Cina, big tech vs immobiliare. Huawei si butta sui chip e Xiaomi sulle auto elettriche
Se in Cina si intensifica la crisi immobiliare cinese, con il fallimento di Evergrande e i debiti milionari di County Garden, c’è un settore dove il paese continua ad andare forte e progettare investimenti miliardari. Come i chip, con Huawei che secondo Bloomberg starebbe costruendo segretamente una rete di impianti per la produzione di microchip, eludendo le sanzioni Usa sulle forniture tech, progettata con finanziamenti statali cinesi a Huawei di oltre 30 miliardi, accendendo riflettori sul crescente scontro tra il gigante delle telecomunicazioni e gli Stati Uniti.
Ma questa non è la sola situazione rilevante; anche nel settore elettrico la Cina non conosce crisi. Xiaomi, terzo maggior venditore di smartphone globalmente, ha ricevuto il via libera dalla National Development and Reform Commission (Ndrc) cinese per intraprendere la produzione di auto elettriche entro il primo semestre del 2024. Questa autorizzazione segna un passo significativo nell’obiettivo della società di entrare nel settore automobilistico. La Ndrc, che sovraintende agli investimenti e alla capacità produttiva dell’industria automobilistica in Cina, ha concesso l’approvazione a Xiaomi, società tech con sede a Pechino, tre settimane fa. Xiaomi nel marzo 2021 si era impegnata a investire 10 miliardi di dollari nel settore automobilistico.
Huawei ritorna nel settore dei chip, i timori degli Stati Uniti
A inizio anno si era parlato a lungo di un possibile ritorno di Huawei nel business dei chip, che un tempo progettava in casa attraverso la controllata HiSilicon e le fonderie, spesso, di TSMC, il più grande produttore indipendente di semiconduttori al mondo. Il ban degli USA ha però cambiato tutto, e di chip, HiSilicon, quasi non ne realizza più. Secondo Bloomberg, però, i piani sono cambiati.
Huawei starebbe quindi costruendo una rete segreta per i chip con una serie di fabbriche “ombra” in Cina con le quali potrebbe aggirare le sanzioni americane e alimentare le ambizioni tecnologiche del Paese, con Huawei che avrebbe ricevuto 30 miliardi di dollari in fondi statali dal governo e dalla città di Shenzhen. In programma ci sono in totale investimenti che supereranno i 100 miliardi di dollari entro il 2030 in Cina, destinati ad almeno ventitré impianti. Questo massiccio piano suscita preoccupazioni negli Stati Uniti poiché potrebbe conferire alla Cina un ruolo predominante in un settore di importanza strategica. Il gruppo ha ampliato la propria presenza con l’acquisizione di almeno tre nuovi impianti, da aggiungere ai già esistenti due. Nonostante ciò, la compagnia non ha fornito risposte chiare alle richieste di chiarimento avanzate dal sito americano Bloomberg.
Nel 2019, il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha inserito Huawei nella propria lista nera, proibendole di intrattenere relazioni commerciali con aziende americane. Tuttavia, nel caso in cui le aziende cinesi dovessero espandersi attraverso entità fittizie o altre società senza rivelare il proprio coinvolgimento, come afferma l’associazione americana, il gigante cinese potrebbe trovare un modo per eludere le restrizioni e danneggiare i produttori di semiconduttori statunitensi. Il dipartimento del Commercio ha reso noto di sorvegliare attentamente la situazione e di essere pronto ad adottare misure necessarie.
Numerose aziende cinesi sono sotto attenta osservazione, tra cui la Fujian Jinhua Integrated Circuit Co. e la Pengxinwei Ic Manufacturing Co. Il dipartimento ha spiegato che non sorprende il fatto che queste aziende cerchino finanziamenti statali per sviluppare tecnologie all’interno del mercato interno, considerate le restrizioni a cui sono soggette. Tuttavia, l’ente continuerà a eseguire controlli e prenderà azioni appropriate per garantire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
E la Cina autorizza Xiaomi a produrre macchine elettriche
Ma dal settore tecnologico non è tutto. Xiaomi ha ottenuto l’autorizzazione dall’agenzia governativa cinese per intraprendere la produzione di automobili elettriche. La società cinese multinazionale ha ricevuto il via libera dalla National Development and Reform Commission per avviare l’operatività nella produzione di veicoli a energia nuova (NEV). A marzo, Xiaomi aveva annunciato la sua incursione nel settore delle auto elettriche, destinando un investimento iniziale di 10 miliardi di yuan (circa 1,3 miliardi di euro) e pianificando di investire ulteriori 100 miliardi di yuan (circa 13 miliardi di euro) nei prossimi 10 anni. Inoltre, l’azienda aveva creato una nuova controllata al 100%, denominata Xiaomi EV Inc., per sovrintendere al suo progetto automobilistico.
Xiaomi ha espresso l’intenzione di applicare le sue competenze nel campo dell’intelligenza artificiale, dell’internet delle cose e del software per sviluppare veicoli elettrici intelligenti e connessi, mirando a offrire un’esperienza utente di alta qualità. La società ha dichiarato di avere l’intenzione di comprendere le esigenze e le preferenze dei propri clienti, allo scopo di realizzare automobili che rispecchino le aspettative degli utenti.
L’ingresso di Xiaomi nell’arena automobilistica si allinea con l’approccio di altre aziende tecnologiche cinesi, tra cui sempre Huawei, Baidu, Alibaba e Tencent. Queste società mirano a sfidare i protagonisti del mercato, come Tesla, Nio, Xpeng e Li Auto, sfruttando le proprie competenze digitali e la capacità di innovazione. L’obiettivo di Xiaomi è lanciare il suo primo modello di auto elettrica entro il 2024 e raggiungere una capacità produttiva annua di 900.000 unità entro il 2030.