Tallulah Studio Art presenta una mostra fotografica di un viaggio sociale tra comunità molto diverse tra loro di tre fotografi d’eccezione: Keila Guilarte, Carlo Bevilacqua e Gianluigi di Napoli
Dal 12 al 31 ottobre 2023 alla Galleria Lampo Scalo Farini di Via Valtellina, 5 Milano Tallulah Studio Art in collaborazione con Associazione Formidabile e Galleria Lampo presentano il progetto Everybody Talks, comunità e identità a confronto, una mostra fotografica che riunisce lo straordinario viaggio sociale e lo sguardo su alcune particolari comunità che i tre fotografi Keila Guilarte, Carlo Bevilacqua e Gianluigi Di Napoli hanno messo al centro della propria ricerca visiva.
Gli artisti, accomunati dal desiderio di raccontare storie di culture e di luoghi lontani, si confrontano con il mondo delle comunità e il relativo senso di appartenenza, creando nel suo complesso un reportage di narrazione multiculturale, una fotografia etica che esplora la realtà sociale e le sue identità. Tre sguardi differenti, ricchi di empatia e semplicità, sono messi a confronto in un dialogo di immagini vere e senza filtri.
La locandina della mostra Everybody Talks
Le fotografie di Keila Guilarte sono parte del reportage visivo realizzato tra l’isola di Cuba e il Marocco tra il 2017 e oggi. Keila, da sempre attenta alla tematica dell’identità e dell’appartenenza sociale, presenta dei raffinati scatti artistici in cui persone, usi e costumi si mescolano in immagini in cui la fotografa sembra sbirciare da un buco della serratura su identità e comunità nascoste. Le foto dedicate alle donne delle comunità Maghreb, scattate tra Tafza, Tidli, Marrakech e di Medina, catturano l’essenza della vita quotidiana, la bellezza della sua gente e dei luoghi. Le luci forti e contrastate, i colori e le ombre sono i veri protagonisti di questi scatti emozionanti che raccontano l’identità di un popolo. Accanto a queste immagini scattate in Marocco, ritornano le visioni di Cuba care all’artista in quanto legate alla sua memoria fotografica e alla sua infanzia. Le fotografie in mostra fanno parte di Mi Tierra, il suo primo libro, pubblicato da Silvana Editoriale nel 2022. La fotografa fa entrare lo spettatore, in modo discreto, nell’intimità quotidiana della comunità cubana e nell’inesauribile energia della sua gente, regalando una riflessione su questi luoghi e sulla forte identità della sua popolazione che si conserva nonostante il profondo e doloroso cambiamento culturale.
La fotografa cubana Keila Guilarte
Gli scatti di Carlo Bevilacqua parte come sempre da un’indagine socio-antropologica. Le fotografie in mostra sono un estratto dei vari progetti che l’artista ha realizzato negli ultimi cinque anni in giro per il mondo, alcuni tradotti poi in due meravigliosi libri. La serie di Bevilacqua comprende le fotografie tratte da Utopia, dreaming the impossible, libro edito da Crowdbooks, e Into the silence, Eremiti del terzo millennio, edito da Intento Edizioni, Islam in Cuba, Queer Divine, The third Gender in the Zapotec land, The Irish walking people. Il lavoro di Bevilacqua nasce da un suo viaggio visivo compiuto da fotografo negli ultimi anni dall’India e Singapore, a Cuba, in Messico fino all’isola di Vancouver, attraverso l’Europa e gli Stati Uniti. Bevilacqua esplora il mondo delle “comunità utopiche” contemporanee nel senso più allargato e sociale del termine: comunità alternative, spirituali, artistiche, hippie, ambientaliste. Il lavoro parte dal tentativo di definire il significato di “utopia” oggi. Il suo progetto documenta e cerca di capire come queste comunità si siano evolute e come siano riuscite a sopravvivere alla pressione della cultura più uniformante che domina la società di oggi. La narrazione sulle comunità Queer, ancora molto discriminate in India, in Messico come pure tra i Nativi nord americani, è un altro tema molto sentito dall’artista, le cui fotografie andando oltre la più semplice accezione di identità di genere e scelte sessuali, raccontano, attraverso culture, rituali antichi e religioni, l’identità e la memoria del “terzo genere”.
Lo chapiteau, il grande tendone, è il “cappello” sotto al quale si raccoglie e si muove la tribù eterogenea e variopinta del circo. Qui si è fermato lo sguardo di Gianluigi Di Napoli dando vita a un intenso viaggio visivo che offre allo spettatore la personalità autentica del mondo fantastico circense e dei saltimbanchi. L’artista, attraverso il suo mirino fotografico, racconta il luogo consacrato in cui avviene la messa in atto del rito dello spettacolo, in cui l’identità del corpo è una vera e propria liturgia intesa come elemento unificatore e fondamentale riferimento per vita, crescita e status dei vari gruppi familiari che vi ruotano attorno. Il mondo circense è un organismo vivente, una comunità con una forte identità e appartenenza, i cui elementi vivono a stretto contatto condividendo spazi, gergo, esperienze, forti emozioni e ricordi comuni, potenti vincoli di sangue e di parentele allargate ma paradossalmente circoscritte. I tre lavori presentati in mostra sono sintesi e fulcro della ricerca che l’artista porta avanti da più di dieci anni e da cui sono nati i libri fotografici Circus Life – Everynight, all around the World (edito da Stemmle), e il secondo A Poet in Action, David Larible (edito da Damiani), un’antologia di immagini dedicata al clown più famoso al mondo. Con l’ultimo progetto Nel cuore di Saltimbanco. Viaggio sotto la pelle del Cirque du Soleil, diventato mostra itinerante in Europa di Saltimbanco, l’artista documenta la naturale evoluzione del circo tradizionale e i suoi contrasti, l’ingresso magico e spettacolare degli artisti nella pista sintetica del più famoso gruppo circense del mondo e il silenzio che anima individui che dormono truccati e vestiti con costumi da sogno che, inaspettatamente, si animano da zero a mille in pochissimi secondi per prendere vita su un palco scintillante.
La mostra è organizzata in collaborazione con Formidabile – Giovanni Di Leo, Fabio Lucarelli – Associazione che promuove nuove vitalità urbane attraverso arte, design, moda, nelle aree dismesse di Milano. Gli spazi espositivi che ospitano la mostra sono parte del progetto Lampo, intervento di rigenerazione dell’ex scalo ferroviario Farini, un nuovo progetto di riqualificazione urbana che apre le proprie porte alla città di Milano. Lampo è uno spazio dal DNA verde nato dal recupero di una superficie di 9000 metri quadri al coperto e circa 30.000 metri quadri in esterno, per un totale di 40.000 metri quadri all’interno dello Scalo Farini. Animo milanese e sguardo internazionale: LAMPO mette le proprie radici all’interno dello Scalo Farini, pronto ad accogliere cittadini del mondo. Idee, sguardi e storie diverse si incontrano e si contaminano in nuovi luoghi dentro la città, tra zone co-working, attività culturali e sportive e room abitate da creativi.