Economia

Mutui, dal 2014 mai così difficile ottenerli

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L’impatto dell’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE si riflette negativamente sul mercato immobiliare e dei mutui, complicando ulteriormente la situazione per la fascia di reddito medio nella ricerca di una casa, sia in proprietà che in affitto. Questa è la conclusione cui sono pervenuti gli analisti di Bankitalia e Nomisma, prevedendo un ulteriore deterioramento della situazione nel 2024.

Secondo un sondaggio effettuato da Bankitalia tra gli agenti immobiliari nel terzo trimestre del 2023, le difficoltà nell’accesso a mutui per l’acquisto di abitazioni hanno raggiunto livelli non osservati dal 2014. Il 34,4% degli operatori ha segnalato ostacoli nell’ottenere un mutuo da parte degli acquirenti, e la percentuale di compravendite finanziate con mutuo ipotecario è scesa al 63,4%. Il rapporto tra l’importo del prestito e il valore dell’immobile è rimasto elevato al 77,3%, mentre le prospettive per il mercato immobiliare continuano a peggiorare.

Le stime di Nomisma indicano invece una diminuzione delle vendite nel mercato immobiliare del 13% quest’anno. Tale declino è attribuito all’aumento dei costi del denaro e alla riduzione dell’uso dei mutui. Le politiche creditizie più prudenti delle banche hanno inoltre causato una diminuzione del 29% dei mutui concessi nel corso dell’anno.

Questa fotografia conferma la fragilità delle prospettive per la stabilità finanziaria dell’area dell’euro riportata dal rapporto sulla stabilità finanziaria (Financial Stability review) pubblicato ieri dalla BCE. E conferma che le condizioni finanziarie più rigide, e quindi il rialzo dei tassi d’interesse di 450 punti base in poco più di un anno, si stanno effettivamente propagando sempre più all’economia reale in un contesto di crescita debole, inflazione elevata e tensioni geopolitiche accentuate. “Aumentano i costi per rifinanziare il debito, anche per le banche, la domanda dei prestiti cala, l’economia rallenta e il tasso delle insolvenze di famiglie e imprese aumenta. Anche gli Stati più indebitati devono fare i conti con il costo in salita del rifinanziamento del debito pubblico”, recita il rapporto.