Economia

Stop al riso in India, le conseguenze in Italia e nel mondo

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In India, in seguito alle intense piogge all’inizio di luglio che hanno causato danni significativi ai campi di riso, le autorità hanno intrapreso azioni preventive per evitare un indesiderato aumento dei prezzi di tale materia prima. Come la decisione del 20 luglio, quando il governo ha vietato l’esportazione del riso bianco non-basmati al fine di garantire un’adeguata disponibilità interna a prezzi ragionevoli. I responsabili delle politiche sperano che mantenere una maggiore quantità di riso in India possa contribuire a ridurre i prezzi interni, aumentati di quasi il 12% nell’ultimo anno. Tuttavia, sorge la domanda su quale sarà l’effetto in altre parti del mondo.

Le conseguenze dello stop all’esportazione di riso in India

L’India occupa una posizione di primaria importanza come più grande esportatore di riso al mondo, rappresentando il 40% del commercio globale in volume. Nel 2022, ha spedito oltre 22 milioni di tonnellate in più di 140 Paesi. Circa la metà di queste spedizioni riguardava riso non basmati. Questi tipi, meno costosi rispetto al fragrante basmati a grana lunga, sono particolarmente apprezzati in regioni asiatiche come Malesia, Singapore, Filippine, Bangladesh, Nepal e alcune zone dell’Africa subsahariana. Di conseguenza, uno stop alle esportazioni metterebbe in ginocchio questi paesi. Ma l’Asia non è l’unica regione colpita dal divieto di esportazione del riso dell’India: anche molte nazioni africane e del Medio Oriente Gibuti, Liberia, Qatar, Gambia e Kuwait sono i più vulnerabili.

Non è la prima volta che l’India vieta l’esportazione di riso non basmati, ma questa volta l’impatto potrebbe essere più significativo rispetto a quelle precedenti. Nell’ottobre 2007, ha inizialmente imposto un divieto sulle esportazioni di riso non basmati, ma ha successivamente revocato temporaneamente il divieto e poi lo ha ripristinato nell’aprile 2008. Ciò ha portato a un notevole aumento dei prezzi, del 30%, raggiungendo un massimo storico di 22,43 dollari per quintale.

Secondo l’International Potato Center (CIP), una società di ricerca agricola, i prezzi del riso sono addirittura triplicati nel giro di sei mesi durante quel periodo. Questo indica che le restrizioni alle esportazioni di riso dell’India possono avere effetti significativi sui prezzi e sulla disponibilità di questo alimento fondamentale a livello globale, con potenziali impatti sui mercati alimentari e sulle economie di altre regioni del mondo. La situazione attuale potrebbe quindi presentare sfide più ampie e maggiori conseguenze rispetto alle volte precedenti in cui sono state imposte restrizioni simili.

La classifica dei Paesi con il maggior consumo di riso al mondo

Il riso è uno degli alimenti più importanti e ampiamente consumati a livello globale, soprattutto in Asia, considerato un alimento base e parte fondamentale della dieta di milioni di persone. Ecco la classifica dei primi 10 pPesi che consumano più riso per capite al mondo e che, visto lo stop, potrebbero avere grossi problemi:

  • Nepal: 155.8 kg 
  • Sierra Leone: 169.2 kg
  • Thailandia: 177.4 kg
  • Guinea: 184.7 kg
  • Myanmar: 191.5 kg
  • Guyana: 217.5 kg
  • Vietnam: 221.6 kg
  • Bangladesh: 225.6 kg
  • Cambogia: 250.2 kg
  • Laos: 262,6 kg

La situazione internazionale

E la situazione indiana ha portato altri Paesi esportatori come Vietnam e la Cambogia a rivedere all’insù il prezzo del riso, mentre importanti importatori come l’Indonesia e la Malesia iniziano ad accumulare scorte, con il rischio di assistere a un “possibile caos nel mercato del riso”, ha affermato Samarendu Mohanty, direttore regionale asiatico del CIP. Il quale ha avvertito che le conseguenze potrebbero essere anche peggiori rispetto a quelle del 2007.

Mohanty ha sottolineato che milioni di persone saranno colpite dal divieto di esportazione del riso indiano, con i consumatori più poveri nei paesi vicini come il Bangladesh e il Nepal che subiranno l’impatto maggiore. Secondo Mohanty, è molto improbabile che questo divieto di esportazione venga revocato, e si prevede che rimarrà in vigore almeno fino alle elezioni generali dell’India nell’aprile dell’anno prossimo. L’India sta affrontando attualmente il problema degli alti prezzi delle verdure, della frutta e dei cereali, una questione spinosa che potrebbe influenzare le prospettive elettorali del primo ministro Narendra Modi.

A giugno, l’inflazione in India è salita al 4,8% a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e sembra destinata a salire fino al 6,5%. Inoltre, gli economisti hanno messo in guardia riguardo la possibilità che eventi meteorologici estremi possano ulteriormente mettere sotto pressione la produzione agricola. Se le spedizioni diminuiscono, ci potrebbero essere implicazioni sui prezzi globali, soprattutto per il grano, che è un sostituto parziale.

Le conseguenze in Italia

L’abolizione dei dazi europei all’inizio del 2022 ha portato a un aumento significativo del consumo di riso asiatico in Italia, con una crescita dell’86% rispetto al 2021, secondo Coldiretti. Tuttavia, in termini assoluti, l’impatto sull’Italia è stato relativamente limitato. Ad esempio, tra il 1° settembre e metà aprile di quest’anno, sono state importate in Italia 50.000 tonnellate di riso, mentre i produttori italiani hanno inviato solo 845 tonnellate ai trasformatori (con una normale stagione senza siccità, si parla di 1 milione di tonnellate).

La situazione è diversa per il resto d’Europa, dove nello stesso periodo sono arrivate da India e Giappone 292.000 tonnellate di riso e si prevede che nel corso dell’anno arriveranno a 500.000 tonnellate. Questa cifra è paragonabile a quella delle importazioni totali dell’UE dall’Italia.

Questi dati suggeriscono che l’abolizione dei dazi ha avuto un impatto maggiore su altri paesi europei rispetto all’Italia. Mentre l’Italia ha visto un aumento del consumo di riso asiatico, il resto dell’Europa ha registrato una crescita significativa delle importazioni da India e Giappone, il che ha generato un effetto più ampio sul mercato europeo. La situazione potrebbe quindi rappresentare una sfida per i produttori di riso italiani, che devono affrontare una maggiore concorrenza da parte delle importazioni asiatiche nei mercati europei.