Società

Taxi, il governo ha risolto i problemi? E ora si rischia lo sciopero

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Sono servite 3 ore di riunione ieri a Palazzo Chigi, ma alla fine il governo Meloni ha approvato il decreto Omnibus, l’ultimo atto legislativo emanato dal Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva. Tra i vari contenuti del decreto vi sono argomenti delicati e attuali, uno degli aspetti più controversi riguarda l’incremento delle licenze per i taxi.

Il decreto stabilisce che le grandi città, i capoluoghi e i comuni con aeroporti internazionali possono indire un concorso straordinario per aumentare fino al 20% il numero delle licenze esistenti. Questa opportunità è estesa ai nuovi operatori, seguendo una procedura più snella e rapida rispetto alle normative precedenti. Analoghe semplificazioni riguardano anche le licenze temporanee, che potranno essere prolungate per 24 mesi.

Inoltre, il governo ha raddoppiato l’eco-bonus per l’acquisto dei taxi necessari per ottenere nuove licenze, estendendo benefici simili agli operatori di servizi di noleggio con conducente (NCC). In aggiunta, i veicoli con doppia guida saranno esenti da oneri burocratici al fine di agevolare la gestione dei picchi turistici e semplificare le operazioni per gli operatori.

Nonostante queste misure, nell’ambiente dei tassisti si percepiscono crescenti tensioni, con segnali di possibili scioperi per protestare contro l’aumento delle licenze di taxi.

Omnibus, in arrivo lo sciopero dei taxi?

«Questo decreto così fatto non deve essere convertito in legge. Sciopero generale e mobilitazione sarà la nostra risposta», dichiara Unica Cgil in una nota successiva al tavolo di confronto con i rappresentanti sindacali dei tassisti al Ministero delle imprese e del made in Italy. Il sindacato aggiunge: «Le leggi attualmente in vigore già danno la possibilità ai sindaci di intervenire sul numero di veicoli e di migliorare ed ottimizzare i servizi».

Anche dal mondo dei noleggiatori con conducente (Ncc) arrivano critiche nei confronti del decreto, sostenendo che il riordino delle licenze non sia sufficiente. Luigi Pacilli, presidente di Federnoleggio, afferma:

Dopo l’incontro con Urso ed il decreto asset investimenti che è entrato in vigore oggi, ci sono pochi dubbi: la politica non riesce a capire che, nonostante l’apprezzabile sforzo compiuto per far fronte all’emergenza contingente dovuta alla carenza di taxi, aumentare l’organico dei taxi del 20% non sarà sufficiente, neanche raddoppiandolo. Nel merito, tutti i suggerimenti provenienti dal settore Ncc sono stati ignorati.

Il capo dell’associazione che rappresenta le imprese Ncc Confesercenti contesta l’«assoluta disattenzione verso il settore Ncc».

«Come Ncc siamo costantemente vittime delle decisioni prese dal settore dei taxi», afferma Pacilli. La legge del 2019 non ha tenuto in considerazione i trentuno anni trascorsi dalla precedente legge del 1992, e sembra che l’attuale governo condivida l’idea che la sostenibilità economica del servizio taxi non debba giustificare un protezionismo antiquato nei confronti del settore Ncc. Secondo il presidente, questa situazione rischia di soffocare definitivamente il settore Ncc, nonostante la sentenza non ascoltata della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dello scorso otto giugno. «Per il governo, noi Ncc non rappresentiamo 40mila aziende che generano fatturato, occupazione e offrono un servizio di mobilità eccellente per italiani e turisti: siamo ancora considerati solo coloro che disturbano i tassisti».

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha affermato in conferenza stampa che «ci saranno altri confronti» da qui alla definitiva conversione in legge del decreto-legge e che «il provvedimento potrà essere ulteriormente implementato» (i decreti-legge del governo vanno approvati dal parlamento entro 60 giorni, altrimenti decade la loro efficacia, e nel frattempo possono essere modificati).

Ma resta il nodo della carenza di licenze

Tra le aspettative più alte vi erano le misure previste per affrontare il complesso problema della scarsità di taxi nelle grandi città, argomento di vivaci discussioni negli ultimi mesi. Nonostante le numerose anticipazioni nelle settimane precedenti, il Governo non ha preso decisioni significative in merito alla questione relativa alla carenza di licenze.

La questione della carenza di taxi è legata al fatto che le licenze per esercitare questa professione sono limitate in numero e, da molti anni, i governi evitano di introdurne di nuove nel mercato. I tassisti sono contrari all’idea di rilasciare nuove licenze perché temono che un aumento dell’offerta possa ridurre i loro guadagni e soprattutto diminuire il valore delle licenze in loro possesso. Di solito, le licenze vengono cedute da tassisti esistenti a quelli nuovi, e la loro limitata quantità sul mercato richiede considerevoli investimenti.

Questa situazione è diventata un punto di contesa e ha creato un dibattito acceso, poiché da un lato c’è la necessità di fornire un adeguato servizio di trasporto nelle città, mentre dall’altro si cerca di bilanciare gli interessi dei tassisti che hanno investito nel settore. La mancanza di nuove licenze ha contribuito al fenomeno della carenza di taxi e ha generato tensioni tra i vari attori coinvolti.

Alla fine, l’unico nuovo aspetto concernente i taxi è la disposizione che permette alle città metropolitane, ai capoluoghi di provincia e alle località con aeroporti internazionali di indire gare d’appalto per assegnare nuove licenze, con la possibilità di aumentarle fino al 20% rispetto a quelle già esistenti a livello locale. Questa misura sposta però gran parte delle responsabilità alle amministrazioni locali, che hanno già affrontato notevoli pressioni da parte delle associazioni rappresentanti i tassisti per evitare l’aumento delle licenze.

La carenza di taxi nelle grandi città italiane è stata particolarmente evidente negli ultimi mesi, soprattutto durante l’incremento del flusso turistico estivo.

I problemi dei taxi: dai tempi di attesa ai pagamento elettronico

La scorsa settimana, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha avviato un’indagine nel settore dei taxi a Milano, Roma e Napoli al fine di investigare sulle ragioni alla base dei numerosi disagi segnalati dagli utenti nei mesi recenti. Tra le problematiche riferite figurano i lunghi tempi di attesa, l’utilizzo poco trasparente del tassametro, il malfunzionamento dei dispositivi POS per i pagamenti con bancomat e carte di credito, oltre al generale rifiuto dei pagamenti elettronici.

Le criticità nel settore dei taxi, evidenziate dall’indagine dell’Antitrust e dai disagi riportati dagli utenti, mettono in luce la necessità di affrontare questioni di trasparenza, efficienza e modernizzazione all’interno del settore dei trasporti urbani. Dopo l’annuncio dell’indagine, il governo ha dichiarato tramite un comunicato che avrebbe adottato misure immediate per risolvere il problema, adottando una soluzione improntata all’efficienza e alla trasparenza nei confronti dei cittadini. Tuttavia, dalle nuove misure approvate sembra che al momento non ci saranno cambiamenti significativi.

Altro problema è Uber: la controversia tra l’azienda americana che si propone di fornire un servizio di trasporto privato alternativo a quello tradizionale offerto dai taxi.  i tassisti è stata il motore di molte polemiche negli ultimi mesi. Di fronte alla prospettiva di licenze più facili da ottenere, l’accesso immediato all’opportunità di lavorare come autista e tariffe estremamente competitive, i tassisti hanno reagito duramente a questa concorrenza, etichettandola come sleale in numerose occasioni. Anche se dopo le tensioni dei primi anni, tra i tassisti e Uber ora pare esserci una reciproca tolleranza. 

Altro problema importante è la questione del pagamento elettronico, un sistema poco apprezzato dai tassisti. Quando Roberto Mantovani, un tassista di Bologna noto sui social come RedSox, ha deciso di condividere su Twitter i suoi introiti giornalieri per denunciare l’ampio fenomeno di evasione fiscale tra i suoi colleghi e in risposta ai tassisti che protestano contro l’uso dei pagamenti elettronici (noti come “No Pos”), è stato soggetto a minacce, insulti e diffamazioni provenienti da tassisti in tutto il paese. L’ultimo dato da lui pubblicato risale all’8 luglio, in cui ha dichiarato di aver guadagnato 595 euro lordi in un singolo giorno, una somma che contrasta con la media di guadagno dichiarata dai suoi colleghi, pari a 288 euro a settimana.

Di quei 595 euro, 439 euro sono stati incassati tramite pagamento elettronico (Pos), mentre i rimanenti 156 euro sono stati ricevuti in contanti. RedSox condivide questi dati per dimostrare che la controversia sollevata da molti tassisti contro i pagamenti elettronici è infondata, sottolineando che l’introduzione delle transazioni con carta di credito può portare ad un aumento dei ricavi. Come atto di ritorsione, qualcuno ha danneggiato le gomme della sua auto.