I conti pubblici italiani sono “alla deriva”. A dirlo è il 51mo Osservatorio trimestrale di Mazziero Research, diffuso oggi. Vediamo perché.
I conti pubblici italiani
Nei primi sette mesi del 2023 lo Stato ha speso 135 miliardi di euro in più di quanto ha incassato: numeri simili a quelli del 2020, in piena pandemia.
La colpa non è di minori entrate tributarie, che anzi sono salite di 21 miliardi rispetto all’anno scorso, bensì di un debito pubblico che ha toccato nuovi massimi: dai 2.757 miliardi di gennaio 2023 ai 2.859 miliardi di luglio.
Le stime sul Pil
L’inflazione sta portando a un carrello della spesa più pesante, con un aumento del valore del commercio al dettaglio ma un calo dei volumi di vendita. La produzione industriale è in discesa, così come il Pil.
Un calo che proseguirà in futuro, tanto che Mazziero Research inoltre ha abbassato la stima del Pil reale (al netto dell’inflazione) dal precedente +0,2% a -0,1% nel 3° trimestre 2023, con una possibile revisione al ribasso. Stima rivista al ribasso anche per l’anno 2023, dal precedente +0,8% a +0,6%, ossia inferiore alla crescita acquisita comunicata da Istat dello 0,7%.
Come sottolineato da Mazziero:
“Certo è una congiuntura internazionale e l’inasprimento dei tassi della Bce non aiuta, ma tutti sanno che nei momenti favorevoli si dovrebbe mettere fieno in cascina per i tempi difficili e questo noi non lo sappiamo fare. Siamo solo campioni nello spendere”.