Economia

Calcio, l’Arabia stravolge il mercato. Spesi quasi un miliardo di euro in cento giorni

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Le cronache estive lo avevano già segnalato, ma ora i dati ufficiali confermano la tendenza. La FIFA ha recentemente pubblicato il Report International Transfer Snapshot, che si basa sulle cifre dei trasferimenti dei calciatori da un club all’altro. E dal report emerge come l’Arabia Saudita sia uno dei paesi che ha speso più di tutti al mondo.

Già ce lo si aspettava, ma con la chiusura del calciomercato arabo, oggi sono uscite le cifre ufficiali: i club della Saudi League hanno speso quasi un miliardo di euro (precisamente 875,4 milioni di dollari) in soli cento giorni, posizionandosi subito dietro la Premier League, che con i suoi 1,85 miliardi rimane il principale mercato di riferimento, almeno per il momento. Dietro a Uk e Arabia seguono i club francesi (859,7 milioni di dollari), tedeschi (762,4 milioni di dollari), italiani (711 milioni di dollari) e spagnoli (405,6 milioni di dollari).

È la prima volta che gli incassi superano il miliardo durante una finestra di mercato estiva all’interno della stessa federazione. In totale, gli acquisti di giocatori a livello globale hanno stabilito un nuovo record, salendo del 47,2% a 7,36 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo del 2022.

Le spese pazze dei club arabi: i piani del fondo Pif

Non solo acquisti. La Saudi Pro League, composta da 18 club, ha investito quasi 940 milioni di dollari nei cartellini dei giocatori (di cui oltre 800 milioni sono stati spesi solo dai quattro club più importanti dell’Arabia Saudita) e circa 1,2 miliardi di dollari in stipendi annuali. Un notevole cambiamento rispetto all’anno precedente, quando l’Arabia Saudita non era nemmeno tra i primi dieci in termini di spesa per i trasferimenti, e che evidenzia gli sforzi del principe ereditario Mohammed bin Salman per diversificare l’economia del paese, riducendo la sua dipendenza dal petrolio greggio attraverso gli investimenti nello sport e nel turismo.

I quattro principali club della Saudi Pro League, Al Hilal, Al Ahli, Al Ittihad e Al Nassr, che sono anche quelli che hanno speso di più nel campionato, sono tutti gestiti dal Public Investment Fund (Pif), il fondo sovrano della famiglia reale saudita. Il Pif è noto per la sua notevole dotazione finanziaria, con una stima di circa 600 miliardi di euro in asset. Anche se il fondo ha investito significativamente nel calcio, questi investimenti rappresentano solo una piccola frazione della vasta risorsa finanziaria del Pif, circa lo 0,33%.

Questo progetto fa parte della strategia di Vision 2030, lanciata nel 2016 per trasformare l’Arabia Saudita a livello economico, culturale e sociale. L’obiettivo principale è diversificare l’economia del paese, riducendo la sua dipendenza dal petrolio e investendo i profitti accumulati nel corso dei decenni in una varietà di settori, tra cui intrattenimento, sport, motori, golf, tennis e sport acquatici. Una scelta però che ha suscitato dibattiti e critiche: secondo molti, l’Arabia Saudita sta facendo sportwashing, ovvero sta sfruttando gli eventi sportivi per diffondere nel mondo un’immagine diversa di sé, facendo passare in secondo piano ogni aspetto della propria politica interna e la repressione dei diritti umani

Tuttavia, il rapporto mette in luce anche il fatto che l’Arabia Saudita deve ancora fare molto per sviluppare talenti locali di alto livello nel settore calcio, poiché ha generato solo 15,7 milioni di dollari dalle vendite dei giocatori durante il periodo estivo, classificandosi al 34° posto. Proprio la mancanza di vendite è uno dei motivi per cui il capo della Premier League Richard Masters non considera l’Arabia Saudita una minaccia. Al sito The Athletic ha affermato:

La Premier League è un’operazione da 6 miliardi di sterline all’anno in termini di entrate e quei soldi vengono spesi e reinvestiti nel campo. Tutte le buone competizioni devono avere flussi di entrate per sostenerle. Non puoi continuare a investire soldi prima di generare entrate per avere una concorrenza di successo.

Nella classifica delle vendite a comandare sono i club tedeschi, con un totale di 1,11 miliardi di dollari, seguiti dai club inglesi con 956,2 milioni di dollari, quelli francesi con 887,8 milioni di dollari e quelli italiani con 886 milioni di dollari.

La classifica dei campionati

In conclusione, il report indica anche la nazione che ha speso di più per i trasferimenti internazionali. Prima di tutte c’è l’Inghilterra con una spesa di 1,98 miliardi di dollari, a fronte di un incasso di 956,2 milioni. Ecco la classifica completa:

  1. Premier League (Inghilterra):1,98 miliardi spesi (449 trasferimenti) e 956,2 milioni incassati (514 operazioni)
  2. Saudi League (Arabia):875,4 milioni (201) e 15,7 milioni (106)
  3. Ligue 1 (Francia):859,7 milioni (327) e 887,8 milioni (409)
  4. Bundesliga (Germania): 762,4 milioni di dollari
  5. Serie A (Italia):711 milioni (298) e 886 milioni (342)
  6. Liga (Spagna):405,6 milioni (330) e 558,8 milioni (432)
  7. Liga Portugal (Portogallo):216,4 milioni (400) e 312,3 milioni (428)
  8. Campeonato Brasileiro (Brasile):56,3 milioni (340) e 187,9 milioni (455)

In aumento anche la spesa per il calcio femminile

Anche la spesa globale e le commissioni per i trasferimenti delle calciatrici hanno raggiunti livelli senza precedenti, seppure con cifre non paragonabili al campionato maschile: per un totale di 829 trasferimenti, sono stati generati soli 3 milioni di dollari, un aumento del 140,8% rispetto al 2022. Da notare che in 73 dei 829 trasferimenti avvenuti durante la finestra di metà anno del 2023 è stato coinvolto almeno un agente, guadagnando commissioni per un totale di 0,9 milioni di dollari, rappresentando oltre il 30% delle spese totali dei club per i trasferimenti.