Economia

Produzione industriale, in Italia resta debole. La Germania stupisce

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A giugno in Italia, l’indice della produzione industriale è aumentato dello 0,5% rispetto a maggio. Tuttavia, rispetto a giugno dello scorso anno, si registra un calo dello 0,8%, tenendo conto degli effetti del calendario. Questi dati sono stati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Nella media del secondo trimestre il livello della produzione diminuisce dell’1,2% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali per i beni strumentali (+1,5%), i beni intermedi (+0,4%) e l’energia (+0,3%); viceversa, si osserva una flessione marginale per i beni di consumo (-0,1%).

Anche negli altri paesi europei ci sono forti variazioni: in Francia, a giugno, la produzione industriale ha registrato un calo dello 0,9% rispetto al mese precedente. Mentre in Spagna è diminuita dell’1% rispetto al mese precedente e del 3% rispetto all’anno precedente.

I numeri della produzione industriale

Nel complesso, la produzione industriale nei primi sei mesi dell’anno, considerando i dati corretti per gli effetti del calendario, è diminuita del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Durante il primo semestre, si è registrato un calo tendenziale del 2,9% per i beni di consumo e del 9,5% per l’energia, mentre la produzione di beni strumentali è aumentata del 4%.

Tra i beni di consumo, la produzione dei beni durevoli è diminuita del 5,3%, mentre quella dei beni non durevoli è scesa del 2,3%. L’indice destagionalizzato mensile, come spiegato dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), mostra aumenti congiunturali del 1,5% per i beni strumentali, dello 0,4% per i beni intermedi e dello 0,3% per l’energia. Inoltre, si osserva una flessione marginale dello 0,1% per i beni di consumo.

Al netto degli effetti di calendario, a giugno 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali dello 0,8%. Cresce solamente la produzione de beni strumentali (+7,6%) mentre diminuisce quella dei beni di consumo (-2,3%), dei beni intermedi (-4,4%) e in modo più marcato dell’energia (-9,4%). Tra i settori di attività economica la fabbricazione di mezzi di trasporto presenta un’ampia crescita tendenziale (+25,1%), seguono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,8%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+0,4%). Le flessioni maggiori si registrano invece nell’industria del legno, della carta e della stampa (-14,6%), nella fabbricazione di prodotti chimici (-13,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,9%).

I dati in Europa

A giugno, la produzione industriale in Francia ha registrato un calo dello 0,9% rispetto al mese di maggio, risultato peggiore delle previsioni degli economisti. Su base annua, si è verificata una flessione dello 0,3%.

In Spagna, sempre a giugno, la produzione industriale è diminuita dell’1% rispetto al mese precedente e del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Entrambi i dati sono risultati peggiori delle previsioni degli economisti, che si aspettavano un calo meno pronunciato, dello 0,5% su base mensile e dell’1,6% su base annuale.

In Germania, gli ordini dell’industria a giugno hanno invece ottenuto un rialzo del 7%, superando le attese degli economisti, che prevedevano un calo. Questo rappresenta il tasso di crescita più marcato da giugno 2020. Anche se il dato di giugno è stato leggermente rivisto al ribasso, dal +6,4% al +6,2%, il mercato automobilistico tedesco ha continuato il suo rimbalzo a luglio, con una crescita del 18,1% rispetto all’anno precedente, trainato principalmente dai veicoli elettrici e commerciali.

I motivi di questo continuo calo

Dal confronto annuo, è da gennaio 2023 che non si vede il segno più dai dati Istat, quando nel confronto annuo ci fu un aumento del 1,4%. Le ragioni di questo continuo calo, dopo periodi di relativa tranquillità negli scambi, sono diverse. Nei mesi precedenti, la mancanza di crescita economica nei principali mercati di riferimento, come la Germania, ha impattato negativamente sull’industria italiana. La Germania è il primo partner commerciale dell’Italia, e la crisi del suo modello industriale ha influito sul nostro manufacturing, che agisce come fornitore per l’industria tedesca.

Il modello industriale tedesco, basato su accordi privilegiati sul costo dell’energia russa e sull’inversione delle partite correnti con altri Paesi, si è trovato in coma forse irreversibile. Decisioni come la chiusura del nucleare hanno avuto un impatto negativo sulla sua resilienza di fronte a un cambiamento di scenario. La situazione della Germania riflette anche una crisi più ampia nel modello europeo, poiché molti Paesi dell’area dipendono dalla Germania come centro manifatturiero. Questo mese, però, la produzione tedesca è tornata a salire.

Un’altra causa è la questione dei tassi di interesse. In questo momento, molte aziende si stanno concentrando sul contenimento dei costi e sulla gestione oculata delle risorse, piuttosto che sulla mera produzione. Questo atteggiamento è dettato dalla necessità di affrontare la sfida delle difficoltà economiche attuali. Il rischio è che molte di queste imprese, a causa delle difficoltà finanziarie, finiscano nella lista delle aziende “in temporanea difficoltà”. Ciò potrebbe comportare la negazione di ulteriori accessi al credito, rendendo ancor più complessa la gestione finanziaria.

Inoltre, la questione dei tassi di interesse sembra essere influenzata dai nuovi equilibri internazionali che stanno emergendo a seguito dell’accentuarsi dei conflitti diplomatici e commerciali tra le potenze occidentali e quelle orientali. Le tensioni geopolitiche e il rialzo dei prezzi del petrolio e dei trasporti stanno incidendo sui tassi di interesse, rendendo il contesto ancora più incerto per le imprese manifatturiere.