In Italia aumenta la spesa nel welfare. Quanto incide in questa scelta il calo della popolazione
Il costante e continuo calo della popolazione comporterà una riduzione del Prodotto Interno Lordo. E potrebbe avere degli impatti significativi sul welfare. Prevedendo un’Italia abitata da 51 milioni di persone nel 2050 – quindi 8 milioni in meno di oggi – il nostro paese registrerebbe una perdita economica pari ad un terzo del Pil. Sempre che le stime del Mef relative alla sua crescita siano confermate nel corso dei prossimi anni. Nel caso in cui la popolazione scendesse di 8 milioni di unità, la produttività dovrebbe almeno raddoppiare.
Sono queste alcune delle previsioni del Think Khank “Welfare, Italia”, che è sostenuto direttamente da Unipol e The European House – Ambrosetti. Almeno un quarto del Pil italiano risulterebbe essere assorbito completamente dalla sanità e dalle pensioni. Ma cerchiamo di vedere nel dettaglio i dati messi in evidenza dallo studio.
In Italia cresce nel welfare
Il Think Thank “Welfare, Italia” ha stimato che nel nostro paese la spesa in welfare crescerà nel corso del 2023 di 632,4 miliardi di euro, registrando un + 3,7% rispetto al 2022. All’interno di questa spesa sono contenuti quattro pilastri molto importanti:
- sanità;
- politiche sociali;
- previdenza;
- istruzione.
A pesare di più sarà la spesa previdenziale, che coprirà almeno la metà delle risorse messe a disposizione: il 50,3% della spesa complessiva. Subito dopo arriva la spesa sanitaria, che incide per il 21,5% e quella nelle politiche sociali: 16,9%. L’istruzione, invece, incide solo e soltanto per l’11,3%.
Rispetto al 2022 la spesa previdenziale è aumentata del 7,1% ed è passata a 317,9 miliardi di euro dal precedente 296,9 miliardi di euro. In aumento anche la spesa sanitaria, che nel 2023 è cresciuta del 3,8%: in questo caso la variazione ha tenuto conto della crescita del 4,5% dei redditi da lavoro dipendente del personale impiegato nel SSN.
Per quanto riguarda, invece, le spese relative alle politiche sociale – stando alle stime contenute all’interno del Documento di Economia e Finanza (DEF) – hanno registrato un calo del 2,9% rispetto al 2022. Questi valori, comunque vada, risultano essere ancora più elevati rispetto a quelli che si vedevano nel periodo pre-Covid.
Calo della popolazione: come penalizza il paese
A penalizzare il futuro dell’Italia sono sostanzialmente le dinamiche demografiche. Stiamo parlando del costante e continuo calo della popolazione: nel 2022 è stato registrato il minor numero di nati dal 1861 (ossia dall’Unità dell’Italia). In altre parole lo scorso anno si è accentuato il calo della popolazione: una contrazione che ha iniziato nel 2014.
La popolazione residente al 31 dicembre 2022 è pari a 58.850.717 unità: siamo davanti ad un calo dello 0,3% rispetto al 2021, che corrisponde ad una diminuzione di 179.416 unità.
L’Istat ha ufficialmente registrato il nuovo record negativo di nascite: 393 mila. Questo dato viene confermato anche dal tasso di natalità – ossia il numero di nati ogni 1.000 abitanti – che in Italia è pari a 6,7 nascite. il dato è in progressiva diminuzione nel corso degli ultimi dieci anni: dal 2012 (anno in cui si registra un tasso di natalità pari a 9,0) al 2022, in Italia si è registrata una diminuzione di -2,3 nascite ogni 1.000 abitanti. La situazione italiana è ancora più evidente se contestualizzata nel più ampio panorama europeo: nel 2022 il nostro paese registra, relativamente al tasso di natalità, il dato più basso nel contesto dell’Unione Europea.
La capacità di risposta dei welfare regionali
Nel tentativo di analizzare la capacità di risposta dei sistemi di welfare regionali, il Think Tank ha confermato una differenza tra nord, centro e sud. Per valutare l’entità della spesa effettuata nel welfare e quanto questi investimenti producano in risultati è stato messo a punto un indicatore sintetico.
Nel Welfare Italia Index 2023, l’amministrazione territoriale con il punteggio più elevato è la P.A. di Bolzano (83,3 punti), seguita dalla P.A. di Trento (81,4 punti) e dall’Emilia Romagna (76,3 punti) – si legge nella ricerca -. Dal lato opposto del ranking, si posizionano la Basilicata (61,4 punti), la Campania (60,4 punti) e la Calabria (56,7 punti). L’edizione 2023, rispetto ai dati 2022, segnala una costante polarizzazione nella capacità di risposta del sistema di welfare delle Regioni italiane: il divario tra la prima e l’ultima Regione è infatti ancora pari a 26,6 punti.