L’agenzia di rating Moody’s ha confermato il rating sul debito italiano a “Baa3″ e ha alzato l’outlook da “negativo” a “stabile”. Il motivo? Le prospettive di breve termine sostenute dall’attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario. Nel dettaglio, l’agenzia di rating sottolinea, “la decisione di modificare l’outlook da “negativo” a “stabile” riflette la stabilizzazione delle prospettive per la forza economica del paese, la salute del settore bancario e le dinamiche relative al debito pubblico.” Ma anche se il rating è stato confermato e l’outlook addirittura rivisto al rialzo non tutte le notizie sulle prospettive future dell’Italia sono proprio positive. L’agenzia di rating americana ha sottolineato che l’invecchiamento della popolazione italiana sarà il problema principale per il debito del paese nel prossimo decennio.
Moody’s, l’importanza dell’attuazione del PNRR
Nel report dedicato all’Italia l’agenzia di rating americana ha evidenziato che “i rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo. “Tra i highlights nel report dell’agenzia l’invito all’Italia a ridurre il debito pubblico troppo elevato e l’importanza delle dinamiche relative al Pnrr, che secondo Moody’s è “un’opportunità, che capita una sola volta nella vita” ovvero la possibile inefficace nell’implementazione dei fondi.
Per quanto riguarda le future prospettive, Moody’s ipotizza che il peso del debito italiano rimarrà intorno al 140% del PIL nei prossimi anni, mentre l’accessibilità del debito si indebolirà gradualmente con l’aumento del costo del nuovo debito. Il rating dell’Italia tiene conto anche del sostegno al credito da parte della Banca Centrale Europea e dell’impegno credibile di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per rispondere ai forti aumenti dei tassi di interesse che non sono spiegati dai fondamentali di un paese. Il rating comprende anche le carenze in termini di efficacia politica dell’Italia, che mantengono il suo profilo di credito dipendente dall’esistenza di un sostegno credibile da parte della BCE.
Sul lato deficit invece, un altro tasto dolente per l’Italia, lo scenario base di Moody’s è che il deficit fiscale dell’amministrazione pubblica raggiungerà il 4,4% del PIL nel 2024. Negli anni successivi, l’agenzia di rating vede alcuni rischi per la traiettoria fiscale legati ad alcuni degli obiettivi politici del governo, in particolare sulla riforma dell’imposta sul reddito.
L’invecchiamento dell’Italia peserà sul debito
Nel complesso, secondo le previsioni dell’agenzia di rating il livello del debito italiano rimarrà molto elevato nel prossimo decennio anche a causa del problema demografico dell’Italia. “Verso la fine di questo decennio, Moody’s prevede un modesto aumento del livello del debito poiché i costi dell’invecchiamento della popolazione italiana iniziano a erodere l’avanzo primario.” Si legge nel report di Moody’s. La traiettoria del debito è altamente sensibile alle ipotesi sulla crescita, sui tassi di interesse e sul saldo fiscale e anche una piccola deviazione dall’attuale linea di base potrebbe spostare l’onere del debito su una traiettoria ascendente più pronunciata. In ogni caso, “la riduzione del deficit nei prossimi anni sarà fondamentale per la traiettoria futura dell’onere del debito,” sottolinea l’agenzia di rating, “dato che il differenziale tra crescita nominale e tassi di interesse diventerà negativo nel 2025, richiedendo all’Italia di gestire avanzi primari per stabilizzare il debito.
Mentre, le riforme pensionistiche precedentemente legiferate porteranno i costi pensionistici su una traiettoria discendente a partire dal 2040, ma fino ad allora i costi legati all’invecchiamento della popolazione eserciteranno una pressione crescente sulle finanze pubbliche in assenza di ulteriori cambiamenti politici. L’agenzia di rating parte dal presupposto che l’invecchiamento esercita una pressione al rialzo sulla spesa, ma anche che le autorità attueranno alcune misure per contrastare alcune, ma non tutte, queste pressioni.