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Gas naturale nell’occhio del ciclone. Come difendersi dalla volatilità

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Nell’ultimo periodo è tornato protagonista in Borsa il gas naturale TTF, il benchmark europeo. Ieri il prezzo del future con scadenza settembre della materia prima è balzato del 10,5% superando i 38 euro per megawattora favorito dal rischio di possibili scioperi negli impianti di GNL in Australia di proprietà di Chevron.

Cosa è successo?

I sindacati hanno comunicato che lo sciopero negli stabilimenti Gorgon e Wheatstone inizierà il 7 settembre se non verrà raggiunto un accordo con la Chevron sulla retribuzione e sulle condizioni di lavoro. Gli scioperi potrebbero non incidere immediatamente sulla produzione, ma un’azione prolungata aumenta il rischio di interruzione. Aumenta così la pressione sui negoziati, mettendo a rischio la fornitura energetica globale. Lo sciopero metterebbe a rischio circa il 7% dell’offerta mondiale di GNL secondo i calcoli Bloomberg.

Il rischio dello sciopero ha scosso il mercato globale del gas, con il timore che le interruzioni possano innescare guerre di offerte tra Europa e Asia per riempire gli stoccaggi. Tutto questo avviene dopo che la scorsa settimana Woodside Energy Group ha dichiarato di aver raggiunto una svolta con i sindacati nel vicino impianto GNL di North West Shelf e che non sarebbe stato emesso alcun avviso di azione sindacale mentre le parti finalizzavano l’accordo.

Possibili segnali positivi

Anche se non è chiaro se Chevron sarà in grado di concludere un accordo simile ed evitare scioperi, ciò potrebbe alleviare l’impatto complessivo delle potenziali interruzioni nella produzione australiana.

Anche i flussi dalla Norvegia, uno dei principali paesi esportatori, sono in aumento. Sebbene rimangano ancora al di sotto della media poiché alcune delle strutture più grandi del Paese sono in fase di manutenzione, i segnali di un graduale ritorno di tali forniture potrebbero fornire rassicurazione in vista della prossima stagione invernale.

Oggi i futures del gas TTF con scadenza settembre segnano un calo di oltre il 4% a 36,7 euro per megawattora. I prezzi hanno oscillato nelle ultime settimane, segno che l’Europa rimane vulnerabile alle interruzioni delle forniture globali dopo essere stata colpita l’anno scorso dalla peggiore crisi energetica degli ultimi decenni.

Cosa pensano gli esperti

Secondo Bloomberg, “Il problema per l’industria non è solo che i prezzi attuali sono molto più alti rispetto a prima che la Russia invadesse l’Ucraina. Il vero problema è che le aziende sanno che qualsiasi problema di fornitura, reale o percepito, innescherebbe un rally dei prezzi, perché anche con le scorte quasi piene, l’Europa ha bisogno di tutto il gas possibile per superare l’inverno. Il settore manifatturiero rimane il segmento di consumo di riferimento per trovare ulteriore distruzione della domanda. Ecco perché così tanti amministratori delegati sono riluttanti a ripristinare la capacità produttiva, temendo di riattivare un impianto solo per ritrovarsi nuovamente sorpresi dai prezzi più alti”.

L’equilibrio tra domanda e offerta di gas in Europa rimane precario. “Solo una domanda industriale estremamente debole riequilibra il sistema. Le abbondanti scorte aiutano, ma anche con quelle, l’Europa non riuscirebbe a superare l’inverno se tutta la domanda di gas industriale tornasse ai livelli pre-crisi. Pertanto, il prezzo da pagare per evitare la crisi energetica è una profonda recessione nel settore manifatturiero e una perdita a lungo termine della crescita economica” concludono gli analisti di Bloomberg.

Materie prime e volatilità, come gestirla nel trading

Il prezzo del gas naturale TTF ha subito forte variazioni negli ultimi due anni. Dai 34 euro di fine 2021 in poco tempo è arrivato a superare i 300 euro il 26 agosto dello scorso anno. Da qui è poi partita una violenta correzione che ha portato la commodity sui livelli attuali. La variazione dei prezzi sul mercato nel corso del tempo si chiama volatilità ed è sempre un elemento da considerare quando si fa trading. Le materie prime (come ad esempio il petrolio, il gas naturale, l’oro e il grano) sono infatti soggette a una serie di fattori che possono influenzare i loro prezzi, come l’offerta e la domanda, eventi geopolitici, condizioni meteorologiche e fluttuazioni valutarie.

Un trader può gestire la volatilità delle materie prime attraverso diverse strategie come l’analisi fondamentale per valutare i fattori che influenzano l’offerta e la domanda di una materia prima. Oppure l’analisi tecnica che aiuta a identificare i livelli chiave di supporto e resistenza nel grafico dei prezzi di una commodity. Un trader può mitigare il rischio associato alla volatilità delle materie prime attraverso la diversificazione del portafoglio. Investendo in una varietà di materie prime o asset correlati, come azioni di società nel settore delle materie prime, è possibile ridurre l’impatto di una singola possibile fluttuazione di prezzo. Infine, è importante tenere presente che la volatilità offre sia opportunità di guadagno che di perdita. Quindi è necessario essere preparati e consapevoli dei rischi associati a questo tipo di trading. In tal senso, un trader dovrebbe stabilire il proprio limite di rischio e utilizzare una corretta dimensione delle posizioni e degli stop-loss.