa nuova misura di contrasto alla povertà, è riservata ai nuclei familiari nei quali sia presente almeno una persona:
- minorenne;
- con disabilità;
- con più di 60 anni.
I soggetti, inoltre, devono essere in possesso di alcuni requisiti, tra i quali i sono la cittadinanza, la residenza, il soggiorno e la condizione economica.
L’assegno di inclusione prevede l’erogazione di un contributo pari a 500 euro al mese, che viene moltiplicato per il coefficiente che deriva dalla scala di equivalenza, che può arrivare ad un massimo di 2,3 quando sono presenti delle persone con delle condizioni di disabilità grave o non autosufficienti.
Reddito di cittadinanza: le città con i maggiori stop
Complessivamente, è bene ricordarlo, il reddito di cittadinanza verrà bloccato a qualcosa come 169mila famiglie a livello nazionale. Ma quale sono le città più colpite da questo blocco? Le province nelle quali è stato registrato il numero più alto di sospensioni sono Napoli, Roma e Palermo.
Giusto per avere un’idea della portata di cosa stia succedendo basti pensare che nella sola Napoli ci sono state qualcosa come 21.507 sospensioni. il numero più alto di tutto il paese. Nella provincia di Roma ci sono state 12.225 comunicazioni di stop, mentre a Palermo ne sono arrivate 11.573.
Secondo i dati Inps, è la Sicilia la regione nella quale c’è stato il numero più alto di stop: 37.600. Segue la Campania con 36.700 sospensioni. Senza dubbio a spiccare sono anche i numeri di Catania, dove ci sono state 8.974 interruzioni.
Ecco le prime dieci province italiane dove c’è il numero maggiori di sospensioni (la fonte dei dati è l’Inps):
- Napoli: 21.507;
- Roma: 12.225;
- Palermo: 11.573;
- Catania: 8.974;
- Caserta: 7.635;
- Cosenza: 5.234;
- Salerno: 4.806;
- Torino: 4.615;
- Reggio Calabria: 3.714;
- Milano: 3.278.