La situazione attuale non è delle migliori, o almeno così la percepiscono gli investitori in Italia. Volatilità e incertezza del mercato che influenzano le scelte di investimento degli investitori (nazionali e non). In particolare, per i clienti del wealth management le decisioni finanziarie sono più complesse e sale la percezione di non avere una buona consapevolezza finanziaria.
Va anche detto che a livello nazionale gli investitori ora sono oculati, ora intraprendenti. Un’eterogeneità di soggetti che può diventare un problema per gli stessi operatori finanziari, che devono anche fronteggiare le esigenze della propria clientela, e anche alle responsabilità.
Wealth Management, una gestione finanziaria sempre più complicata
Prendendo come riferimento il recente EY Global Wealth Research Report, si ha davanti uno scenario finanziario percepito come complicato, instabile, volitivo. Così lo interpreta oltre la metà degli italiani, il 57%, contro il 48% a livello europeo. Tra quelli più timorosi (72%) ci sono quelli della Generazione X, ovvero quella nata tra il 1965 e il 1980, mentre solo il 39% ha paura tra i Millenial, ovvero quelli nati tra il 1981 e il 1996. Paradossalmente, la paura stimola gli investimenti: il 56% dei Gen X vuole comunque fare investimenti più rischiosi, mentre Millenials (39%) e Baby Boomer (22%) risultano più cauti. È comunque uno scenario che punta all’investimento oculato, almeno in Italia. Solo il 52% degli investitori italiani si sente pronto preparato ad affrontare le sfide del mercato odierno, contro il 62% a livello europeo.
Ma perché questi timori? Sembrerebbe per via dello scenario visto negli ultimi anni, tra pandemie e crisi energetiche e geopolitiche. Come segnala lo stesso Giovanni Andrea Incarnato, EY Italy Wealth & Asset Management Leader, gli investitori hanno superato lo shock, ma “[…] le incertezze dovute all’attuale policrisi e alla volatilità dei mercati fanno sentire i risparmiatori più incerti e meno preparati rispetto alle decisioni d’investimento più complesse e, quindi, più ricettivi a consigli e indicazioni.”.
In poche parole, l’investitore italiano si sente più bisognoso di cure a livello di gestione della ricchezza. Sempre il report segnala come il 42% degli intervistati abbia ridotto gli investimenti rischiosi, di contro arriva al 52% chi richiede una consulenza finanziaria con tanto di pianificazione finanziaria. Il mercato degli investimenti s’è fatto sempre più complesso e intricato, per questo serve l’esperienza di un professionista come il Wealth Manager, anche per prodotti assicurativi base, come l’RCA, i cui prezzi sono aumentati per vari motivi. Davanti a tutto questo, però, l’Italia rimane un porto sicuro.
Il ruolo dell’Italia nel Wealth Management
Gli investitori italiani sono ora timorosi, ora intraprendenti. Un paradosso che però si può spiegare col fatto che ad oggi in Italia, il settore della gestione patrimoniale rimane uno dei mercati più interessanti su cui puntare. In un recente studio di Oxford Risk, l’Italia ha una delle più alte cifre di ricchezza mediana (112.000 dollari), con circa 1.413.000 milionari tra gli investitori (1.672.000 entro il 2026).
La forza dell’Italia è anche per il fatto di puntare sempre di più alla professionalità degli operatori finanziari. Non a caso, secondo il report, c’è molto interesse nel miglioramento degli strumenti di finanza comportamentale, necessari per conoscere l’investitore e per indirizzare al meglio gli investimenti, anche in titoli intraprendenti. Solo in Europa 3 su 4 delle principali SGR (Società di Gestione del Risparmio) vogliono puntare sulla finanza comportamentale, così da gestire al meglio il loro patrimonio in possesso, di circa 327 miliardi di euro.
Ma perché gli italiani dovrebbero affidarsi ad un consulente? L’EY Global Wealth Research riporta un 40% di italiani interessati non solo all’offerta, ma anche alla performance di prodotti e servizi. In particolar modo per i nuovi provider di servizi di investimento come Fintech, per cui si prevede una crescita delle richieste fino al 25% entro il 2027. A questo si aggiunge anche l’avere accesso a ricerche di mercato personalizzate e ad un ampio range di prodotti (33%). Il consulente finanziario deve essere un Wealth Manager che garantisca professionalità e personalizzazione nei confronti del proprio cliente.
Le nuove sfide per i Wealth Manager
Nonostante la situazione gestibile, si aprono pertanto sfide importanti per gli operatori, tra cui le nuove soluzioni digital per l’apertura di rapporti finanziari e di investimenti. Ancora oggi il 61% degli italiani predilige il face-to-face, ma solo all’inizio: è compito del Wealth Manager avere a disposizione strumenti digitali validi per poter avere la situazione aggiornata del cliente in tempo reale.
Ma non tanto per il rapporto col cliente, quanto per il monitoraggio del proprio profilo finanziario: l’82% degli investitori di tutte le fasce di età richiede questa cura per i propri investimenti. E non solo per valutare le performance dei prodotti, quanto per la strutturazione del proprio portafoglio. Ne va anche della soddisfazione del cliente, altra sfida centrale per il consulente, specie con tutti i vari fallimenti bancari e le cattive gestioni dei patrimoni. Ma se il servizio alla clientela per i settori bancari e assicurativi è soddisfacente, non lo è per quanto concerne l’educazione finanziaria e i servizi di conciergerie o di lusso.
Da qui anche la necessità di maggior trasparenza per garantire fiducia e sicurezza nei confronti del cliente, anche tramite l’utilizzo di nuove tecnologie e soluzioni digitali che rendano più efficiente la gestione della posizione. Anche ricorrendo all’Intelligenza Artificiale, come già in uso in diverse realtà SGR di alto profilo, come la JPMorgan Chase.