La DR Automobiles si ritrova sotto indagine dell’Antitrust. Come riportato da un recente comunicato dell’Agenzia, l’azienda avrebbe tenuto una condotta illecita per quanto riguarda la promozione e la vendita di alcune sue vetture, andando contro a quanto previsto dal Codice del Consumo.
L’accusa si muoverebbe sul fatto che le informazioni rilasciate dalla DR Automobiles parlerebbero di una produzione sita in Italia, quando in realtà, secondo l’Antitrust, risulterebbe in Cina. Una prova dell’incidenza che sta avendo sempre di più il mercato cinese delle auto elettriche? In effetti da tempo l’automotive europeo sta avendo difficoltà a causa della concorrenza cinese.
DR Automobiles, per l’Antitrust la produzione è in Cina
Stando a quanto dichiarato dall’Antitrust in un suo recente comunicato, i marchi DR ed EVO della DR Automobiles non sarebbero prodotti in Italia, ma in Cina. In pratica per l’Autorità la società “[…] avrebbe fornito informazioni ingannevoli riguardo al luogo di produzione degli autoveicoli”. Andrebbe così a violare quanto stabilito dall’articolo 22 del Codice del Consumo, che prevede come “[…] un’omissione ingannevole quando un professionista occulta o presenta in modo oscuro, incomprensibile, ambiguo o intempestivo le informazioni rilevanti“.
Per l’Antitrust, ci sarebbe stata da parte della DR Automobiles una serie di condotte illecite durante la promozione e la vendita delle autovetture a marchio DR ed EVO. Tramite il sito aziendale, le campagne pubblicitarie online e i mass media, l’azienda “in alcuni casi ometterebbe informazioni rilevanti sulla loro origine, lasciando intendere che siano prodotti interamente in Italia, mentre si tratterebbe di veicoli di produzione cinese.“.
Un’accusa grave per l’azienda, anche se al momento non ha voluto lasciare alcun comunicato in merito alle accuse dell’Antitrust. Sarebbe comunque una prova del fatto che sempre di più il Dragone sta diventando una meta preziosa per il settore automobilistico, nonché un concorrente molto potente per l’automotive europeo. In effetti, il suo impatto in Europa è sempre più forte.
Auto elettriche cinesi, l’8% del mercato europeo
La Cina è sempre più allettante per la produzione dell’elettrico. E questo per vari motivi: costi più contenuti, sussidi governativi, maggior controllo della catena di approvvigionamento, e molto altro. Si conti che, stando ad una ricerca della Jato Dynamics, pubblicata su Reuters, nel 2022 “[…] il costo medio di un veicolo elettrico cinese è stato inferiore a 32mila euro, contro i circa 56mila d quelli europei.”. Un prezzo non molto concorrenziale, infatti da tempo la Cina è sotto l’occhio della Commissione UE per pratiche di dumping.
Ma la forza della Cina è anche nella sua capacità di avere maggior controllo delle risorse, basti pensare alle miniere di materie rare necessarie per le batterie delle auto elettriche. La Cina da sola rappresenta il 76 % della capacità di produzione mondiale di batterie ad esempio, mentre l’Ue (come gli Usa) è ferma al 7%. Grazie a questo, e anche ai costi contenuti, “[…]i produttori cinesi di veicoli elettrici avrebbero un vantaggio di costo di circa il 20% rispetto a rivali come Tesla.“. E parliamo del primo marchio mondiale in vendita di auto elettriche, secondo Statista: 8,6% del mercato, contro gli 8,3% di BMW e Volkswagen.
L’incidenza nel mercato europeo delle auto cinesi è tale che in tre anni è quadruplicato, passando dal 4% del 2021 all’odierno 8%, secondo la società di consulenza automobilistica Inovev nel report “Will European carmakers still be in China in 2030?“. Nel solo 2023 i produttori cinesi hanno visto aumentare le vendite del 55%, arrivando a 820mila veicoli in tra gennaio e luglio. Di contro, Volkswagen ha dovuto subire un rallentamento delle vendite. E questo oggi, ma col bando UE dal 2035, la crescita del settore elettrico sarà esponenziale. Secondo Statista, “[…] si prevede che le vendite di unità di mercato dei veicoli elettrici raggiungeranno i 4,83 milioni di veicoli nel 2028.”. E a livello internazionale già oggi la Cina è praticamente leader nel settore, con oltre 292 miliardi di dollari ricavati nel 2023.
Gli effetti sul mercato europeo
Se l’automotive elettrico non sviluppa un proprio sistema che possa tenere testa alla Cina, episodi come quello della Volkswagen non saranno isolati. Anche perché la Cina ha ormai raggiunto una potenza di fuoco inimmaginabile, se si conta che nel 2022 l’export cinese dell’elettrico era arrivato a quota 1 milione. Quota ampiamente superata ad agosto 2023, come riporta Reuters. Addirittura, secondo il think tank statunitense Center for Strategic and Internal Studies, nel 2022 il 35% di tutte le auto elettriche esportate proveniva dalla Cina.
Il risultato per l’Europa è in un calo delle vendite, e quini nel rischio di dover licenziare dipendenti, come dovrebbe accadere per lo stabilimento di Zwickau, uno degli hub della produzione elettrica della Volkswagen. Prima 269 dipendenti, senza più rinnovo contrattuale, e ora si teme per altri 2.000 dipendenti, su uno stabilimento di oltre 10.000 persone specializzate nella produzione di auto elettriche. Auto che si vendono alla grande in Germania: secondo l’Autorità federale dei trasporti automobilistici tedesca (KBA), circa il 32% di tutte le nuove auto immatricolate sono elettriche. Ma non tutte tedesche, bensì cinesi.