Economia

Ricchezza globale, +38% nei prossimi cinque anni. E in Italia?

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Ricchezza, disparità, futuro dell’economia. Sono i tre punti su cui si gioca il destino dell’Italia e dell’Europa, soprattutto negli ultimi 3 anni tra Covid e crisi monetarie ed energetiche. Se da una parte le prospettive sono rosee, a giudicare l’ultimo report di UBS e Credit Suisse sul potenziale economico nel mondo, è innegabile come la ricchezza si sia ridotta in maniera diffusa, soprattutto nelle economie che più sono rimaste esposte ai cataclismi dell’ultimo triennio.

Ma anche se la disparità tra Europa e Italia è accresciuta, ci sono ancora degli ottimi margini per rimettere in ordine la situazione. Lo stesso report restituisce una situazione nazionale non così depressa come si potrebbe immaginare, specie a confronto con Spagna e Grecia. Ma serviranno molti sacrifici e politiche molto oculate per riportare la ricchezza in Italia a livelli soddisfacenti.

Una perdita della ricchezza globale, soprattutto per Italia ed Europa

Da un punto di vista globale, UBS e Credit Suisse nel nuovo Global Wealth Report 2023 parlano di un potenziale della ricchezza globale che potrebbe aumentare del 38% nei prossimi cinque anni. Ma al momento bisogna intanto curare le ferite. Negli ultimi anni la perdita della ricchezza è stata stimata in 10,9 trilioni di dollari, tra Stati Uniti ed Europa. Cinque volte sopra quella registrata in Asia-Pacifico: se la Cina perde punti, l’India recupera. Così come gli Stati Uniti sono in testa nelle perdite, la Russia è in vantaggio (almeno prima della guerra e del nuovo tasso di interesse emesso dalla loro Banca Centrale).

In Europa a perdere ricchezza sono state in particolare Grecia, Italia e Spagna, con un tasso medio del 9,8%. L’Europa invece ha registrato un tasso di 3,4%. E per quanto nel biennio 2021-2022 c’è stato un significativo recupero, per l’Italia potrebbe non essere sufficiente a seguito dell’andamento pericoloso del debito pubblico, che è balzato dal 129,6% al 162,6% durante la pandemia. Ora sta rientrando, e si trova al 144,7%, ma deve accelerare il prima possibile prima che risulti ingestibile.

A preoccupare è anche la tendenza al risparmio: una mossa protettiva, quasi un “meccanismo di difesa” per le famiglie. In Italia è balzato al 17,4% in rapporto al PIL nel 2020 dal 10% del 2019, mentre in Spagna è passato dall’8,3% al 15%. Meccanismo che può contribuire all’inflazione, e all’impoverimento. Infatti, col calo dei risparmi (dal 14,4% all’8,6% nel 2022) s’è seguito anche un calo della crescita della ricchezza, passando dal 4,9% annuo nel 2020 al 2,4% nel 2022.

Infatti la ricchezza per adulto è di 221,370 dollari, rispetto ai 105,724 della Grecia e i 224.209 della Spagna. Aumentata del 2,8%, sì, ma con le svalutazioni degli ultimi anni se in dollari l’Italia registra un calo del 6,1%, se in euro dello 0,3%. E questo non aiuta di certo le attività finanziarie e non, soprattutto quelle investite negli anni pre e post-pandemia.

Il futuro delle attività finanziarie nei prossimi 5 anni

Sul piano finanziario, tutti i Paesi hanno subìto delle forti ripercussioni, soprattutto Grecia, Italia e Spagna. Partiamo con l’assunto che la quota di attività finanziarie nella ricchezza lorda è diminuita gradualmente dal 2000 al 2008-2010 in questi paesi. E che solo dal 2022, la composizione complessiva della ricchezza era tornata rilevante per tutti e tre gli Stati. Tra le tre, l’Italia è quella che predilige di più le attività finanziarie: è l’unica tra le tre ad avere un capitale medio superiore ai 100.000 dollari. Di contro, è seconda sul campo delle attività non finanziarie, con Spagna in testa. Ma si registra comunque un calo. Il 37,6% del patrimonio lordo era in attività finanziarie nel 2000, e 36,3% nel 2021, e col calo del 2022 è ora a 35,3%.

Ma nonostante questi problemi di ricchezza tra l’Italia e l’Europa, ci sono delle ottime prospettive per il futuro. Secondo le proiezioni del rapporto, la ricchezza globale aumenterà del 38% nei prossimi cinque anni, raggiungendo la cifra record di 629 trilioni di dollari entro il 2027. La crescita dei Paesi a medio reddito sarà il principale motore delle tendenze globali. L’essenziale è che la situazione relativa a inflazione, tassi di interesse e di cambio si risvolta, come precisa lo stesso Anthony Shorrocks, economista e autore del rapporto:

“Gran parte del calo della ricchezza nel 2022 è stato determinato dall’alta inflazione e dall’apprezzamento del dollaro statunitense rispetto a molte altre valute. Se i tassi di cambio fossero stati mantenuti costanti a quelli del 2021, la ricchezza totale sarebbe aumentata del 3,4% e quella per adulto del 2,2% nel 2022. Si tratta comunque dell’aumento più lento della ricchezza a tassi di cambio costanti dal 2008. Mantenendo costanti i tassi di cambio, ma tenendo conto degli effetti dell’inflazione, si ottiene una perdita di ricchezza reale del -2,6% nel 2022. Allo stesso modo, le attività finanziarie hanno contribuito maggiormente al calo della ricchezza, mentre quelle non finanziarie (soprattutto real estate) hanno mantenuto una certa resistenza, nonostante il rapido aumento dei tassi di interesse. Tuttavia, il contributo relativo delle attività finanziarie e non finanziarie potrebbe invertirsi nel 2023, se i prezzi delle case dovessero diminuire in risposta all’aumento dei tassi d’interesse”.

Disparità Italia-Europa in aumento tra post-Covid e crisi

Inevitabile col calo della ricchezza tra Italia ed Europa anche un aumento della disparità, del gap tra ricchi e poveri. A livello globale si registra l’opposto, con la quota di ricchezza dell’1% di popolazione più ricca del mondo scesa al 44,5%. E con un numero di milionari passato a 59,4 milioni di persone (una perdita del 6%), che però dovrebbe tornare a crescere fino a 86 milioni entro il 2027.

In Europa è completamente diverso. Ricordiamo che per calcolare la disparità di ricchezza all’interno di un paese si utilizza il Coefficiente di Gini: più è alto, più c’è disparità economica. Nei paesi del Nord, come Francia, Germania e Regno Unito, il coefficiente di Gini nel 2022 era 68,1 e la quota dell’1% più ricco era il 23,5%. Prima erano 73,2 e 25,0%. In Italia, Spagna e Grecia invece c’è stato un aumento, passando dalla media di 63,0 nell’anno 2000 a 68,1 nel 2022. Per non parlare del numero di milionari che ci sono oggi in Italia. Diversamente, il Gini è leggermente sceso in Grecia da 69,2 a 68,1 nello stesso intervallo. A conti fatti, la disuguaglianza è diminuita dal 2000 al periodo 2008-2010, ma poi è risalita fino al 2021.