Editoriali

Extraprofitti, tra Governo e Banche danni inaccettabili

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Siamo certi che non si sarebbe potuto fare diversamente? Siamo certi che gli extraprofitti imposti alle banche, ieri, dal governo, non potessero trovare una modalità di applicazione differente da quella trovata? Siamo certi che ora a pagarne le spese non saranno proprio i clienti degli istituti di credito?

Andiamo per ordine e facciamoci due domande:

Le banche eticamente avrebbero dovuto comportarsi in maniera differente rispetto a quanto hanno fatto?

Credo personalmente di sì. Quello che è accaduto per ciò che concerne mutui e tassi d’interesse (in termini di remunerazione dei servizi), avrebbe dovuto indurre a comportamenti più etici e sani nei confronti della clientela.

Del resto, nel contesto mutui, perché pochissimi istituti non hanno fortemente consigliato ai sottoscrittori – quando i tassi erano prossimi allo zero – di scegliere tassi fissi invece che variabili?

Perché oggi, quando a tendere nel lungo periodo ci sarà una normalizzazione dei tassi d’interesse, consigliano tassi fissi (oggi acquistati ai massimi degli ultimi sei o sette anni) quando dovrebbero consigliare fortemente i tassi variabili?

E ancora, un pò come per i prezzi della benzina, perché dopo i forti rialzi dei tassi d’interesse, gli istituti di credito non hanno adeguato anche la remunerazione dei servizi verso la clientela?

Il vantaggio generato dal risalire dei tassi d’interesse è stato, nella stragrande maggioranza dei casi, tutto a vantaggio delle banche stesse. Vantaggio monetizzato e certificato dalle recenti trimestrali d’oro di tutti gli istituti.

Non c’era altra modalità che far perdere in borsa oltre 9 miliardi di capitalizzazione alle banche italiane in un momento congiunturale non facile, abbassandone i livelli patrimoniali e generando perdite importanti nei portafogli di tanti risparmiatori ed investitori italiani e, soprattutto, dando una spallata all’idea di libero e democratico mercato?

Che non si potessero seguire altre strade e che non si siano seguite altre strade lo trovo disdicevole. Anzi, l’atteggiamento tenuto dall’esecutivo sottolinea l’incapacità della politica italiana di governare se stessa ed il Paese, l’incapacità di saper interagire senza strappi così violenti con uno dei sistemi più importanti all’interno di un’economia nazionale, quello finanziario.

Questa voglia assoluta di Moral Suasion, appare fuori luogo. Anacronistica e quasi “tafazziana”. Come si ricucirà lo strappo tra le parti? Uno strappo che oggi appare sempre più grande e profondo e chi ne pagherà le conseguenze?

Vedrete che alla fine ad andarci di mezzo saranno sempre e solo i risparmiatori, le famiglie, la gente comune.

Magari risaliranno i costi dei conti correnti. E pensate che dopo la salassata di extra-gettito da pagare le banche saranno ora disponibili a rivedere le condizioni a favore della clientela? Pazzo chi pensa che accadrà.

E dove porterà il braccio di ferro tra governo e banche? Oltretutto, l’esecutivo sarà in grado di valutare tra banca e banca? Valutare chi ha fatto (ce ne sono) scelte accorte nei confronti della propria clientela e chi non ne ha fatte?

Oggi c’è una ferita aperta. Una ferita che poteva non esistere se solo si fosse usata maggior attenzione.

Ci vorrebbe, come scrivevo ieri, anche la “Borsa dei governi“.

Se le banche hanno perduto il 9% di capitalizzazione, quanto quoterebbe ora l’esecutivo?