Non è nuovo che Ryanair e Governo italiano si scontrino sulla questione prezzi. Ma l’ultima polemica sembra ancora più accesa di quelle che si sono protratte negli ultimi 15 anni, da quando venne segnalata dall’Antitrust per alcune irregolarità sulle tariffe applicate. L’azienda si è sempre difesa, e ha sempre investito nel paese. Recentemente, la stessa Ryanair ha annunciato nuove rotte interne, soprattutto in Sardegna. Tutte mosse favorevoli all’economia locale, ma che potrebbero venire a meno se il Governo dovesse calmierare i prezzi.
La sottile linea di confine tra calmierato e tariffe congrue è facile da superare, e il danno è sempre assicurato. Come la stessa amministrazione della compagnia aerea irlandese ha voluto precisare, un tetto ai prezzi dei biglietti aerei porterebbe all’azienda a dover tagliare tutte le tratte poco profittevoli. A danno, così, dei viaggiatori, che si ritroveranno comunque delle tariffe alte, ma un servizio scadente e non voluto dall’impresa. Non a caso, la stessa Commissione Europea ha chiesto chiarimenti in merito a questo calmiere che il Mimit vorrebbe introdurre col decreto Asset.
La polemica con Ryanair è ormai al suo 15esimo anno
I problemi con l’Italia e col Governo Italiano e con le autorità nazionali non sono iniziati oggi con la questione del calmiere sui prezzi dei biglietti aerei. Dal 2008 Ryanair è finita 11 volte sotto gli occhi dell’Antitrust, con accuse come pubblicità ingannevole, pratiche scorrette e inottemperanza ai provvedimenti. In 15 anni di richiami e sanzioni, l’azienda n°1 nei voli low-cost è arrivata a oltre 11 milioni di euro di sanzioni complessive. In conferenza stampa, lo stesso ministro delle Imprese Adolfo Urso s’è permesso di ricordare alcune di queste segnalazioni, dall’aver “fornito adeguata informazioni sulle condizioni e i costi di un’offerta“, fino all’aver “ostacolato l’esercizio dei diritti dei consumatori“. Tra le pratiche più criticate da Ryanair, sempre ricorda Urso, l’aver “ridotto del 65% lo spazio per il bagaglio a mano compreso nella tariffa standard: una scelta non giustificata da esigenze di sicurezza.”.
Ad aggiungere altro fiele anche il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani. Stando a quanto riportato dal Sole24Ore, il governatore siciliano accusa Ryanair di star monopolizzando il mercato dei voli, arrivando a “vessare la popolazione con prezzi esorbitanti“. La stessa Antitrust segnala come durante le festività di dicembre i voli Ryanair avessero tariffe tra i 200 e i 300 euro superiori a quelli applicati dopo le feste natalizie. A titolo d’esempio un volo Milano-Palermo era passato da 255 euro (23 dicembre) a 9 euro (dopo l’Epifania). Nel caso dell’estate 2023, secondo i dati di Federconsumatori, si arriva ad un rincaro complessivo del 70% sulla media abituale, e con aumenti per la settimana di Ferragosto anche del 41% per le sole low cost. E questo nonostante stiano cominciando a ridursi i prezzi dei biglietti.
Scontro con le associazioni: mercato libero o speculazione?
Nella lunga storia polemica tra Ryanair e Autorità, entrano in gioco anche le associazioni. La posizione “dominante” di Ryanair non è ben vista da associazioni come Assoutenti, Italia-Rimborso, Unione Nazionale Consumatori, ed enti come l’ENAC (Ente nazionale per l’aviazione civile). Precedentemente il CEO di Ryanair aveva giudicato l’operazione del Governo “illegale“, perché metterebbe in crisi le tratte, preferendo così collegare con le località non calmierate, secondo le leggi del mercato libero. E così anche l’idea dell’esistenza di un algoritmo per profilare i clienti. “Chi lo pensa forse guarda un po’ troppo Netflix e non sa come funziona il mondo reale“, ha commentato così l’ad di Ryanair.
Sono affermazioni che sono state ampiamente criticare dalle associazioni. Secondo l’intervista riportata da Repubblica, Assoutenti le ha trovate “folli”, perché andrebbero a negare tutto, dal caro voli sulle tratte siciliane all’esistenza di tale algoritmo, “che danneggia gli interessi dei consumatori“. Secondo quanto riportato dal Mattino, Italia-Rimborso si scaglia contro Ryanair per la questione dei disservizi, assurdi con tariffe così alte. “A luglio, i disservizi sono stati oltre 500 (120 in più rispetto a un anno fa). Voli cancellati e in ritardo per cui i passeggeri possono ottenere la compensazione pecuniaria. Il 70% di questi disservizi provengono da compagnie aeree nate come low cost.”, segnala il presidente di Italia-Rimborso Felice D’Angelo. Nel caos dei rincari, a mettere il punto su una possibile speculazione è Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “I prezzi per il trasporto dei passeggeri sono in aumento del 110,8% […] se un volo costava 100 euro a luglio 2021, ora ne costa 260“. E per ultimo, Pierluigi Di Palma, numero uno dell’Ente nazionale per l’aviazione civile, valuta l’ipotesi che Ryanair, messa sotto pressione dal calmiere governativo, decida di uscire dal mercato. Uno scenario impossibile, “il mercato italiano è appetibile e la società non lo lascerà, ma anche se lo farà ci saranno altri operatori che entreranno“. O forse no?
Il rischio dell’abbandono di Ryanair
Se il decreto Asset dovesse passare le Camere, e portare all’introduzione di un calmiere dei prezzi aerei per contrastare il caro voli, Ryanair potrebbe puntare non solo a preferire altre tratte, ma anche a tagliare quelle odierne. Lo stesso ad di Ryanair minaccia di tagliare “le frequenze dalle isole verso il continente“. Le stesse su cui l’azienda irlandese ha investito enormemente negli ultimi 25 anni, “con un investimento di circa 10 miliardi di dollari con 92 aeromobili basati su oltre 40mila posti di lavoro […] trasportando oltre 56 milioni di passeggeri da e per gli aeroporti italiani solo quest’anno“.
Difficilmente Ryanair arriverebbe a tagliare i ponti col Governo. Anzi, dopo le dichiarazioni del CEO, l’azienda è voluta venire incontro proponendo di portare “altri 2 milioni di passeggeri in Sardegna e 3 milioni in Sicilia“. Ma il Governo deve sostenere le sue iniziative per la riduzione dei costi, e non mettere al varo un calmiere. Iniziative a cui il ministro Urso sembra interessato, infatti s’è reso subito disponibile a incontrare anche le altre compagnie aeree “per capire se il provvedimento può essere migliorato in corso di conversione parlamentare”. Anche perché la Commissione Europea ha chiesto delle spiegazioni in merito al contenuto del Decreto Asset, per capire se, come asserisce l’ad di Ryanair, violi o meno il Regolamento Europeo.