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Granchio blu, ristori in arrivo ma insufficienti per i pescatori. E il Governo cerca soluzioni

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In Italia c’è una crescente preoccupazione a causa dell’incremento significativo del granchio blu (Callinectes sapidus), una specie aliena e invasiva che sta causando gravi danni alla produzione ittica, in particolare nelle regioni dell’Emilia Romagna e del Veneto. Questa situazione ha portato il Governo a dichiarare uno stato di emergenza, con l’adozione del recente Decreto Omnibus che stanzia 2,9 milioni di euro per sostenere i costi associati, giudicati però dai pescatori come insufficienti.

In arrivo i ristori, ma per i pescatori non bastano

La procedura per la liquidazione dei ristori destinati a imprese, cooperative e consorzi danneggiati dal granchio blu dovrebbe essere avviata a partire dal 16 ottobre e si estenderà per l’intero mese di novembre. Non è previsto un “click day”, quindi i fondi messi a disposizione saranno erogati esclusivamente dalla Direzione pesca in base alle fatture presentate.

Ma i 2,9 milioni di euro stanziati per affrontare i danni causati dal granchio blu sono stati ritenuti “largamente insufficienti” dall’Alleanza delle Cooperative italiane della pesca, che ha partecipato a una riunione presso il Ministero dell’Agricoltura, dove è stato presentato uno schema di provvedimento per gestire l’emergenza. I pescatori e gli agricoltori stanno chiedendo la dichiarazione dello stato di emergenza, un passo necessario per fornire sostegno alle imprese attraverso misure come mutui agevolati, esenzioni fiscali e canoni, ma anche per permettere la cattura del granchio blu con attrezzi adeguati, che normalmente non sono coperti dai rimborsi per i costi sostenuti dalle imprese. L’Alleanza ha sottolineato che sarà necessario un approccio straordinario e deroghe alle norme vigenti, con l’approvazione di Bruxelles.

La situazione è considerata grave dai pescatori poiché le scorte di vongole e cozze, prede preferite dal granchio blu, stanno esaurendosi e la produzione si fermerà a partire da novembre. Una situazione che mette a rischio le produzioni dei prossimi tre anni e anche i posti di lavoro nel settore dell’itticoltura. Ci sono preoccupazioni riguardo al supporto per il lavoro e i lavoratori, con l’accento sul fatto che il settore della pesca non ha ammortizzatori sociali adeguati. Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, che guida una delle regioni più colpite dall’invasione dei granchi blu,

Lo stato d’emergenza aiuterebbe i nostri pescatori, visto che il 40% delle vongole a livello nazionale è prodotto dal Veneto, 52mila quintali, e l’80% verrà divorato dal granchio blu. Per ora noi è un dramma, come per l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia, per questo chiedo al governo che dichiari lo stato d’emergenza

I danni che fa il granchio blu alla biodiversità e l’ecosistema

Inizialmente, l’arrivo del granchio blu non sembrava suscitare forti preoccupazioni nella popolazione, ed è stato rapidamente introdotto sul mercato italiano come una prelibatezza, venduta a 20 euro al chilo. Tuttavia, la situazione si è poi rivelata problematica a causa dei danni che sta causando delle implicazioni ambientali associate alla presenza di questa specie aliena nelle acque italiane. Questa specie è diventata invasiva principalmente a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento delle acque, che hanno creato condizioni più favorevoli per la sua sopravvivenza e proliferazione in ambienti precedentemente non idonei. Questo predatore si nutre principalmente di gasteropodi e bivalvi (costituendo il 30-40% della sua dieta), crostacei (15-20%) e in misura minore di piccoli pesci, vermi e meduse, con la possibilità occasionale di cibarsi di materiale vegetale e rifiuti. Ma non solo; in una nota, Coldiretti afferma che:

Oltre a minacciare la biodiversità e l’ecosistema marino, il granchio blu danneggia anche le attrezzature di pesca, addirittura tagliando le reti con le sue potenti chele affilate. La sua invasione sta causando gravi problemi sia dal punto di vista ambientale che economico.

Tra gli effetti negativi della presenza del granchio blu, va evidenziato l’impatto sulla flora algale di cui può nutrirsi, oltre ai danni inflitti alle attività di pesca e produzione. Nell’ambito della pesca, si registrano danni agli attrezzi come reti e nasse, oltre alla cattura accidentale rimasta intrappolata negli strumenti. Per quanto riguarda gli allevamenti ittici, la voracità del granchio blu porta a una diminuzione della disponibilità di risorse alimentari necessarie per lo sviluppo delle specie ittiche, causando una riduzione della produzione di novellame. Una minaccia quindi per la sopravvivenza della pesca italiana dove, sempre per Coldiretti, nello spazio di un trentennio sono già scomparsi il 33% delle imprese e ben 18.000 posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità.

E una start-up ne esporta 16 tonnellate verso gli Stati Uniti

Poiché il granchio blu è una specie aliena invasiva con una notevole capacità riproduttiva (una femmina può produrre fino a 2 milioni di uova all’anno), il Governo sta concentrando i propri sforzi sulla gestione del problema attraverso la sua valorizzazione culinaria e la commercializzazione. Recentemente, è stato avviato il primo carico di prodotto semi-lavorato in sughi o polpa inscatolati verso gli Stati Uniti, con un peso di 16 tonnellate, da parte di Mariscadoras, una start-up riminese composta interamente da donne, fondata nel 2021 con l’obiettivo di creare un mercato per le specie aliene.

Come sottolineato dal sottosegretario all’agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, la priorità del Governo è ora quella di trasformare questa emergenza in una risorsa economica. Inoltre, non è escluso l’utilizzo del granchio blu in ambito farmaceutico o mangimistico. Ci sono state discussioni e contatti con Assalzoo, l’Associazione di riferimento che rappresenta l’80% dell’industria mangimistica italiana, che hanno espresso interesse per questa possibilità.