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Agenda 2030, l’Italia è indietro. E Visco chiama a rapporto gli istituti finanziari

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“L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione europea ed è membro del G7. Al di là dei ruoli formali, un grande paese si caratterizza anche per il rispetto degli impegni che assume nei consessi internazionali e per la continuità dell’azione politica attraverso la quale cerca di conseguire quegli obiettivi che ha liberamente scelto di raggiungere”.

Si apre con queste parole il rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”, l’ottavo della serie, redatto dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Un aggiornamento utile a valutare l’avanzamento dell’Italia, dei suoi territori e dell’Unione europea verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu e gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro modello di sviluppo.

Purtroppo l’Italia deve fare ancora molta strada, dato che, a metà del percorso verso il raggiungimento dell’Agenda, sta affrontando ritardi che potrebbero mettere a rischio gli impegni assunti.

Intervenuto durante la presentazione, il governatore uscente della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha affermato che c’è molto lavoro ancora da fare e che gli istituti finanziari possono fare molto per la sostenibilità ambientale.

Visco: “Le istituzioni finanziarie avranno un ruolo cruciale”

Nel dettaglio, Visco ha affermato:

In questa sfida, un ruolo cruciale sarà quello delle istituzioni finanziarie internazionali, che possono agevolare la realizzazione di progetti che conciliano politiche di sviluppo con misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, migliorando le condizioni generali necessarie ad attrarre i capitali privati e accrescendo le possibilità di partnership pubblico-privato. C’è molto lavoro a riguardo e il successo del processo di transizione chiamerà in causa il sistema finanziario per convogliare le risorse pubbliche e private verso questi investimenti.

Il governatore della Banca d’Italia ha inoltre sottolineato che Stati Uniti, Cina e Unione europea oggi sono responsabili di circa la metà delle emissioni totali di gas serra, ed è per questo che per loro la transizione sarà più complessa:

Questa quota andrà a diminuire grazie all’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, ma anche perché la maggior parte della crescita futura di queste emissioni proverrà dalle economie emergenti. Per questi Paesi la sfida della transizione sarà particolarmente complessa, dovendo conciliare la crescente sete di energia con il progressivo abbandono delle fonti fossili, in particolare il carbone”.

Quali sono gli obiettivi da seguire e in quali l’Italia è indietro

Gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS per l’Italia mostrano peggioramenti in  molti degli obiettivi. Tra questi ci sono quelli per la povertà, i sistemi idrici e sociosanitari, la qualità degli ecosistemi terrestri e marini, la governance e la partnership.

Vi è invece una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo, alle disuguaglianze e alle città sostenibili, mentre per gli altri otto obiettivi i miglioramenti ci sono, ma inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute e l’economia circolare, per i quali l’aumento è leggermente superiore.

Sugli obiettivi dove l’Italia sta arretrando, il primo, che riguarda la riduzione della povertà, ha mostrato alcuni segnali positivi tra il 2015 e il 2019, ma la situazione generale rimane peggiore rispetto al 2010. Nel 2020, a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata al 9,4%, coinvolgendo quasi due milioni di famiglie.

Per quanto riguarda l’accesso all’acqua pulita e servizi igienico-sanitari, nel 2022 il 9,7% delle famiglie non ha un accesso continuo all’acqua, e solo il 57,8% dell’acqua immessa in rete è effettivamente erogata agli utenti, peggiorando rispetto al 2014. Il Goal 14, relativo alla vita sott’acqua, è preoccupante poiché l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato, con un aumento del 34,5% nell’attività di pesca tra il 2010 e il 2018.

Anche quello che si riferisce alla vita sulla terra presenta problemi, con l’espansione dell’asfalto e del cemento che continua a incidere sul territorio. Nel 2021, il 7,1% del suolo è stato impermeabilizzato da coperture artificiali, e il 41,7% dei fiumi e laghi ha uno stato ecologico non buono.

Quali altri paesi sono indietro dagli obiettivi dell’Agenda 2030

Negli ultimi otto anni, l’Italia non ha adottato con convinzione e determinazione l’Agenda 2030 come guida per raggiungere uno sviluppo completamente sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale.

Il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, nello spiegare i motivi di questi ritardi, punta il dito contro le forze di Governo che si sono alternate in questi anni:

Quello che è mancato è stato un impegno esplicito, corale e coerente da parte di tutta la società, di tutto il mondo delle imprese e di tutte le forze politiche che si sono alternate alla guida del Governo per trasformare il nostro Paese all’insegna della sostenibilità

L’Italia non è l’unica a trovarsi lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030. Secondo le Nazioni Unite, solo nel 12% dei casi si sta procedendo nella giusta direzione per raggiungere gli obiettivi stabiliti. Più della metà dei paesi è “moderatamente o gravemente fuori strada,” e circa il 30% non ha fatto alcun progresso o addirittura è in una situazione peggiore rispetto al 2015. Questi dati rivelano la sfida globale che rappresenta il perseguimento dei traguardi dell’Agenda 2030 e la necessità di un rapido cambiamento nelle politiche pubbliche a livello internazionale per recuperare il terreno perduto in materia di sviluppo sostenibile.