Economia

La Russia blocca il gas in Europa. Ma è ancora una potenza economica?

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La decisione della Russia di vietare le esportazioni di diesel verso la maggior parte dei paesi non sarebbe potuta arrivare in un momento peggiore per l’Unione Europea. Nonostante abbia bloccato le importazioni russe via mare di carburante all’inizio di quest’anno come parte delle sanzioni imposte a Mosca per l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, l’UE ha ancora bisogno di un flusso costante di diesel russo verso i mercati globali per mantenere stabili i prezzi. Il diesel è il cavallo di battaglia economico dell’Europa, poiché alimenta la maggior parte dei furgoni e dei camion che trasportano merci e materie prime in tutto il continente. È anche un combustibile fondamentale per il riscaldamento in alcuni paesi e l’inverno si avvicina.
Questo blocco si può vedere come una mossa di ritorsione nei confronti dell’Unione Europea, che continua a inviare sanzioni alla Russia. Il paese da tempo sta vivendo un momento difficile in ambito economico e nonostante le previsioni e le dichiarazioni positive delle autorità, gli esperti prevedono un netto deterioramento della situazione economica del paese russo.

La situazione economica in Russia

Il presidente russo Vladimir Putin fin dallo scoppio della guerra in Ucraina sostiene che, nonostante le sanzioni, l’inflazione e le fluttuazioni del tasso di cambio della valuta nazionale, l’economia russa rimane comunque stabile e affidabile. Tuttavia, gli esperti mettono in guardia sul fatto che questa stabilità potrebbe nascondere problemi sottostanti.
Intervistata da ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Alexandra Prokopenko, del Centro per gli studi internazionali e dell’Europa orientale (ZOiS) di Berlino, ha dichiarato:

L’economia russa sta operando al massimo delle sue capacità, il che è evidente, soprattutto considerando il tasso di disoccupazione storicamente basso nel Paese. In altre parole, c’è una situazione in cui praticamente tutti sono impiegati, e questo sta mettendo a dura prova la capacità produttiva del Paese.

Anche le previsioni sull’inflazione e sulla crescita del PIL, che appaiono eccessivamente ottimistiche, suscitano preoccupazioni tra gli esperti dell’economia russa. Il prossimo anno potrebbe rivelarsi notevolmente più impegnativo per i cittadini e per l’economia del Paese nel suo complesso, secondo Ruslan Grinberg, direttore dell’Istituto di Economia dell’Accademia delle Scienze russa.

Le entrate derivanti dalle esportazioni di petrolio rappresentano la nostra principale fonte di reddito e sono già diminuite del 40-45%, con l’aspettativa che questa tendenza continui

Il governo russo ha recentemente rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica per il 2023, portandole al 2,8%, con un aumento previsto del PIL del 2,3% per il prossimo anno. Secondo i dati ufficiali, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,1% durante l’estate, segnando un record nella storia della Russia moderna.

Ma le sanzioni funzionano?

Le sanzioni finora imposte dall’Unione Europea non hanno fermato la guerra della Russia in Ucraina né ostacolato in modo significativo l’apparato militare di Mosca, ma hanno comunque avuto un impatto rilevante sull’economia del Paese.

Dall’inizio del conflitto, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno adottato dieci pacchetti di misure restrittive; una  rappresaglia economica senza precedenti e, secondo gli esperti, ha avuto successo in alcuni settori, ma ha anche comportato conseguenze negative per i cittadini europei.

Secondo Philipp Lausberg, analista politico dell’European Policy Centre:

Finora, penso che le sanzioni introdotte dall’Ue abbiano avuto un effetto limitato sulla capacità della Russia di finanziare la sua guerra. Ma molte di queste sanzioni sono progettate per funzionare sul lungo periodo, non a breve termine

Anche l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha descritto queste misure restrittive come un “veleno lento” che mina gradualmente l’economia russa e provoca danni significativi nel lungo periodo.

È importante notare che la Russia dispone di un fondo di riserva nazionale relativamente ampio, che le consente di far fronte alla situazione attuale. Philipp Lausberg spiega che nonostante un grande deficit di bilancio e un’economia in contrazione, la Russia ha ancora a disposizione 155 miliardi di dollari nel suo fondo di riserva, che può essere utilizzato per finanziare le sue operazioni belliche. Tuttavia, questo fondo sta gradualmente diminuendo, il che potrebbe rappresentare una sfida futura per il Paese.

Le aspettative per la fine del 2023: per il FMI ci sarà una crescita

Il Fondo Monetario Internazionale è tra le istituzioni che prevedono una crescita dell’economia russa per il 2023, pari all’1,5%. Il presidente Putin stesso ha vantato ripetutamente i risultati positivi raggiunti grazie al lavoro di tecnocrati altamente qualificati, nonostante le sanzioni occidentali. Questi risultati sono stati ottenuti anche in un contesto in cui la spesa pubblica è aumentata di oltre il 20% su base annuale, principalmente per sostenere gli sforzi bellici.

Il governo russo affronta attualmente un deficit nel bilancio statale di 29,3 miliardi di dollari accumulatosi nei primi otto mesi dell’anno, in gran parte causato dalla diminuzione dei ricavi dalle vendite di petrolio e gas naturale sui mercati internazionali. Inizialmente, le stime indicavano un deficit del 2,5% del PIL, superando significativamente le previsioni del governo. Questa situazione ha portato il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, a proporre una riduzione pericolosa del 10% delle spese statali nel 2024, con un focus sul finanziamento dei programmi pubblici per sostenere le fasce più vulnerabili della società.