Economia

L’educazione finanziaria paga. Ecco quanto

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L’educazione finanziaria paga. Lo dimostra lo studio “Allianz Global Wealth Report 2023: The next chapter”, appena pubblicato da Allianz.

Il valore dell’educazione finanziaria

La ricerca mette a confronto le competenze finanziarie di intervistati di 6 paesi, compresa l’Italia, associandole al loro livello di educazione finanziaria. Emerge chiaramente che conoscenze finanziarie medie ed elevate sono associate ad alti rendimenti, in tutti i paesi, in particolare negli Usa. Negli Stati Uniti il rendimento in eccesso è il più alto anche se la differenza di rendimento è la più bassa. Ciò è dovuto esclusivamente al fatto che le attività finanziarie medie negli Stati Uniti sono più del doppio di quelle degli altri mercati studiati.
In Italia i rendimenti di chi ha un basso livello di conoscenze finanziarie sono attorno all’1%, mentre per quelli con maggiore educazione finanziaria sono al 3%. La differenza dei rendimenti medi annui tra bassa e media alfabetizzazione finanziaria è notevolmente più alta, e va dall’1,2% in Francia e in Italia all’1,5% della Spagna. Solo gli Stati Uniti rappresentano un’eccezione, con una differenza annuale di rendimento dello 0,8%.
Lo studio sottolinea poi che i partecipanti con scarse competenze finanziarie scelgono più spesso la liquidità. Inoltre, con una quota del 38%, il gruppo degli indecisi – che alla fine lasciano il loro denaro intatto nei conti correnti – è anche di gran lunga il più numeroso. Tra gli indecisi, solo il 7% ha un alto livello educazione finanziaria e il 15% ne ha un livello medio.
Questi due fattori combinati portano a una forte sovrappeso del denaro contante: rispetto ai portafogli dei partecipanti con un’alfabetizzazione finanziaria media, la quota di denaro contante e di liquidità è superiore del 67%; allo stesso tempo, le azioni e i fondi di investimento sono sottopesati di circa il 30%. Infine, la differenza di rendimento tra l’alfabetizzazione finanziaria media ed elevata è minima, dato che i portafogli  di questi due tipi di investitori sono simili, in tutti i paesi presi in esame dalla ricerca.

2022: un anno da dimenticare

Lo studio di Allianz certifica poi un’amara verità di cui si sono resi conto da tempo i risparmiatori: il 2022 è stato un annus horribilis per gli investimenti. Con il calo dei prezzi degli asset, gli asset finanziari globali delle famiglie sono scesi del 2,7% (-6,6 trilioni di euro): si tratta del crollo peggiore dalla Grande Recessione. Sono diminuiti in particolare gli asset in nord America (-6,2%) ed Europa Occidentale (-4,8%). In controtendenza i depositi bancari, saliti del 6%.

Nonostante le perdite, gli asset finanziari delle famiglie erano superiori di circa il 19% rispetto ai livelli pre-Covid. A eroderle ci ha pensato l’inflazione, che ha ridotto l’incremento reale delle masse a un magro 6,6% nell’arco di 3 anni. In Europa occidentale invece la ricchezza nominale è scesa del 2,6%.

La situazione italiana

In Italia gli asset finanziari delle famiglie sono scesi del 5,1% nel 2022: ben più del -4,6% della Grande Recessione. Colpa di assicurazioni e pensioni, che hanno perso il 12% del loro valore.
I depositi bancari sono saliti solo dello 0,9%: l’incremento più basso da 11 anni a questa parte.
Nel 2022 inoltre ci sono stati acquisti record di obbligazioni da parte degli italiani: 64,8 miliardi contro i 19,4 dell’anno precedente.
L’inflazione ha penalizzato i risparmi degli italiani: il loro patrimonio ha perso infatti l’1,8% in potere d’acquisto.
Infine, con asset finanziari pro-capite per 69.350 euro, il Belpaese è sceso al 16 mo posto nella classifica del 20 paesi più ricchi. La buona notizia è che la ricerca di Allianz prevede un rialzo degli asset finanziari superiore al 2% per quest’anno.