Economia

Petrolio, IEA e OPEC ai ferri corti. I motivi della discussione

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Tra l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) e l’OPEC la tensione sale. Da una parte, il Direttore Esecutivo dell’IEA Fatih Birol prevede un possibile picco simultaneo nella domanda di carbone, petrolio e gas nel corso del decennio attuale, uno scenario in linea con gli sforzi globali per la transizione verso fonti energetiche più sostenibili e il decrescente interesse per i combustibili fossili a causa delle preoccupazioni ambientali e climatiche.

Dall’altra, il Segretario Generale dell’OPEC Haitham Al Ghais critica la narrazione dell’IEA, sottolineando che questa potrebbe portare al fallimento del sistema energetico internazionale.

La posizione dell’OPEC e delle compagnie petrolifere

Nel dettaglio, Al Ghais afferma:

Tali narrazioni non fanno altro che portare il sistema energetico globale a fallire, a un caos energetico su una scala potenzialmente senza precedenti, con conseguenze disastrose per le economie e per miliardi di persone in tutto il mondo

Gli amministratori delegati delle più importanti compagnie petrolifere hanno sottolineato la necessità di un duplice approccio; aprire ad una transizione energetica, ma con la sicurezza e il sostegno economico del settore degli idrocarburi.

Come dice Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, che in un’intervista a CNBC ha rivelato:

È molto pericoloso dire che dobbiamo ridurre gli investimenti perché questo è contrario alla transizione. Se gli investimenti petroliferi, quindi l’offerta, diminuiscono e non riescono a soddisfare la domanda, i prezzi aumenteranno, paralizzando l’economia. Bruciare combustibili fossili sta producendo molta CO2, ma non possiamo chiudere tutto e fare affidamento solo sulle rinnovabili.

La tesi dell’IEA

L’IEA ha scritto nel suo rapporto dell’agosto 2023 che la domanda mondiale di petrolio sta raggiungendo livelli record ed è destinata ad aumentare ancora. Afferma che:

Sulla base delle attuali politiche governative e delle tendenze del mercato, la domanda globale di petrolio aumenterà del 6% tra il 2022 e il 2028 per raggiungere 105,7 milioni di barili al giorno. Nonostante questo aumento cumulativo, si prevede che la crescita annuale della domanda diminuirà da 2,4 milioni quest’anno a soli 0,4 nel 2028, mettendo in vista un picco della domanda

L’IEA ha inoltre delineato la sua tabella di marcia per l’obiettivo zero emissioni entro il 2050, calcolando che la domanda mondiale di petrolio dovrebbe scendere a 77 milioni di barili al giorno entro il 2030 e a 24 milioni di barili al giorno entro il 2050.

La domanda globale di carbone è sempre stata alta negli ultimi dieci anni. Ma ora, secondo Birol, in un editoriale del Financial Times:

È destinato a raggiungere il picco nei prossimi anni, con i grandi investimenti che si prosciugano al di fuori della Cina mentre il solare e l’eolico dominano l’espansione dei sistemi elettrici. Anche in Cina, il più grande consumatore di carbone al mondo, l’impressionante crescita delle energie rinnovabili e dell’energia nucleare, insieme a un’economia più lenta, indicano presto una diminuzione dell’uso del carbone.

Le ultime proiezioni dell’IEA mostrano che la crescita dei veicoli elettrici in tutto il mondo è ormai avviata e aumenterà nei prossimi anni, soprattutto in Cina. La domanda di petrolio è dunque destinata a raggiungere il picco prima del 2030. Anche gli autobus elettrici e i veicoli a due e tre ruote sono in aumento. Sempre Bilal afferma:

L’“età dell’oro del gas”, come era stata chiamata nel 2011, si sta avvicinando alla fine, con la domanda nelle economie avanzate destinata a diminuire entro la fine di questo decennio. Questo è il risultato del fatto che le energie rinnovabili superano sempre più il gas nella produzione di elettricità, dell’aumento delle pompe di calore e dell’accelerato allontanamento dell’Europa dal gas in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

Qualche giorno fa, l’IEA aveva parlato di investimenti nella transizione energetica, che devono aumentare in modo significativo raggiungendo fino a 4.500 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, uno sforzo necessario per contrastare il riscaldamento globale. L’IEA ha sottolineato anche la necessità di ridurre il consumo di petrolio, carbone e metano del 25%.

Il raggiungimento sempre più difficile delle emissioni zero nel 2050

Queste raccomandazioni fanno parte dell’aggiornamento della “Net Zero Roadmap” dell’IEA, che stabilisce le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 e limitare l’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo. Questo obiettivo rappresenta la soglia più ambiziosa dell’Accordo di Parigi del 2015, che raccomanda di mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi Celsius.

Tuttavia, la realizzazione di questo obiettivo è considerata sempre più difficile da raggiungere da parte di molti scienziati, dato che la temperatura media globale è già salita di almeno 1,2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. La World Meteorological Organization ritiene probabili superamenti temporanei dell’obiettivo di 1,5 gradi nei prossimi cinque anni. La necessità di investimenti massicci nella transizione energetica e di ridurre drasticamente l’uso di combustibili fossili è cruciale per affrontare la sfida del cambiamento climatico e limitare i danni futuri.

Il caso del Brent vicino ai 100 dollari

Ai problemi legati alla domanda di petrolio nel mondo, c’è anche quello del prezzo a barile. Il petrolio Brent negli ultimi giorni si è avvicinato alla soglia psicologica dei 100 dollari al barile (soglia oltrepassata nell’agosto dello scorso anno, quando il prezzo aveva raggiunto i 115 dollari al barile a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina).

Le recenti fluttuazioni nel mercato del petrolio sono il risultato di una lotta per la dominanza nel settore petrolifero. Da un lato, la domanda globale in lenta ripresa, a causa della ripresa post-Covid che procede a rilento in Cina e degli impatti dell’invasione dell’Ucraina, ha spinto al ribasso i prezzi internazionali. Dall’altro lato, eventi geopolitici come l’incertezza legata alla guerra in Ucraina e decisioni politiche come i tagli alla produzione da parte dell’OPEC hanno spinto i prezzi verso l’alto.

Variabile importante spesso trascurata è il crollo delle riserve strategiche statunitensi di petrolio, che hanno raggiunto i minimi dal 1982, un cambiamento innescato dalla più grande immissione di scorte strategiche nel mercato avvenuta nella seconda metà del 2021.