Le diseguaglianze aumentano anche quest’anno, soprattutto per quanto riguarda la spesa familiare. Però da quel che emerge nel nuovo Report sui Consumi delle Famiglie ISTAT 2022, la diseguaglianza più marcata si riscontra in un trend specifico, quello delle famiglie composte da imprenditori e liberi professionisti.
Hanno le spese più alte, e anche quest’anno si conferma il gap rispetto alle famiglie “normali”. Ma nel 2022 si registrano anche delle tendenze particolari per questa categoria, che potrebbero essere indicatori di un andamento non troppo positivo per quanto riguarda la situazione economica delle famiglie italiane. Anche il Codacons teme il peggio.
ISTAT, più marcate le diseguaglianze tra imprenditori e non
La spesa familiare cresce a seconda non solo della condizione economica, ma anche del proprio ruolo lavorativo. Come ribadito dal report ISTAT per il 2022, la condizione professionale della Persona di Riferimento della famiglia (PR) è alla chiave di una minor o maggior capacità di spesa. Non a caso, le diseguaglianze più forti si registrano in questo ambito. La persona di riferimento, se imprenditore o libero professionista, garantisce una spesa mensile intorno ai 4.084 euro mensili. È il livello più alto mai registrato nel report, per quanto riguardano le famiglie, seconde solo a quelle con dirigenti o impiegati.
Questi ultimi, grazie alla loro posizione di dirigente, quadro o impiegato, permettono una spesa media mensile pari a 3.302 euro. Il gap è decisamente più marcato se si mette in comparazione le famiglie imprenditoriali con quelle di famiglie aventi PR in cerca di occupazione o con persona di riferimento inattiva ma non ritirata dal lavoro. Nel primo caso, la spesa familiare è di 1.882 euro mensili, mentre nel secondo caso ci si avvicina ai 1.895 euro. Non ci sono infatti forti diseguaglianze tra queste ultime categorie, ma è bene ricordare che a livello nazionale,
“[…] nel 2022, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.625 euro in valori correnti.“.
Nonostante la forte deviazione dalla media, anche le famiglie imprenditoriali hanno subìto degli aumenti nella spesa mensile al pari di chi è in cerca di occupazione. I livelli sono infatti simili: un aumento del 15,6% nelle famiglie aventi come persona di riferimento un imprenditore o un libero professionista; e un aumento del 13,7% per quelle con persona in cerca di occupazione. Soltanto chi ha un’occupazione indipendente, ma diversa dagli altri casi, ha goduto di un aumento più contenuto, pari al 9,5%.
La spesa si differenza tra lavoro ed età
In linea con lavoro, anche un livello di istruzione alto può permettere una spesa più ricca in famiglia. Sempre l’ISTAT certifica come al crescere del livello di istruzione della persona di riferimento “[…] migliora la condizione economica e, di conseguenza, il livello di spesa“. Si va infatti dai 1.722 euro mensili con persona di riferimento avente la licenza elementare fino ai 3.655 euro nel caso delle famiglie col soggetto responsabile dotato di laurea o titolo di studio post-laurea.
Ma in tutti i casi, la spesa è diventata più pesante per tutti, soprattutto per le famiglie con persona di riferimento in possesso della laurea o di titolo post-laurea: l’aumento è del 10,7%, contro l’8,7% della media nazionale. Sembrerebbe sia dovuto alla maggior spesa in beni e servizi non alimentari: 86% in più rispetto al 2021, quasi 5 punti in più rispetto alla media nazionale.
Anche a livello di età la spesa è suscettibile di variazioni. La spesa nel 2022 è cresciuta soprattutto per le famiglie di età adulta (ovvero tra i 35 e i 64 anni d’età), per un totale di 16,9 punti percentuali in più rispetto al 2021. Poco meno le famiglie composte da persone giovani (ovvero tra i 18 e i 34 anni d’età), con un aumento del 13,2%. Nel caso di coppie con un figlio, la crescita è leggermente inferiore, pari al 10,4%.
Andando nel dettaglio, la voce Alimentari e bevande analcoliche pesa soprattutto tra le famiglie composte da una coppia con tre o più figli, arrivando a coprire il 21,8% della spesa totale. Tale voce arriva a occupare solo il 13,4% tra le coppie senza figli con persona di riferimento di 18-34 anni. Nel caso di Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili il peso è più percepito tra le persone anziane sole (50,7%), meno per le coppie con tre o più figli (29,4%).
Continua il divario territoriale
Anche quest’anno, come purtroppo gli anni precedenti, viene confermato dall’ISTAT il gap territoriale dei consumi. Quasi un appuntamento fisso ogni anno, anche per il 2022, l’incremento delle spese è più evidente nelle zone del Nord-ovest (2.900 euro), con dati simili nel Centro (2.795 euro), “mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.196 euro) e nel Sud (2.118 euro).“. Si conferma quest’anno un gap territoriale di circa 782 euro tra spese al Nord e al Sud, e cioè il 36,9% in più. Come nel report del 2021, in Trentino-Alto Adige e Lombardia si registra la spesa media più alta, rispettivamente di 3.466 euro e 3.051 euro.
A conti fatti, l’immagine dell’Italia che si registra da parte dell’Istituto Nazionale non è troppo dissimile da quella dell’anno precedente. Anche se per il Codacons, nella figura del presidente Carlo Rienzi, vale come campanello d’allarme per la situazione gravosa in cui si trovano le famiglie:
“Ancora una volta i numeri dell’Istat dimostrano le gravi disuguaglianze esistenti nel nostro Paese, sia a livello territoriale, sia a livello di reddito. Il caro-prezzi ha costretto le famiglie meno abbienti a tagliare i consumi in termini reali del 2,5%, mentre i nuclei più ricchi non hanno subito le conseguenze dell’inflazione e hanno aumentato la spesa del +1,8%. Dati su cui il Governo farebbe bene a riflettere al fine di adottare le misure più efficaci per sostenere potere d’acquisto e consumi delle famiglie italiane”