(9colonne) – San Francisco, 28 ago – Quando nel 1964 Marshall McLuhan affermava che con i nuovi mezzi di comunicazione “il medium è il messaggio” internet era ancora di là da venire. Eppure, nella celebre espressione del sociologo canadese era già contenuta con straordinaria preveggenza una delle tendenze oggi più in voga fra la generazione del web 2.0, ovvero la tendenza alla connessione fine a se stessa, il comunicare per il comunicare, anche quando non si ha nulla da dirsi. È il web stesso, tuttavia, a fornire oggi un possibile riparo ai nemici giurati di “My space”, delle chat e della blogsfera. E’ infatti da poco nato il progetto Noso (nosoproject.com). “Noso” sta per “no social”, ed è, come recita il sito, “una piattaforma per il disimpegno provvisorio dagli ambienti sociali della rete”. “La ‘Noso experience’ – continua, non senza ironia, la presentazione del progetto offerta dallo spazio web – offre un’opportunità unica di non generare collegamenti non programmando eventi con altri non amici”. Questi incontri, se così li possiamo chiamare, avvengono nei caffè, nei parchi, nelle biblioteche o nei negozi di libri. “I partecipanti, che non conoscono le identità degli altri, si mettono d’accordo per raggiungere tali luoghi in determinati orari e per rimanere poi da soli, tranquilli e non connessi, sapendo però che un altro ‘amico’ è presente in quel luogo nello stesso momento”, continua il sito. Dopo mezz’ora o un’ora di “non incontro” con gli altri partecipanti, gli “antisociali organizzati” si disperdono, andando ognuno per la sua strada, forti del momento di ristoro solitario appena sperimentato. “Con lo sviluppo di attività on line come i blog, il podcasting, le telefonate on line, la compravendita in rete etc. Noso offre un’oasi per i dipendenti del web 2.0 e un’occasione per riflettere sul nostro stile di vita”, spiega nosoproject.com. In un mondo che impone la connessione perenne, si tratta di operare la “torsione concettuale di negare i modi contemporanei dell’interazione sociale continuando ad utilizzare la sua lingua e la sua struttura”.