Economia

Lavoro, è record di dimissioni. Il posto fisso stanca

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Con l’aumento dell’occupazione, cresce la voglia di cambiare lavoro. Questo desiderio è alimentato da diverse motivazioni, tra cui le nuove opportunità offerte dal mercato, la crescente competizione delle aziende nel trattenere giovani talenti o nel reclutare professionisti altamente qualificati. Inoltre, molti lavoratori italiani sono motivati da un desiderio di cambiamento che mira a migliorare la loro soddisfazione professionale o a ottenere un migliore equilibrio tra lavoro e vita personale. Questa nuova dinamica sta portando i lavoratori italiani a essere molto più mobili rispetto al passato, spostandosi più frequentemente da un lavoro all’altro. L’aumento della mobilità interna nel mercato del lavoro e l’aumento delle dimissioni volontarie, che sono in crescita negli ultimi 4 anni, porteranno questo mese oltre 3 milioni di occupati alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa. Questi dati emergono dall’ultima indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, intitolata “Ritorno al lavoro: alla ricerca di una nuova occupazione per 3 milioni di persone”, pubblicata oggi.

I dati del rapporto: record di dimissioni per chi ha un contratto a tempo indeterminato

Nel corso del 2022, un considerevole numero di lavoratori ha fatto la scelta di lasciare il proprio impiego a tempo indeterminato al termine della pausa estiva, un momento tradizionalmente stabile per il mercato del lavoro. Questa decisione ha rappresentato una parte significativa del totale delle dimissioni verificatesi durante l’anno, concretizzando il 10% del totale. Il 2022 è stato un anno di particolare rilevanza in questo contesto, registrando un record nel numero di dimissioni.

Nel dettaglio, ben 121.756 dipendenti a tempo indeterminato hanno optato per lasciare il proprio posto di lavoro in questa fase dell’anno, un aumento notevole del 9,7% rispetto all’anno precedente e addirittura del 24% rispetto al 2019. Questa tendenza non ha coinvolto solamente i lavoratori a tempo indeterminato, ma ha coinvolto anche quelli con contratti a termine e stagionali, portando il totale delle dimissioni a raggiungere l’importante cifra di 2.156.000. Questo numero è cresciuto del 13,3% rispetto all’anno precedente e addirittura del 27,8% rispetto al 2019.

L’analisi dei settori maggiormente interessati da questa ondata di dimissioni rivela che il commercio e i servizi turistici sono stati i più colpiti, rappresentando il 33,8% del totale delle dimissioni da parte dei lavoratori a tempo indeterminato. Seguono da vicino nel comparto manifatturiero, che ha registrato il 25% delle dimissioni totali.

Questa tendenza alle dimissioni va inserita in un quadro più ampio, riflettendo la crescente voglia di cambiare lavoro tra gli italiani. Un fenomeno alimentato da una serie di motivazioni, tra cui la ricerca di una maggiore soddisfazione professionale, un miglioramento delle condizioni retributive, una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata, la ricerca di nuovi stimoli e un miglior ambiente aziendale.

I giovani e il lavoro, tra ricerca costante di nuove opportunità e mancanza di lavoro

La crescente mobilità nel mondo del lavoro è particolarmente evidente tra i giovani, raggiungendo il suo punto più alto con il 13% di loro che ha cambiato lavoro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa. Questo fenomeno è principalmente spiegato dalla mancata soddisfazione rispetto alla loro situazione professionale precedente. Non sorprende quindi che il 41% di coloro che hanno cambiato lavoro negli ultimi due anni (o stanno per farlo) affermi che la principale motivazione sia stata la loro insoddisfazione rispetto alla loro situazione attuale.

Ma cosa cercano questi giovani nel loro nuovo lavoro? In primo luogo, cercano un miglioramento retributivo (39%). Questo non si limita semplicemente a salari più alti, ma include anche migliori forme di assistenza e benefit. Inoltre, cercano un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata (30%), desiderano ritrovare la motivazione e nuovi stimoli (21%), mirano a un ambiente aziendale più positivo (20%), e cercano prospettive di crescita e sviluppo professionale (20%). Questi sono i principali fattori che guidano i giovani a cercare nuove opportunità lavorative e a essere più mobili nel mercato del lavoro.

E oltre alla ricerca di un posto, nel mondo del lavoro c’è anche il problema del calo demografico. Secondo i recenti dati dell’Istat, il numero di persone attualmente occupate tra i 15 e i 34 anni a luglio 2023 è di soli 5,3 milioni, registrando una diminuzione di quasi 2,4 milioni (2.366.000 unità) rispetto a luglio 2004, l’anno in cui è iniziato il calcolo di questa serie storica. Nel complesso, se guardiamo all’occupazione complessiva di questi 19 anni, notiamo una crescita di soli 1,1 milioni di unità.

Un ruolo centrale in questa dinamica è svolto dalla maggiore partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne e dalla permanenza prolungata nella forza lavoro della fascia più anziana, a causa delle diverse riforme delle pensioni. Tuttavia, ciò che è cambiato è la composizione della forza lavoro, influenzata dalla restrizione nell’accesso alle pensioni e dal calo demografico che ha raggiunto livelli storici minimi, riducendo inevitabilmente la presenza di giovani nel mercato del lavoro.