Economia

Giovani, quali sono le loro condizioni di lavoro in Italia?

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Molti dicono che i giovani in Italia non hanno più voglia di lavorare. Ma pochi si chiedono quanti lavorino e in quali condizioni. Analizziamo le condizioni occupazionali e la situazione di disoccupati e NEET.

I giovani occupati

Innanzitutto, bisogna segnalare che in Italia lavora una percentuale inferiore di giovani di 15-24 anni rispetto alla media europea (28% contro il 43,6%, stando ai dati di Eurostat), per cui nel nostro paese le possibilità lavorative per i giovani sono inferiori.

I laureati in Italia sono merce rara (sono solo il 20% di popolazione in età lavorativa contro una media Ocse del 41%), ma sono ancora poco valorizzati dalle imprese in termini di stipendio: secondo i dati di Almalaurea e Almadiploma, la retribuzione netta è pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello, e a 1.366 euro per quelli di secondo livello e a 938 euro per i diplomati. Ciononostante, il pezzo di carta conviene perché il divario tra la percentuale di laureati italiani e di europei con un impiego è del 4,6%, mentre nel caso dei diplomati è del 6,2%.

A livello contrattuale, i dati Almalaurea dicono che, a 3 o 5 anni dal titolo, più di metà dei laureati non è assunto con contratto a tempo indeterminato. Nel caso dei diplomati, la percentuale è attorno all’80%. Una flessibilità scaricata sui più giovani e non compensata da forme di tutela occupazionale e reddituale.

Infine, i giovani occupati soffrono i problemi di overskilling / underskilling (competenze superiori/inferiori a quelle della mansione svolta); overeducation / undereducation (titolo di studio superiore/inferiore a quello richiesto dal lavoro svolto); mismatch educativo (mancanza di coerenza tra titolo di studio e lavoro svolto).

I giovani disoccupati

In Italia la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni è pari al 18%, decisamente superiore alla media europea dell’11,3% (fonte: Eurostat; dati relativi al 2021). Particolarmente grave la situazione nel sud Italia: in Campania, Sicilia e Calabria il tasso è infatti superiore al 30%.

In Italia, storicamente abbiamo una quota maggiore rispetto all’Europa di disoccupati sotto i 25 anni, come mostra il grafico sotto.

Inoltre, nel nostro paese i giovani sono quasi tre volte più penalizzati rispetto agli adulti, visto che il loro tasso di disoccupazione è più del doppio di quello del resto della popolazione in età lavorativa, dove è pari al 9,5%. Uno svantaggio persiste al di là del ciclo economico. De resto, uno studio di McKinsey & Company ha stimato che la disoccupazione giovanile è dovuta per il 60% al ciclo economico, mentre per il 40% è strutturale e riconducibile a un disallineamento tra il mondo del lavoro e quello della scuola.

I NEET

NEET è l’acronimo che identifica i giovani di 15-34 anni “Neither in Employment, Nor in Education or Training”, ossia che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo corsi di formazione.

Secondo i dati Eurostat relativi al 2022, tra i giovani italiani di età compresa tra i quindici e i ventinove anni il 19% è NEET: quasi il doppio della media europea. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.

Possiamo dividere i NEET in due categorie: quelli che cercano lavoro (NEET disoccupati) e quelli che hanno smesso di farlo o non l’hanno mai fatto (NEET inattivi).

Un’analisi dell’Inapp (Istituto Nazionale Analisi Pubbliche) rileva che i NEET disoccupati hanno alle spalle esperienze lavorative più qualificate e contrattualmente stabili. I NEET inattivi hanno invece avuto impieghi precari e/o poco qualificati.

Stando allo studio “A look at NEET. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento”, redatto da Intesa Sanpaolo, 4 gruppi sono più a rischio di diventare NEET:

  1. le donne: è NEET il 20,5% delle ragazze italiane di 15-29 anni, contro il 17,7% dei ragazzi, con il picco si registra tra le giovani donne di 25-29 anni: il 30,2% non studia e non lavora;
  2. i giovani che abbandonano precocemente la scuola: sono soprattutto maschi, di età compresa tra i 15 e i 19 anni, e vivono con la famiglia;
  3. i giovani con impieghi precari: solitamente ragazze single, tra i 20 e i 24 anni, possiedono un titolo di studio secondario, sono impiegate in lavori temporanei e non trovano occupazioni stabili;
  4. i giovani troppo qualificati: hanno un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, sono disoccupati e spesso in attesa della prima occupazione, ma non trovano un’occupazione adeguata alle loro competenze.