Economia

Caldo africano in arrivo. Entro il 2050, ci costerà 10 trilioni di euro

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Dopo una settimana insolitamente fresca torna il caldo sull’Italia. Nel corso degli ultimi giorni le temperature sono state insolitamente fresche: il termometro, infatti, si è fermato al di sotto della media stagionale. Il caldo, però è in agguato: i valori adesso si porteranno un po’ ovunque nella norma. Non ci saranno, comunque, particolari scossoni termici fino a venerdì 11 agosto: il caldo dovrebbe iniziare a farsi sentire nel corso del weekend. Secondo le previsioni del tempo, domenica 13 agosto potrebbe essere sicuramente una giornata calda.

Questo aumento delle temperature, cosa comportano per l’economia? Quali sono i rischi maggiori a cui vanno incontro i paesi stretti nella morsa del caldo.

Caldo, i rischi per l’Italia

Quali sono i rischi a cui può andare incontro un paese come l’Italia quando arrivano queste ondate di caldo? Diverse regioni, con il loro arrivo, sono esposte al rischio siccità, che potrebbe determinare delle conseguenze particolarmente pesanti per il nostro paese. All’Italia, entro il 2050, la siccità potrebbe costare qualcosa come 10 miliardi di euro: l’8,3% del Pil pro capite.

Le varie ondate di caldo che si stanno susseguendo in Europa, con dei modelli di precipitazione mutevoli, stanno, infatti, esponendo diverse regioni alla siccità meteorologica.

Scope, attraverso il Macroeconomic Climate Stress Test (MCST), ha modellato l’esposizione teorica di economie e settori alla siccità e ad altri rischi climatici. Andando ad applicare l’MCST ai paesi dell’UE, le future siccità potrebbero costare un’ipotetica perdita di 32,7 trilioni di euro tra il 2020 e il 2050, pari al 3,3% del PIL totale del blocco.

Nell’Unione europea almeno il 70% delle perdite previste legate alla siccità coinvolgeranno le principali economie: Italia, Spagna, Paesi Bassi, Francia e Germania. Ad essere i meno esposti al rischio siccità, anche se in alcuni casi rientrano tra quelli che ne pagano le maggiori conseguenze, sono i paesi del nord Europa (Germania, Francia e Paesi Bassi). In Italia le ipotetiche perdite legate proprio alla siccità rappresentano il 40% della perdita totale prevista per l’Unione europea e il 43% di quella che è prevista per le economie delle cinque grandi.

I danni economici della siccità

Quanto potrebbe costare all’Italia la siccità? Le stime che prevedono che le continue ondate di caldo potrebbero costare al nostro paese qualcosa come 10 trilioni di euro nel periodo compreso tra il 2020 ed il 2050, un importo che è pari all’8,3% cumulativo del Pil pro capite nello stesso periodo.

Questo danno economico comporterebbe degli oneri aggiuntivi sulla spesa pubblica finanziata dal debito per far fronte ai rischi di siccità. Questa situazione farà aumentare il rapporto debito/PIL dell’Italia e aumentando il costo del rifinanziamento a lungo termine.

Agricoltura: il settore più esposto

A pagare il maggiore dazio al caldo e al rischio siccità è l’agricoltura, le cui perdite cumulative modellate potrebbero essere pari a 1,8 trilioni di euro, che sono pari al 9% delle entrate del settore. Impatto anche per i seguenti settori:

  • prodotti alimentari, bevande e tabacco, con perdite intorno al 6,8%;
  • commercio all’ingrosso, con perdite intorno al 6,7%.

Altri settori economici mostrano perdite collegate con la siccità comprese tra il 4% e il 7% della perdita totale prevista nell’UE.

Le combinazioni paese-settore

L’MCST di Scope fornisce proiezioni dei rischi climatici a livello di paese-settore, coprendo 45 settori economici e 61 paesi e regioni per un totale di 2.745 combinazioni paese-settore. Il MCST ricava il contributo dell’attività economica al rischio totale di siccità del paese da tre fattori:

  • la sensibilità dell’attività economica alle siccità storiche (funzioni di danno a livello di settore sviluppate internamente);
  • l’esposizione del paese a future siccità a seconda dello scenario climatico;
  • il peso dell’attività economica nel PIL pro capite del paese.

I risultati dell’MCST devono essere interpretati tenendo presente che le simulazioni presuppongono che l’adattamento futuro a livello di paese-settore imiti l’adattamento storico, il che sottovalutano il potenziale delle strategie di coping per limitare i rischi di siccità. E il modello non incorpora ulteriori eventi estremi fortemente dipendenti dalla siccità come gli incendi, che possono sottostimare il costo economico dei periodi di caldo estremo e di siccità.