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Camion, il paradosso della crisi del settore: pochi autisti in Europa, troppi negli Stati Uniti

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In Europa da qualche mese si sta affrontando una problematica che potrebbe mettere in ginocchio il trasporto merci su camion: la carenza di autisti. La richiesta di camionisti è in costante aumento, ma la disponibilità di professionisti in questo settore sta diminuendo costantemente. Guardando al futuro, nel 2026 potremmo trovarti di fronte alla metà dei autisti rispetto a quelli già scarsi che abbiamo oggi.

Lo affermano i dati pubblicati dall’International Road Transport Union (IRU) rivelano una situazione allarmante. Nel solo anno 2021, sono rimaste vacanti ben 425.000 posizioni per autisti di camion, il che rappresenta il 10% per cento del totale. In altre parole, un autista su dieci è andato in pensione senza essere sostituito. E secondo le proiezioni dell’IRU, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente, arrivando al punto in cui il numero di autisti di camion e autobus potrebbe dimezzarsi entro il 2026. Ma non è un problema solo europeo: anche negli Stati Uniti la situazione è preoccupante, dopo che invece nel periodo del Covid aveva avuto un boom di assunzioni nel settore. Ma stress, le condizioni di lavoro, gli i costi alti per ottenere la patente e la benzina e l’alta età minima per la licenza di guida stanno sempre più velocemente allontanando le persone.

Dopo il boom nel 2020 la crisi nel 2022: cos’è successo al settore dei camion

La situazione attuale potrebbe sembrare un deja-vu per alcuni: il settore degli autotrasporti fu fiorente negli anni 80, per poi entrare in crisi quando fu deregolamentato e le tariffe tra mercati prestabiliti non furono più garantite. La crisi attuale però è stata particolarmente dolorosa perché arriva dopo un picco in cui i tassi erano alle stelle e le persone si sono riversate nel settore. Nel giugno 2020, secondo i dati DAT Freight and Analytics, erano 241.835 i vettori a noleggio registrati con una tariffa lorda per veicoli di 10.000 sterline e oltre. A luglio 2023 erano 475.371, con un aumento del 96%. Ad un aumento dei camionisti si è abbassata però la domanda, così che decine di migliaia di conducenti che hanno iniziato la professione pensando che fosse un modo infallibile per guadagnarsi da vivere si ritrovano ora profondamente indebitati e senza lavoro.

Dean Croke, principale analista del trasporto merci presso DAT Freight and Analytics

Quello che è successo a metà del 2020 non ha precedenti e si sta verificando ancora oggi sul mercato, in termini di numero di camion entrati nel mercato.

Negli Stati Uniti, sono successe alcune cose per creare questo aumento della automobilisti. Con il crollo della domanda globale di merci all’inizio del 2020 all’inizio della pandemia, il prezzo del diesel è crollato e molti aiuti sono arrivati dagli Stati alle aziende di autotrasporto a sopravvivere al rallentamento. Poi, verso la metà del 2020, quando gli americani hanno ricominciato ad acquistare merci, le tariffe di trasporto hanno iniziato a salire. Sempre Croke afferma che le aziende che pagavano 1,85 dollari al miglio all’inizio del 2020 erano passate a 3,10 dollari al miglio entro la fine del 2021. Ciò ha motivato le persone che non avevano mai lavorato nel settore dei trasporti a lanciarsi sul campo.

New entrants have poured into the trucking industry

Ma come ogni bolla, prima o poi è destinata a scoppiare. Subito dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, i tassi hanno iniziato a crollare nel 2022 e il prezzo del diesel è salito alle stelle. Oggi, gli autisti freelance che non hanno un contratto con una particolare compagnia sono in difficoltà; l’ondata di conducenti nel mercato ha ora creato un sovraeccesso che gli intermediari e le società di autotrasporto possono prendersi, a prezzi sempre più bassi.

La mancanza di domanda in Europa. Quanto costa diventare camionisti

Se quindi fanno fatica le persone che già da anni lavorano nel mondo degli autotrasporti, anche chi vuole entrare in questo settore non ha la vita semplice: secondo la IRU, il lavoro di camionista, per definizione piuttosto complesso e stressante è poco accessibile: in molti paesi, Italia inclusa, l’età minima per la licenza di guida di camion è di 21 anni, cosa che taglia fuori la fascia dei diciottenni appena usciti dalla scuola e in cerca di lavoro. Lo stesso vale per i costi di scuola guida, in genere più alti di quelli della semplice patente B, a cui, poi, si sommano i costi di specializzazione e di affiancamento. In totale, per prendere la patente di classe C, per guidare i camion, assieme a quella CQC per il trasporto merci il costo può arrivare anche a 5000 euro.

La carenza di autisti ha avuto conseguenze gravi nel settore automobilistico, con episodi significativi come quello verificatosi alla fine dell’anno scorso nello stabilimento di Stellantis a Sochaux, nell’est della Francia. In quella occasione, migliaia di veicoli sono rimasti bloccati all’interno dell’impianto, costringendo l’azienda a parcheggiarli in un aeroporto abbandonato situato a diversi chilometri di distanza dalla fabbrica. Anche Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, ha subito problemi simili, che hanno impedito la consegna dei veicoli finiti ai clienti. Renault ha riportato anch’essa difficoltà logistiche nella distribuzione dei suoi prodotti, come evidenziato nei risultati dell’intero anno.

Anche qui, come negli Stati Uniti, a peggiorare le cose c’è stato lo zampino della guerra in Ucraina. Molti autisti originari dello stato sono ritornati a casa e molte aziende hanno così sofferto (e soffrono ancora) di carenza di personale. In sintesi, si è verificata una vera e propria “tempesta perfetta” in cui diversi fattori si sono combinati per creare una crisi logistica nel settore dei trasporti su strada.