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Rischi climatici, poche le aziende assicurate. Il rapporto Ivass

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Il rischio climatico costituisce una minaccia sempre più crescente. In occasione della Giornata dell’Educazione Assicurativa sul legame tra il rischio climatico e l’agricoltura, l’Istituto per la Vigilanza delle Assicurazioni (Ivass) ha pubblicato il Rapporto 2023 sui Rischi da Catastrofi Naturali e di Sostenibilità, dove sono emersi anche alcuni dati preoccupanti sulla connessione tra rischi climatici ed economia.

I dati del rapporto, perché non ci si assicura per i rischi climatici?

Ad esempio, i dati fino al 2021 rivelano che solo il 6% delle aziende agricole e il 10% della superficie coltivata sono assicurate contro rischi e intemperie. Questa disparità è evidente su scala nazionale, poiché la maggior parte delle aziende agricole si trova nel Sud, ma il 79% delle aziende assicurate si concentra nel Nord. La mancanza di copertura assicurativa per gli eventi climatici sta diventando sempre più un problema condiviso, non limitandosi più a una questione di scelte individuali.

Secondo l’Ivass, le ragioni di questo divario sono varie. In primo luogo, c’è spesso una sottovalutazione del rischio da parte degli agricoltori, che possono percepire le polizze assicurative come costose e complesse. Inoltre, c’è l’aspettativa che il governo intervenga dopo un evento dannoso, il che può contribuire a una riduzione dell’interesse per l’assicurazione privata.

Così, questo ciclo vizioso si autoalimenta: sale la possibilità che un evento climatico avvenga, il che porta le compagnie a incrementare i costi delle polizze e spingere molti imprenditori a rinunciare all’assicurazione. L’assicurazione privata, se ben gestita ed efficiente, può offrire una copertura sicura e personalizzata, in linea con il danno effettivamente subito da ciascun individuo o impresa.

Questo lo ha spiegato bene il presidente dell’Ivass Federico Signorini:

La presenza di forti esternalità è un motivo strettamente economico per considerare la sotto-assicurazione dei rischi catastrofali una questione di interesse pubblico e giustifica la cooperazione tra pubblico e privato. La maggiore prontezza e granularità del ristoro assicurativo rispetto a quello basato su provvedimenti pubblici generali ex-post dovrebbe ridurre le conseguenze economiche di un evento calamitoso. C’è evidenza che dove è maggiore l’incidenza dell’assicurazione del rischio contro la calamità, minori e più brevi sono le conseguenze del suo verificarsi sul prodotto e sulla crescita aggregata

Investimenti sostenibili, 73 compagnie hanno adottato misure

L’indagine ha coinvolto le 94 imprese vigilate da Ivass, che gestiscono tutte le operazioni di sottoscrizione dei rischi climatici nell’ambito del settore assicurativo italiano.

Lo scopo di questa indagine è stato duplice. Da un lato, valutare il rischio di sostenibilità ESG, connesso a fattori ambientali, sociali o di governance che, se si verificano, possono avere un impatto negativo sul valore degli investimenti. Dall’altro, l’indagine ha esaminato gli investimenti che possono essere considerati ecosostenibili delle compagnie assicurative italiane.

Per il rapporto, 73 di queste hanno dichiarato di aver già adottato strategie di investimento o di sottoscrizione che integrano i fattori ESG, mentre altre 12 compagnie hanno pianificato di farlo. Le compagnie che finora non hanno intrapreso azioni in questa direzione sono principalmente di piccole dimensioni e spesso specializzate in settori specifici del business assicurativo.

Protezione da rischi climatici: i dati di mercato

Nel 2021, la raccolta premi per i rischi climatici è ammontato a 2,1 miliardi di euro, rappresentando il 6% del totale dei rami danni. La copertura per il rischio sismico ha raggiunto i 0,4 miliardi di euro, costituendo l’1% della raccolta premi complessiva.

La grandine è emersa come il principale rischio climatico in termini di raccolta premi, con 1,2 miliardi di euro, pari al 57% dei premi destinati a coprire rischi climatici. Seguono i premi per le tempeste, con 619 milioni di euro, rappresentanti il 30% dei premi totali, e per le inondazioni, con 261 milioni di euro, pari al 13% del totale.

Negli ultimi tre anni (dal 2019 al 2021), gli oneri derivanti dai sinistri causati da rischi climatici sono aumentati di circa il 30%, raggiungendo i 440 milioni di euro, mentre la raccolta assicurativa è rimasta stabile, passando da 1,9 miliardi a 2,1 miliardi in questo periodo.

A causa dell’aggravarsi degli impatti causati da eventi climatici estremi in Italia, le compagnie prevedono un aumento dell’attività di sottoscrizione nei prossimi cinque anni, accompagnato da un probabile aumento delle tariffe assicurative.