Sarebbe sbagliato parlare di un caro carburanti limitato solo a questi ultimi tre mesi. Dal periodo post-pandemico, il prezzo del carburante ha continuato ad aumentare, senza mai trovare in momento di flessione. Oggi siamo fermi a sopra quota 2 euro al litro, e le soluzioni sembrano ormai poche all’orizzonte. A parte la sterilizzazione dell’IVA.
In effetti a inizio anno il Governo valutò l’introduzione di questa “sterilizzazione dell’IVA”, che sembrerebbe molto utile per un bilanciamento ideale tra entrate fiscali e portafoglio del consumatore. Eppure, questa proposta non sembra riuscire a mettere d’accordo tutti. Ma forse un motivo c’è.
Sterilizzazione dell’IVA contro il caro carburanti
Quando si parla di sterilizzazione dell’IVA non bisogna confonderla con quella prevista in sede di Manovra di Bilancio.
Se quest’ultima scatta quando il Governo in carica trova le risorse per finanziare le attività del prossimo anno, per quanto riguarda il caro carburanti si prevede invece il “blocco” dell’indotto fiscale proveniente dall’Imposta sul Valore Aggiunto.
Una specie di taglio delle accise? Sì e no.
Taglio delle accise e sterilizzazione dell’IVA: quali sono le differenze
Il taglio delle accise prevede infatti una riduzione dell’aliquota fiscale su tale prodotto, come quella applicata dal Governo Draghi nel 2022. Lo Stato continua ad avere quelle entrate, ma in misura minore a causa dell’aliquota scontata.
Nel caso della sterilizzazione dell’IVA, l’aliquota non viene modificata ma, in caso di aumenti del prezzo, “l’extraprofitto” fiscale non viene incassato dallo Stato. Anzi, come ha spiegato mesi prima il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari (riportato dall’AGI): “se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato guadagna in più di accise Iva viene usato per riabbassare il prezzo“.
In pratica, la sterilizzazione dell’IVA è una forma di compensazione delle entrate: lo Stato incasserà sempre una quota, ma rimarrà fissa. Non andrà ad aumentare se il prezzo dovesse incrementarsi per vari motivi relativi alla composizione del prezzo, invece provvederà a “calmierare” il prezzo finale per venire incontro ai consumatori e al loro portafoglio.
Questa soluzione venne proposta a gennaio 2023 in sede di Decreto Carburanti, seguendo idealmente la proposta elettorale firmata da Fratelli d’Italia di sterilizzare le accise. Alla fine il decreto è diventato legge il 10 marzo, e il Governo ha disposto che in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio, l’introito extra verrà usato per finanziare riduzioni del prezzo. Ma solo se il relativo incremento dell’IVA viene registrato in un quadrimestre di riferimento.
Pro e contro della sterilizzazione dell’IVA
La sterilizzazione dell’IVA ha il vantaggio di evitare un calo delle entrate erariali, come avverrebbe col taglio delle accise. Si conta infatti che tra marzo e dicembre 2022 lo Stato abbia perso con lo sconto ben 9 miliardi di euro, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio. E questo nonostante il prezzo della benzina avesse continuato ad aumentare per tutto l’anno, arrivando anche a oltre 2 euro durante il periodo estivo. Con la sterilizzazione, lo Stato dispone di risorse fiscali extra che potrà dirottare anche per contenere il prezzo stesso della benzina, o lenire eventualmente altri punti “dipendenti” dai rincari del carburante, come la spesa alimentare o i servizi. O addirittura finanziare supporti economici per la popolazione.
Però la proposta non va vista come la panacea di tutti i mali. Anche perché economicamente parlando, la sterilizzazione dell’IVA potrebbe creare un effetto calmierato sul prezzo stesso della benzina, e non sulle accise in sé. Nel precedente tentativo di sterilizzare l’IVA, ad opera del Governo Prodi II, da parte dell’allora ministro dell’Economia Pierluigi Bersani, si valutava di porre un tetto al prezzo intorno ai 71 dollari al barile: oltre questo tetto, scatta la misura di compensazione. Ma il prezzo fisso potrebbe diventare un calmierato permanente, se le oscillazioni non dovessero riportare il prezzo sotto quella quota fissata arbitrariamente. Da qui la proposta di variare la quota secondo verifiche entro intervalli regolari di tempo, ma ciò comporterebbe un importante costo per gli interventi legislativi.
A sua volta la sterilizzazione provocherebbe un appiattimento delle entrate fiscali, un rischio per i servizi e l’amministrazione pubblica, che devono svilupparsi nel tempo e che dovranno affrontare in futuro. Proponendo la sterilizzazione, si rischia così di bloccare ogni futuro aumento necessario delle imposte. A sua volta, questa misura potrebbe risultare “selettiva” davanti ad altri prodotti tendenti alle oscillazioni, come la luce e il gas della bolletta, le cui risorse, come il petrolio, non sono eterne, e meno ce ne saranno e più costeranno nel futuro.
Le soluzioni contro il caro carburanti: l’accisa mobile
Non sembra comunque che la sterilizzazione sia scattata negli ultimi mesi, nonostante le disposizioni del Decreto. A parte la proposta di un potenziale bonus benzina previsto nel Decreto Energia, la proposta più vicina a modificare qualcosa nel prezzo finale sarebbe l’accisa mobile. In pratica, la sterilizzazione delle accise secondo il principio stesso enunciato per l’IVA. Con la differenza che verrà assegnato un effettivo metodo di calcolo per farlo scattare.
In effetti, se col decreto del Governo Prodi, si valutava di farlo scattare con un prezzo fisso, nel Decreto Carburanti non c’era nemmeno un’interpretazione univoca su quale fosse il prezzo da stabilire come tetto: se il prezzo medio dell’ultimo bimestre da calcolare sui mesi solari, o con una media mobile nell’arco dei 60 giorni precedenti. La proposta dell’accisa mobile sarebbe quindi un correttivo interpretativo, dal momento che, con le attuali interpretazioni, nemmeno con i prezzi attuali si potrebbe far scattare la sterilizzazione.
Malgrado tutto, l’idea sola di bloccare l’IVA o le accise con un sistema circolare aveva comunque trovato al tempo un forte sostegno tra le associazioni dei consumatori e tra gli economisti. Ma potrebbe non essere sufficiente. La stessa FAIB (Federazione autonoma italiana benzinai) chiede in un suo comunicato stampa:
Di procedere celermente verso la riforma del comparto, secondo le indicazioni che gli attori della filiera hanno già fornito di ristrutturazione e riqualificazione della rete e di riforma della contrattualistica [mettendo] mano al riassetto fiscale del settore, e contrastando l’ancora evidente evasione e introducendo, in via strutturale, le accise mobili che scatterebbero al superamento di una certa soglia, senza compromettere gli equilibri previsionali di bilancio dello Stato e senza conseguire extragettito a spese dei cittadini.