Doveva essere il parco tematico dedicato al settore agricolo e alla gastronomia italiana che tutto il mondo ci avrebbe invidiato, con l’obiettivo di “rendere accattivante la filiera agroalimentare”, stando alle parole di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly e patron del progetto, ma Fico, questo il nome del parco, non è mai veramente decollato. E infatti oggi lo stesso Farinetti ha annunciato a Radio24 che a fine anno il parco chiuderà, per riaprire ad aprile sotto un altro nome: Grand Tour Italia.
L’esperienza si può dire, a questo punto, fallimentare; a nulla sono serviti i restyling e le modifiche alla fruibilità del parco, che dalla sua apertura nel 2017 ha solo una volta avuto un bilancio positivo, con l’ultimo di metà agosto dove aveva raggiunto i 18 milioni di euro di debiti e registrati 6,5 milioni di perdite. Costruito in un luogo lontano dalla città e difficile da raggiungere con i mezzi di trasporto, peraltro vicino anche ad un inceneritore, fatto che innescò una lunga serie di polemiche all’interno del consiglio comunale bolognese, la storia del parco è stata travagliata fin dalla sua apertura.
La storia di Fico
Fico, acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, fu realizzato tra il 2012 e il 2017 su una superficie di dieci ettari all’interno degli ex spazi del Caab – Centro agroalimentare di Bologna. Di questi, otto furono coperti da negozi e ristoranti, mentre gli altri due sono stati destinati all’agricoltura e all’allevamento di animali. Il valore complessivo dell’investimento per la costruzione di Fico fu di circa 140 milioni di euro, più 23 milioni per realizzare un albergo con 200 camere (ad oggi però mai costruito). Oltre al Caab e al fondo immobiliare, altri 25 azionisti aderirono al progetto, tra cui enti di previdenza professionali e cooperative. La gestione dell’area venne affidata a Eatalyworld srl, una società partecipata da Eataly e da Fico.Op Srl, controllata da Coop Alleanza 3.0. Fico era quindi molto più di una semplice operazione immobiliare, ma un’iniziativa che ha coinvolto attivamente il sostegno della politica, con il Comune di Bologna in prima linea, e il sistema cooperativo emiliano.
L’inaugurazione ufficiale avvenne il 15 novembre 2017, ma il progetto ebbe sin dall’inizio diversi problemi, nonostante le altissime aspettative iniziali. Inizialmente, il fondatore Oscar Farinetti aveva previsto almeno 6 milioni di visite nel primo anno. Tuttavia, la realtà si dimostrò ben diversa, con solamente 2,8 milioni di visite registrate nei primi 12 mesi, di cui il 70% provenienti da fuori Bologna. L’utile generato si fermò a soli 19mila euro. La situazione peggiorò ulteriormente nel 2019, con un numero di visitatori che si attestò a soli 1,6 milioni e perdite nette pari a 3,14 milioni di euro.
L’arrivo nel 2020 della pandemia da Covid-19 ha ulteriormente complicato la situazione del parco, costringendolo a chiudere le porte al pubblico fino a giugno 2021. Tuttavia, durante questo periodo di crisi, Oscar Farinetti non rimase con le mani in mano e fece una prima rivoluzione sostituendo l’ex CEO Tiziana Primori con Andrea Cigarini, arrivato da Cinecittà World con la nomea di “Re Mida dei parchi tematici”. Nonostante l’intero modello di business venne rivisto, aprendo ad eventi, corsi e serate di intrattenimento rivolti alle famiglie, il tutto supportato da un’iniezione di capitale fresco pari a 5 milioni di euro, la situazione finanziaria del parco rimase critica. Dopo aver subito perdite di 4 milioni di euro nel 2020 e di 3 nel 2021, principalmente dovute ai lockdown e alla chiusura forzata, e nonostante un aumento del pubblico,anche il 2022 si è chiuso in negativo: una perdita da 6,5 milioni di euro, debiti per oltre 18 milioni e un patrimonio netto negativo per 10 milioni.
Intanto, nel maggio di quest’anno, la famiglia Farinetti decise di assumere il controllo completo del parco Fico di Bologna, acquistando il 100% della società di gestione, la Fico srl. Fino alla chiusura, il nuovo presidente del parco sarà Andrea Farinetti, figlio di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, mentre l’amministratore delegato è Piero Bagnasco, precedentemente AD di Fontanafredda (azienda sotto Eataly), che ha preso il posto di Stefano Cigarini.
Cosa non ha funzionato
Al di là di tutti questi sforzi e delle sfide dovute alla pandemia, Fico ha dovuto affrontare problemi più profondi sin dalla sua apertura. In primo luogo, c’è la questione della concorrenza. Il centro di Bologna offre una vasta gamma di proposte gastronomiche di alta qualità, che attirano milioni di turisti ogni anno a prezzi notevolmente più convenienti rispetto a quelli proposti dal parco. Questo ha reso difficile per Fico competere sul fronte dei prezzi e dell’attrattiva gastronomica. Essere poi un posto così grande ha reso il posto dispersivo e confusionario.
Un altro problema significativo è la sua posizione geografica. Fico è situato a una notevole distanza dal centro della città, richiedendo 50 minuti di viaggio con i mezzi pubblici dal centro, 40 minuti dalla stazione ferroviaria e ben un’ora e mezza dall’aeroporto. In un posto, inoltre vicino ad un inceneritore, che portò a numerose polemiche negli anni precedenti alla apertura. Sebbene il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna abbiano investito 4 milioni di euro per introdurre i Ficobus, navette dedicate per trasportare i turisti dalla stazione centrale al parco, il costo del biglietto di 5 euro a tratta non è stato particolarmente attraente. In alternativa infatti, i visitatori potevano raggiungere Fico utilizzando gli autobus pubblici al costo di soli 1,50 euro a biglietto. Questa situazione ha portato a una bassa adesione ai Ficobus, con soli 123 mila biglietti venduti nel primo anno rispetto alle 25.954 corse effettuate, con una media di soli 4,8 biglietti validati per ogni corsa.
Farinetti: “Fico sarà rivisto. Il prossimo parco? Un viaggio tra le regioni italiane”
Farinetti, ai microfoni di Radio24, ha fatto per la prima volta mea culpa della nascita del parco:
Diciamo che fra le cose che non mi sono venute propriamente bene Fico è una di queste. Anche se, a me, piace da morire. Forse mi sono spiegato male, quindi va rivisto. Quattro mesi per ristrutturare perché giustamente sono arrivate delle critiche e le critiche dagli imprenditori vanno raccolte. L’imprenditore giusto se perde soldi li mette suoi, come ho sempre fatto io. Poi però deve cambiare, deve prendere atto e fare delle cose. Abbiamo una bellissima squadra su questo tema e Fico tornerà a essere più bello e grande che prima con questo nuovo nome.
Al suo posto nascerà quindi Grand Tour Italia. Stando alle parole di Farinetti:
Rappresenterà il viaggio nell’Italia e nelle regioni: si entrerà in Val d’Aosta, si uscirà dalla Sicilia e dalla Sardegna passando in mezzo a tutte le regioni italiane. Racconteremo la biodiversità delle regioni con le osterie che cambieranno tutti i mesi nel mondo Slow Food e verranno tutti i mesi a portare nuove cose da mangiare. Ci saranno grandi aree didattiche. Le regioni porteranno il loro folk, ovvero le loro manifestazioni locali. Sarà una cosa bellissima e strepitosa.