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Pianificazione finanziaria: Gen Z guarda al risparmio, tra chi investe solo il 20% sa valutare i rischi

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In un momento storico in cui l’inflazione erode i risparmi, guardare agli investimenti può essere un valido aiuto. Eppure a livello di pianificazione finanziaria non tutti la pensano e ovviamente agiscono allo stesso modo. Secondo i dati della recente indagine promossa da Esdebitami Retake e condotta da Nomisma, quasi 9 ragazzi su 10 predilige il risparmio, mentre solo il 10% si dedica a qualche forma di investimento.

Il motivo sembra dettato dalle conoscenze economico-finanziarie della Generazione Z, derivanti non da studi o internet, ma dalla famiglia. “La fotografia scattata dall’indagine Nomisma evidenzia una mancanza di consapevolezza delle dinamiche finanziarie molto diffusa tra i più giovani, ma anche in seno alle loro famiglie di origine“, commenta Luigi Ursino, presidente di Esdebitami Retake.

E se si aggiungono anche il binomio scarsi redditi e spese molto elevate, la situazione economica della Gen Z non appare affatto florida.

Pianificazione finanziaria, Gen Z punta al risparmio

La pianificazione finanziaria è oggi più che mai cruciale per garantire una certa solidità economica, soprattutto con l’inflazione che erode risparmi e potere d’acquisto. Tra i punti chiave di una buona pianificazione ci sono gli investimenti, ma non tutti sostengono questa idea. Come ad esempio quelli che appartengono alla Generazione Z. Ma quali sono le abitudini di spesa e conoscenze finanziarie dei giovani tra i 18 e i 25 anni?

Si parte da un dato importante: l’87% dei ragazzi attua azioni di risparmio, ovvero il semplice accumulo di capitale senza la scelta di alcuna soluzione di investimento. Di contro, chi si dedica a qualche forma di investimento sono solo il 10%. C’è però sul tavolo la questione delle scarse conoscenze in ambito finanziario. La ricerca sottolinea come quelle della Gen Z derivino principalmente dalla famiglia, di circa il 40%. Superiore quindi a quelle condotte in autonomia su internet (33%), o derivanti dal proprio percorso di studi (22%) o dai social network (21%).

Insomma, sembra che valga la frase “la famiglia viene prima di tutto”, perfino delle banche e dei consulenti finanziari. A meno che i familiari non siano addetti al settore, difficilmente possono garantire la giusta conoscenza e competenza per gli investimenti, e sui rischi inevitabili. Non a caso l’indagine segnala come, per i giovani investitori, vengano privilegiati prodotti tradizionalmente più sicuri (buoni postali, libretti di risparmio, conti deposito…). E questo a danno di soluzioni quali fondi comuni, Etf e azioni. Curiosamente, in oltre 2 casi su 10, emerge una propensione a investire in prodotti alternativi come le criptovalute. E questo davanti al fatto che solo 2 persone su 10, tra quelle con esperienze di investimento, sappia valutare correttamente i rischi.

Generazione Z, tra redditi bassi e spese (spesso) eccessive

Oltre alla famiglia, ci sono anche altri aspetti da considerare nella propensione al risparmio della cosiddetta Generazione Z. Come ad esempio la disponibilità finanziaria. Secondo il sondaggio, “[…] 8 su 10 abbiano avuto negli ultimi 12 mesi denaro da gestire in autonomia.“. L’entrata media è stimata attorno agli 842 euro, ma non arriva nella maggior parte dei casi dal solo stipendio. Nel 57% dei casi sono proventi da attività lavorativa, ma per un buon 37% sono regali ricevuti, e circa il 30-32% da una “paghetta” o comunque da somme di denaro date all’occorrenza dalla famiglia. Quindi quasi la metà dei redditi sono occasionali, e dettati anche dalla fortuna, se si conta che il 12% degli intervistati “[…] dichiara di ricavare guadagni da vincite a scommesse, giochi e lotterie.“.

Oltre al denaro non sempre garantito, c’è la questione lavoro. Meno del 40% dei ragazzi ha un’occupazione lavorativa più o meno stabile, di conseguenza nel complesso resta elevato il supporto da parte della famiglia nella copertura delle spese mensili: ben il 62% di chi lavora e il 72% di chi non lavora non riesce infatti a far fronte alle spese mensili, anche per una frequente difficoltà a gestire in modo consapevole l’equilibrio tra risorse disponibili e spese.

Da segnalare anche la tipologia di spese. Oltre alle spese per consumi domestici, segnalati dal 48% degli intervistati, ben il 42% mette tra le proprie spese i servizi di ristorazione, e il 40% spese relative ad abbigliamento, calzature e accessori, così come per il 33% degli intervistati il tempo libero. Nel caso di spese di trasporto, solo il 30% degli intervistati le cita, così come per il 25% le spese per bollette e utenze.

E non sempre vengono controllate a dovere: “[…] solo il 43% dei ragazzi tra i 18 ai 22 anni tiene traccia in maniera continuativa di tutte le spese sostenute“. Per quanto riguarda le spese consistenti, l’attenzione è da parte del 45%-50% degli intervistati, percentuale che varia tra i 23 e 25enni. Come principale mezzo di tracciamento, per il 35% dei casi, è l’annotazione sul telefono, seguita dalle app dedicate (32%), e dal diario (18%).

Un mancato controllo delle finanze rischia di far lievitare i debiti. Se il 35% degli intervistati ha in corso almeno una posizione debitoria (mutuo, prestiti finalizzati, dilazioni di pagamento BNPL…), il 13% non è riuscito a pagare le rate. Il motivo degli acquisti rateizzati, o con strumenti come il fortunato BNPL, secondo l’indagine, “[…] è riconducibile prevalentemente alla necessità di ridurre le uscite mensili e spalmare nel tempo il peso di una spesa a fronte di una liquidità non sufficiente.”.

Una generazione più affettiva 

Oltre ad un reddito abbastanza contenuto e alla necessità di ricorrere a soluzioni rateali, a colpire è la necessità di sicurezza. Non solo nella ricerca, almeno per i (pochi) investitori appartenenti alla Generazione Z, più improntati a prodotti “tradizionali” come il buono postale o il libretto di risparmio, quanto nella consultazione finanziaria. E non cercando figure professionali o esperte, ma chiedendo consiglio a chi è più vicino, come la famiglia.

Riprendendo il discorso di Nicola Ferrigni, Professore associato di sociologia alla Link Campus University di Roma e Direttore Osservatorio permanente sui giovani Generazione Proteo, a prevalere nella Gen Z è la dimensione affettiva e relazionale. E quindi nel primo livello relazionale, quello della famiglia, che diventa “principale influencer delle proprie scelte, anche in materia economico-finanziaria.”. È una generazione più incentrata “al proprio benessere psico-fisico […] per riconnettersi con la centralità della “sfera del sé”, quale punto di arrivo delle scelte e delle proiezioni future”.

Ma questo significa anche avere una mancanza di consapevolezza delle dinamiche finanziarie. Lo stesso Luigi Ursino, Presidente di Esdebitami Retake, avverte del rischio di ritrovarsi con un gap conoscitivo, per questo è necessario “[…] l’incontro formativo odierno [che] intende trasferire […] pillole formative utili per gestire le proprie finanze in modo più consapevole, evitando così di commettere errori, fare scelte economiche avventate e cadere in situazioni di sovraindebitamento”.