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Huawei, il nuovo smartphone fa paura gli Stati Uniti. I motivi

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Il recente lancio del Mate 60 Pro di Huawei potrebbe essere un segnale che l’industria cinese dei chip sta facendo progressi significativi, nonostante le restrizioni imposte dall’Occidente.

La Cina, fino ad ora, dipendeva dalle importazioni per quanto riguarda la progettazione e la produzione di semiconduttori avanzati. Tuttavia, le restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti, e poi estese anche dal Giappone e dai Paesi Bassi, hanno reso più complicato per il paese accedere alle tecnologie necessarie per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il Mate 60 Pro di Huawei, dotato di potenti chip, potrebbe rappresentare un passo avanti nella capacità della Cina di sviluppare tecnologie chip in modo indipendente, sfidando così le restrizioni imposte dalle nazioni occidentali.

Proprio per questo, gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro: secondo loro, Huawei è riuscita a trovare un modo per aggirare le politiche statunitensi che intendevano impedire alle aziende cinesi di sviluppare anche processori meno avanzati, a 14 nm (più basso è il numero di nm, più avanzato è il chip). Per questo, il presidente della commissione sulla Cina della Camera dei Rappresentanti, il deputato Mike Gallagher, ha dichiarato mercoledì che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dovrebbe cessare immediatamente tutte le esportazioni di strumenti tecnologici verso Huawei.

Il caso del chip a 7 nm di Huawei

Il chip Kirin 9000s contenuto nel nuovo smartphone di Huawei utilizza un processore avanzato a sette nanometri (7 nm) fabbricato in Cina da SMIC, la più grande società cinese di semiconduttori. Sia Huawei che SMIC sono stati inseriti nella lista nera dal governo degli Stati Uniti (rispettivamente nel 2019 e 2020), tuttavia, entrambe queste aziende sembrano essere riuscite a superare queste restrizioni e sviluppare un dispositivo che potrebbe rappresentare una minaccia per le vendite di iPhone in Cina se prodotto in grandi quantità, secondo alcuni analisti. L’uso da parte di SMIC di tecnologia statunitense durante la produzione solleva interrogativi sulla conformità alle norme statunitensi. Secondo le regole degli Stati Uniti, qualsiasi azienda che fornisce tecnologia americana a Huawei deve ottenere l’approvazione di Washington. Se SMIC ha effettivamente utilizzato tecnologia statunitense nel processo di produzione dei chip che Huawei ha utilizzato, ciò potrebbe costituire una violazione delle normative statunitensi e potrebbe comportare ulteriori sanzioni.

Già lo scorso anno, però, l’azienda di analiti tecnologica TechInsight sosteneva che la SMIC era riuscita a produrre chip a 7 nm modificando macchinari che poteva ancora acquistare liberamente dall’olandese Asml. Non tutti pensano che dietro ci sia un tentativo di aggirare le sanzioni americane. Un’analisi dei tecnici di TechInsights suggerisce l’ipotesi che il governo cinese stia facendo davvero progressi sulla costruzione di chip. Dan Hutcheson, vicepresidente di TechInsights, ha affermato che lo sviluppo di questo telefono:

Dimostra i progressi tecnici che l’industria cinese dei semiconduttori è stata in grado di compiere. Dimostra anche la resistenza della capacità tecnologica del Paese in materia di chip. Allo stesso tempo, rappresenta una grande sfida geopolitica per i Paesi che hanno cercato di limitare l’accesso del Paese a tecnologie produttive critiche. Il risultato potrebbe essere una restrizione ancora maggiore di quella attuale

E infatti, il presidente della commissione sulla Cina della Camera dei Rappresentanti Mike Gallagher ha chiesto il blocco delle esportazioni tecnologiche statunitense in Cina. In una nota ha specificato:

Questo chip probabilmente non potrebbe essere prodotto senza la tecnologia statunitense e quindi SMIC potrebbe aver violato la Foreign Direct Product Rule del Dipartimento del Commercio. È giunto il momento di porre fine a tutte le esportazioni di tecnologia statunitense sia verso Huawei che verso SMIC per chiarire che qualsiasi azienda che infrange la legge statunitense e mina la nostra sicurezza nazionale sarà tagliata fuori dalla nostra tecnologia.

La Cina ha dimostrato di essere in grado di produrre, anche se in quantità limitate al momento, chip che sebbene abbiano un ritardo di cinque anni rispetto alla tecnologia all’avanguardia (come i chip da 4 nm e 3 nm utilizzati negli iPhone di Apple) rappresentano un passo iniziale verso l’obiettivo di autosufficienza nel settore critico dei semiconduttori, che è stato a lungo incoraggiato dal presidente Xi Jinping. L’approvazione di un pacchetto di investimenti da 40 miliardi di dollari attraverso un nuovo fondo di investimento sostenuto dallo Stato da parte di Pechino è un segnale chiaro che la Cina è determinata a dedicare risorse significative per colmare il divario causato dalle restrizioni imposte dagli Stati Uniti.

Le aziende cinesi fanno razzia di processori, temendo nuove restrizioni

Le principali società tecnologiche cinesi, temendo ulteriori restrizioni da parte del governo americano, hanno preso l’iniziativa di acquistare processori ad alte prestazioni da NVIDIA, una delle principali aziende nel settore dei semiconduttori con sede a Santa Clara, in California. Baidu, ByteDance, Tencent e Alibaba hanno effettuato ordini di processori NVIDIA per un valore totale di 5 miliardi di dollari.

L’approccio di Huawei in questa situazione non è chiaro a tutti. Il telefono Mate 60 Pro è stato venduto rapidamente e da molte parti risulta esaurito, facendo sospettare che la disponibilità del processore avanzato di SMIC potrebbe essere limitata. Un’alternativa è che Huawei abbia fatto affidamento sulle scorte di chip prodotti dalla compagnia taiwanese TSMC, una delle principali aziende del settore, e li abbia acquistati prima delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel settembre 2020, che hanno impedito a Huawei di accedere a tali dispositivi.