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Fondi, sale il patrimonio di quelli legati al clima

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Sale il numero e il patrimonio di fondi aperti e negoziati in borsa con mandati legati al clima. Lo dice uno studio sul tema condotto da Morningstar, intitolato “Investing in times of climate change 2023“.

[/media-credit] Patrimonio dei fondi legati al clima dal 2018 a oggi

Fondi legati al clima in aumento

I fondi legati al clima sono esplosi in termini numerici: da meno di 200 nel 2018 a più di 1.400 a giugno 2023. Il loro patrimonio è aumentato del 30% negli ultimi 18 mesi, raggiungendo i 534 miliardi di dollari, grazie agli afflussi e allo sviluppo dei prodotti. A livello geografico, l’Europa è il mercato più grande e più diversificato, con l’84% delle attività globali. Inoltre, i fondi per la transizione climatica rappresentano quasi la metà di tutti gli asset dei fondi per il clima in Europa. Cina e Stati Uniti sono al secondo e terzo posto, rispettivamente con l’8% e il 6% di quota di mercato.

I fondi legati al clima in Europa

Solo negli ultimi 18 mesi, la quota europea di fondi legati al clima è salita all’84% dal 79%. A giugno 2023, quelli domiciliati in Europa detenevano 447 miliardi di dollari  e rappresentavano 877 dei 1.407 fondi identificati a livello globale. Nonostante il crescente rischio di recessione, gli asset nei fondi climatici europei sono cresciuti del 19% quest’anno.

La crescita maggiore negli ultimi 18 mesi è stata osservata tra i fondi per la transizione climatica e le basse emissioni di carbonio, con un raddoppio degli asset in entrambi i gruppi. La categoria della transizione climatica ospita ora quasi la metà (45%) degli asset dei fondi climatici europei, con un significativo vantaggio su quelli di tipo low carbon (20%) e climate solution (19%).

Il rischio greenwashing

Tuttavia, avverte Morningstar, nessuna delle società più presenti nei portafogli del fondi legati al clima è allineata all’obiettivo di limitare a 1,5 gradi Celsius il riscaldamento globale. Ciò si spiega con le emissioni di anidride carbonica elevate e difficili da gestire provenienti dalla catena di approvvigionamento e/o dai clienti delle principali società nei portafogli. Tali strumenti infatti tendono a investire in società con alte emissioni ma in fase di transizione, come le utility, l’energia e l’industria, e che stanno sviluppando soluzioni per contribuire a ridurre le proprie emissioni e quelle di altre aziende. Hortense Bioy, direttore globale della ricerca sulla sostenibilità di Morningstar, ha spiegato:

“La crescita dei fondi legati al clima negli ultimi 5 anni è semplicemente notevole e riflette la crescente consapevolezza dei rischi e delle opportunità di investimento derivanti dal cambiamento climatico.

La nostra analisi tuttavia svela una realtà cupa. Nessuno è allineato con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. Non stiamo dicendo che i fondi per il clima stiano facendo greenwashing. Il fatto è che investono in un ristretto gruppo di aziende e Paesi che sono sulla buona strada, o quasi, per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050″.

Qualche suggerimento agli investitori

Alla luce di ciò, Morningstar evidenzia che “è importante che gli investitori facciano i compiti a casa”. Dovrebbero comprendere gli obiettivi di investimento dei fondi, come sono costruiti i portafogli, assicurarsi di essere a proprio agio con il livello di esposizione alle emissioni di carbonio e, soprattutto, esaminare i titoli in portafoglio. Inoltre, dovrebbero anche tenere presente che alcune strategie di investimento nel settore del cambiamento climatico possono dar luogo a portafogli concentrati, il che li rende più adatti come partecipazioni satellite che come componenti core di un portafoglio.
I fondi per il clima hanno inoltre una storia relativamente breve – la maggior parte è stata lanciata negli ultimi due o tre anni – e questo rende difficile valutarne la performance.