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Anche il tennis nel mirino dell’Arabia Saudita. PIF inarrestabile

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Dopo aver messo le mani sul calcio, ecco i sauditi irrompere anche nel tennis. Nonostante quest’edizione degli US Open sia stata più avvincente che mai, il mondo del tennis da anni vive momenti difficili.

Nonostante la popolarità, secondo il New York Times, questo sport genera solo l’1,3% dei guadagni derivanti dai diritti sportivi dei media globali. In parte, è dovuto al fatto che il tennis è composto da una miriade di associazioni e federazioni, tutte indipendenti tra loro e che si gestiscono in modo perlopiù autonomo. In questo modo, la programmazione dei tornei diventa complessa e diminuisce il potere contrattuale per le sponsorizzazioni e gli accordi con i media. La programmazione irregolare e le partite – soltlunghe non aiutano ad invogliare le emittenti.

Gli ingenti investimenti che il fondo PIF (Public Investment Fund) sta facendo negli altri sport come il calcio, i motori, le arti marziali miste e il golf hanno iniziato a fare gola anche alle varie organizzazioni. Come alle Wta e Atp, le due l’associazioni che riuniscono rispettivamente le giocatrici professioniste di tennis di tutto il mondo e quelli maschili che, dopo settimane di trattative, hanno trovato un accordo con il fondo: le Next Gen Atp Finals di tennis maschile si terranno a Jedda, in Arabia, e non più a Milano.

Tennis, nel mirino adesso anche la United Cup

La città di Jedda, oltre a ospitare un Gran Premio di Formula 1 di grande successo, sarà anche la sede del torneo di fine stagione dedicato ai migliori giocatori maschili sotto i 21 anni del circuito. Questo evento si terrà al King Abdullah Sports City, su un campo in cemento indoor, con le date fissate dal 28 novembre al 2 dicembre di quest’anno. Ciò che rende ancora più affascinante questa competizione è l’importo del montepremi dell’evento, che raggiungerà la considerevole cifra di 2 milioni di dollari, un aumento di oltre il 40% rispetto ai 1,4 milioni di dollari distribuiti nel 2022. Le Next Gen ATP Finals lasciano l’Italia dopo cinque anni, durante i quali si erano stabilite a Milano. Questo spostamento in Arabia Saudita rappresenta un cambiamento significativo per il mondo del tennis, in quanto segna la prima volta in cui un evento ufficiale dell’ATP si svolgerà in questo paese.

Il fondo di investimento pubblico dell’Arabia Saudita ha dimostrato un crescente interesse nel mondo del tennis. A luglio era emersa la notizia che il PIF era interessato anche alla United Cup, un altro prestigioso torneo tennistico, che potrebbe trasferirsi dall’Australia all’Arabia Saudita. Questi sono solo l’ultimo passo in una lunga storia di corteggiamenti tra il mondo del tennis e il PIF. Il presidente dell’ATP, Andrea Gaudenzi, ha dichiarato a inizio estate di aver avuto colloqui positivi con il fondo PIF. Sebbene non si sia sbilanciato su eventuali collaborazioni, è emersa la possibilità che il fondo possa entrare direttamente nell’organizzazione, acquisendo quote significative. Questo sviluppo potrebbe portare a ulteriori cambiamenti nell’industria del tennis e potrebbe avere un impatto significativo sulla sua struttura finanziaria e organizzativa. Resta da vedere come evolveranno queste relazioni nel tempo e quale sarà il futuro del tennis sotto l’influenza crescente del PIF.

I pareri dei tennisti

In tutto questo, tra i giocatori filtra apertura per l’entrata degli arabi nel tennis. Per la stella del tennis Maria Sharapova:

Tra tutti gli sport più importanti del mondo, penso che il tennis sia chiaramente quello con le maggiori opportunità di crescita finanziaria e il maggior valore irrealizzato

Anche il fresco vincitore degli US Open Novak Djokovic ha detto la sua riguardo i possibili investimenti dell’Arabia Saudita anche nel tennis. In estate affermò:

Vediamo cosa sta succedendo nel calcio negli ultimi anni, le stelle si spostano lì per enormi somme di denaro. Sappiamo che c’è la Formula 1 e altre discipline come il golf per esempio. Probabilmente possiamo imparare molto da loro, trarre gli aspetti positivi e correggere quelli negativi, cercando di strutturare un accordo che protegga comunque l’integrità, la tradizione e la storia del gioco.

Alcuni sostengono che i soldi sauditi potrebbero contribuire a risolvere un problema che va avanti da molto all’interno del tennis: l’equità salariale tra giocatori e giocatrici. Jessica Pegula, al momento al terzo posto nella classifica del ranking mondiale, ha dichiarato a Reuters a luglio che se l’Arabia Saudita potesse aiutare il settore a raggiungere una parità di premi in denaro “allora mi andrebbe bene giocare là”.

Non tutti però sono a favore dell’entrata degli arabi. Mentre questa settimana circolavano voci secondo cui la WTA avrebbe tenuto le sue finali in Arabia Saudita, l’ex stella del tennis Chris Evert si oppose: “Sarei contrario, ma non ho diritto di voto”.

E ora nel mirino c’è anche il golf

Il tennis è solo l’ultimo degli sport, assieme al calcio, dove è approdato PIF: nel giugno 2022 toccò al golf, quando venne istituito un nuovo circuito professionistico internazionale che in molti paragonarono alla Super Lega del calcio europeo. Ma a differenza di quest’ultima, rimasta sulla carta dopo il tentativo fallito di introdurla, questo nuovo circuito del golf professionistico ha preso il via e ha iniziato ad attrarre i migliori giocatori al mondo (ma non il campionissimo Tiger Woods, che ha rifiutato un contratto da 600 milioni di dollari).

Il nuovo circuito si chiama LIV Golf, come il numero romano che richiama le 54 buche che vengono giocate nei suoi tornei, ed è sostenuto dal fondo sovrano saudita. Le organizzazioni concorrenti Pga Tour e Dp World si erano scontrate tra inchieste, processi e controversie, con il direttore del Pga Tour Jay Monaham in prima linea contro questo nuovo torneo. Tuttavia, Monahan aveva sorpreso tutti annunciando il 6 giugno 2023 la fine di quella che lui definiva la “guerra civile nel golf”, con la fusione tra Pga Tour e Dp World. Questo aveva dato vita a una nuova società golfistica con il fondo PIF investitore esclusivo, con il dirigente Yasir al Rumayyan come presidente e Jay Monahan come direttore.