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I ricchi non vogliono invecchiare. Milioni di investimenti per vivere per sempre

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L’imprenditore americano di 46 anni Bryan Johnson ha speso centinaia di migliaia di dollari per introdurre un litro di plasma giovanile, proveniente da suo figlio adolescente, nel suo sistema circolatorio. Nel podcast “The Immortals” del giornalista tecnologico e psicologo Aleks Krotoski e prodotto dalla BBC, Johnson ha raccontato questa sfida e i suoi investimenti nel settore, affermando di investire 2 milioni di dollari annuali in un team di ricerca dedicato a esplorare le possibilità di vivere più a lungo. Johnson ha anche infuso il plasma di suo figlio nel corpo del nonno, un uomo di settant’anni e padre del miliardario, nella speranza di rallentare il suo declino fisico e cognitivo.

Ma non è certo l’unico individuo facoltoso proveniente dalla Silicon Valley che si interessa alla ricerca sulla vita eterna. Bryan Johnson è solo uno dei protagonisti che Aleks Krotoski intervista nel suo podcast: individui determinati a sfidare la morte. Questa indagine si presenta come una ricerca per capire come si può diventare immortali e quali sperimentazioni ci sono al momento. Inizialmente, un progetto considerato folle da tutti, compreso Krotoski. Tuttavia, dopo due decenni, l’idea si è fatta sempre più allettante a causa dei notevoli progressi tecnologici degli ultimi cinque anni.

Le ricerche sulla trasfusione di plasma

Le trasfusioni di plasma come metodo per prevenire l’invecchiamento sono diventate realtà nel 2017 anche grazie al progetto dell’imprenditore Jesse Karmazin, denominato Ambrosia, dove numerosi clienti – con un’età media di circa 60 anni – hanno partecipato investendo varie migliaia di dollari. Nonostante i successi, nel febbraio 2019, la FDA ha messo sotto osservazione il progetto di Karmazin per mancanza di documentazione scientifica, affermando:

Siamo preoccupati che alcuni pazienti vengano sfruttati da individui senza scrupoli che pubblicizzano trattamenti a base di plasma giovane come rimedi e cure. Tali trattamenti non hanno dimostrato benefici clinici per gli scopi promossi da queste cliniche e potrebbero addirittura essere dannosi.

Dopo alcuni mesi di stop, l’azienda è tornata operativa in Florida, per poi chiudere i battenti ad agosto dello scorso anno. Ovviamente, questo episodio ha messo in cattiva luce la reputazione della ricerca sulla longevità ma le superstar non sembrano essersi arrese nella ricerca dell’antidoto contro la morte. Nella Silicon Valley vengono usati algoritmi e intelligenza artificiale per trovare la formula perfetta.

La ricerca dell’immortalità non si ferma qui. Tra gli altri, abbiamo anche Vitalik Buterin, fondatore della criptovaluta Ethereum, che ha creato Zuzalu, una sorta di “città della longevità” in Montenegro. Lo scorso anno, Jeff Bezos, terza persona più ricca al mondo, ha investito nell’Altos Labs, una startup impegnata nella “programmazione del ringiovanimento cellulare”. Nel frattempo, Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, ha stanziato milioni di dollari nella Methuselah Foundation, un’organizzazione non-profit che si propone di rendere i “90 anni i nuovi 50 entro il 2030”.

Al di là dei sogni di gloria che si porta dietro, la longevità ha assunto enorme rilevanza negli ultimi anni, con la promessa di trasformare profondamente il modo in cui viviamo e come percepiamo il concetto di invecchiamento. Sebbene ci sia ancora molto da scoprire e molte sfide da affrontare, la visione di un mondo in cui l’invecchiamento può essere gestito o persino invertito è un’idea potente e affascinante.

Le prime ricerche approvate

Col tempo sono però sorte numerose preoccupazioni morali, soprattutto perché il controllo di queste tecnologie è ora nelle mani di miliardari. Uno dei timori che solleva Krotoski è che questi possano così avere il diritto di decidere a chi “allungare la vita” e a chi no, con il rischio di lasciare fuori alcune categorie di persone.

Prima però, è essenziale ottenere il riconoscimento legittimo dei trattamenti per la longevità, un obiettivo non semplice visto che di questo campo si sa ancora molto poco. C’è chi però ha avuto il permesso della FDA a progettare farmaci per allungare la vita; l’imprenditrice farmaceutica Celine Halioua, nelle prime puntate del podcast, racconta dei tentativi di far approvare una medicina che allungasse la vita dei cani. Il farmaco fu approvata dalla FDA, che  riconobbe la legittimità della medicina della longevità e l’idea che l’invecchiamento è un processo trattabile, tanto per l’animale quanto per l’uomo.