Economia

Figli sì, figli no? Dipende dai nonni (e dalla loro pensione)

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Si va in pensione sempre più tardi. E questo ha un effetto collaterale: calano i tassi di fecondità, definito come il numero medio di figli per donna in età feconda. Un fenomeno che contribuisce, dunque, al calo delle nascite.

Ad essere condizionati da questo particolare effetto collaterale sono principalmente i paesi del Sud Europa, dove si registrano le maggiori lacune sul fronte delle politiche e dei servizi all’infanzia. In questi paesi le giovani coppie si affidano ai nonni per mettere su famiglia.

Questa particolare situazione emerge da un paper della Bankitalia, nel quale viene sottolineato che le riforme previdenziali, che sono state varate nel corso degli ultimi decenni in Europa – e che sono servite per contenere la spesa pubblica -, hanno avuto un forte impatto sulla crescita demografica.

Ad essere condizionati da questo rapporto tra pensione e tasso di natalità sono principalmente i paesi dell’area mediterranea. Non viene pressoché registrato nei paesi dell’Europa Continentale e nei paesi del Nord Europa.

In questi casi le politiche del welfare sono molto più efficaci e i servizi – tra i quali rientrano gli asili nido – sono diffusi e pesano di meno sulle tasche delle giovani famiglie.

L’età della pensione condiziona la bassa natalità

Sicuramente una delle maggiori sfide che l’Italia e i paesi del Sud Europa devono affrontare è legato alla bassa natalità. Attualmente i tassi di fecondità sono al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 figli per donna in età fertile. L’Italia e la Spagna sono bloccati ad un regime di fertilità minima, con meno di 1,3 figli per donna.

La bassa fertilità, insieme ai recenti aumenti dell’aspettativa di vita, risulta essere una delle principali cause dell’invecchiamento della popolazione. E costituisce, inoltre, una delle potenziali minacce alla sostenibilità del welfare state, almeno per come lo conosciamo oggi.

Nel corso degli ultimi trent’anni molti paesi europei hanno approvato delle riforme, che hanno aumentato l’età minima nella quale andare in pensione. Allungando l’età lavorativa, però, queste riforme hanno avuto un effetto negativo sull’intenzione di mettere al mondo dei figli da parte dei più giovani. In altre parole i figli adulti attendono fino a quando i loro genitori vanno in pensione per avere un bambino.

A sua volta, questo rinvio delle nascite, influenza la fertilità completa, dato che, nonostante i recenti miglioramenti scientifici, la vita riproduttiva è ancora limitata da fattori biologici.

L’importanza dell’aiuto dei genitori

Il paper redatto da Bankitalia mette in evidenza che l’aiuto dei genitori risulta essere più importante nei paesi dove le politiche di welfare pubblico sono meno generose. E dove è più costoso mandare i figli all’asilo nido. L’aiuto della famiglia risulta essere più importante laddove i legami tra parenti sono più stretti, come avviene nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Non gioca, invece, un ruolo significativo nel resto dell’Europa.

Quali sono le conseguenze di questa situazione? L’aumento dell’età della pensione potrebbe avere conseguenze indesiderate sui tassi di fertilità nell’Europa meridionale attraverso un effetto sui tempi della fecondità.

Il ruolo dei nonni in pensione

A delineare quanto sia importante il ruolo dei nonni in pensione ci ha pensato direttamente l’Istat, che ha messo in evidenza che nei rapporti tra i nonni ed i nipoti gioca un ruolo molto importante la sfera dell’accudimento. Partiamo dai numeri: almeno il 61,3% dei nonni ha un nipote non coabitante.

Nella maggior parte dei casi sono proprio i nonni a prendersi cura dei bambini in questa fascia di età, che hanno ancora la necessità della cura di un adulto. La disponibilità dei nonni c’è sempre, con sistematicità, non solo nei momenti di emergenza. Un terzo dei nonni si prende cura dei nipoti, mentre i genitori sono al lavoro. Tre su dieci offrono il loro supporto per eventuali impegni occasionali dei figli. Nei momenti di emergenza si attiva almeno un quarto dei nonni.

Le nonne sono coinvolte in misura superiore rispetto ai nonni nelle varie occasioni di accudimento e, questo vale in generale, per i nonni più giovani (fino a 69 anni). A confermare le considerazioni del paper di Bankitalia è direttamente l’Istat, che sottolinea come

La disponibilità dei nonni nel prendersi cura dei nipoti dipende molto dal fatto che siano ancora occupati o meno. La quota di coloro che non se ne prende mai cura sale al 18 per cento tra chi lavora: questi nonni si prendono cura dei nipoti solo in casi eccezionali, il 15,4 per cento durante le vacanze e il 14,9 per cento quando i genitori vogliono uscire.