L’economia della Cina rimane dinamica nonostante le sfide globali e l’allarme deflazione paventato da molti, grazie a un mix di riforme per rilanciare la produttività interna e alla duttilità del Paese nel trasformare l’industria per concentrarsi su uno sviluppo di alta qualità. Sotto quest’ultimo aspetto il Dragone detiene infatti il record di trasformazione da un’economia basata su un’industria manifatturiera ad alta intensità di manodopera ad una crescita industriale altamente tecnologica e più attenta allo sviluppo sostenibile. Basti pensare ai settori automobilistico e delle energie rinnovabili, dove la Cina è leader di progresso nella produzione di veicoli elettrici all’avanguardia e nello sviluppo del settore dell’energia solare.
Il fatto che l’attuale classe politica cinese si stia aprendo a una ri-globalizzazione del mondo post Covid-19 e stia distendendo i rapporti geopolitici e commerciali con le altre potenze del pianeta sta aiutando il gigante asiatico a riacquistare ottimismo da parte degli osservatori esterni, tanto che alcuni esperti ritengono che non sarebbe sorprendente vedere la Cina sovraperformare gli altri Paesi nel 2024, con risultati più positivi rispetto alla media mondiale.
Inoltre, allo stato attuale più aperto negli scambi economici, accademici e turistici verso i concorrenti, non si esclude che la Cina possa trasferire la sua esperienza, know-how e tecnologia ad altri Paesi sviluppati e in via di sviluppo nel nord e nel sud del mondo. Si guardi ad esempio all’Italia e alla sua uscita ufficiale dalla Via della Seta: la Farnesina ha gestito l’abbandono del progetto in modo molto soft, rilanciando dialogo, rapporti e accordi con la Cina con modalità più strutturate, che possano rendere i risultati più concreti di quanto realizzato con la Belt and Road Initiative.
“È molto importante che non ci siano conseguenze sul piano economico e l’Italia è stata abile nel rilanciare i rapporti in termini di partenariato strategico fra i due Paesi. La Cina è un mercato di grandissima importanza per l’Italia e per l’Europa. Si pensi che circa il 40% dei profitti nel settore del lusso per l’Italia e per la Francia derivano dal mercato cinese. Le imprese italiane che sono sub-fornitrici delle aziende automobilistiche tedesche hanno tutto l’interesse al mantenimento di rapporti stabili. Tanto per dare un esempio: il 40% dell’export di aziende come Volkswagen è indirizzato al mercato cinese. La relazione va vista nel contesto della più ampia relazione tra l’UE la Cina. In Europa abbiamo tutto l’interesse a riequilibrare gli scambi, visto che attualmente il surplus cinese nei confronti dell’UE è di circa 400 miliardi di dollari. L’Italia poi può incrementare l’export verso la Cina, che attualmente è di soli 17 miliardi, seguendo l’esempio di penetrazione del mercato cinese seguito dalla Germania, che ha esportazioni di circa 100 miliardi verso il Paese”, ha commentato Giuliano Noci, docente di strategia e marketing alla Business School del Politecnico di Milano e prorettore con delega specifica ai rapporti con la Cina dell’Ateneo milanese, in un’intervista al Corriere della Sera.
Nel frattempo, i tre punti di forza dell’economia cinese rimangono ben saldi per tornare ad attrarre gli investimenti esteri: bassi costi di produzione, elevata efficienza della manodopera e infrastrutture molto efficienti. E Pechino continua a puntare a una crescita del prodotto interno lordo intorno al 5% per il 2024. Il nuovo obiettivo sarà ufficializzato a marzo 2024 dal premier cinese, Li Qiang, in occasione della sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo. La Cina vuole raddoppiare il suo prodotto interno lordo entro il 2035 (rispetto al 2020) e, per centrare quest’obiettivo, nei prossimi anni l’economia dovrà crescere almeno del 4,8% ogni anno.
Per accelerare, l’ufficio politico del Partito comunista cinese (Pcc) intende sostenere “in maniera appropriata” una politica fiscale “proattiva”, lasciando intendere che per il 2024 verrà fissato un rapporto deficit/Pil superiore al 3%, dopo che, nel quarto trimestre 2023, il Governo aveva emesso 1.000 miliardi di renminbi (141 miliardi di dollari) di obbligazioni sovrane aggiuntive per finanziare le infrastrutture, portando il deficit per il 2023 a un livello record di 3,8%. Anche per il 2024 gli analisti cinesi prevedono un rapporto deficit/Pil tra il 3,5% e il 3,8%.
Nel comunicato della sua ultima conferenza, l’ufficio politico del Pcc ha annunciato anche un “nuovo ciclo di riforme” del sistema di tassazione, che dovrebbe mirare a espandere le entrate dei governi locali, i cui bilanci sono stati colpiti dal crollo delle vendite di terreni, conseguenza a sua volta della crisi del mercato immobiliare.
Per quanto riguarda infine la politica monetaria, questa sarà prudente, ma nei prossimi mesi potrebbe diventare più espansiva, con tagli ai tassi di interesse e al coefficiente di riserva obbligatoria delle banche per far affluire più denaro nell’economia reale. Pan Gongsheng, il governatore della banca centrale (Pboc), ha spiegato che la Banca Centrale manterrà i tassi di interesse a un livello adeguato e garantirà che i costi di finanziamento dell’economia reale siano costantemente ridotti.
La Pboc aumenterà inoltre il sostegno alle principali strategie nazionali, cioè a quelle aree chiave e a quegli anelli deboli che il Governo intende sostenere, e farà pieno uso degli strumenti di politica monetaria per rafforzare il sostegno alle piccole e microimprese, nonché all’innovazione scientifica e tecnologica.
Cina, ecco dove investire nel 2024 secondo Fidelity International
Alla luce di questo rinnovato entusiasmo verso la seconda economia del mondo, dove investire? Lo spiega Hyomi Jie, gestore del fondo di investimento Fidelity China Fund.
“Con il 2024 ormai alle porte, ravvisiamo diversi motivi per essere cautamente ottimisti sulla Cina. Nel corso del 2023 il Paese ha mostrato un atteggiamento di sostegno via via maggiore nei confronti dell’economia, a dimostrazione del riconoscimento, da parte della leadership, dei problemi sottostanti e della relativa volontà di affrontarli. Le iniziative di sostegno adottate da Governo centrale e amministrazioni locali sono risultate coerenti, a conferma della ferma intenzione della Cina di sostenere l’economia e impedire un ulteriore rallentamento della crescita. Un aiuto è giunto dalle misure di allentamento destinate al settore immobiliare e per la prima volta dall’inizio della crisi, le dinamiche di domanda e offerta hanno così registrato un cambiamento positivo. Un ulteriore sostegno diretto alle famiglie, come una revisione dei tassi sui mutui, potrebbe stimolare in maniera significativa una ripresa trainata dai consumi nel corso del prossimo anno, fatto che lascia ben sperare per il 2024.
Sul fronte negativo, è importante tenere conto delle tensioni geopolitiche. Come molti altri Paesi asiatici, anche la Cina subirebbe l’impatto di qualsiasi drastica variazione delle quotazioni petrolifere, per cui continuiamo a monitorare attentamente la situazione. Il mercato ha comunque ampiamente scontato queste tensioni e, grazie alla riduzione dei rischi normativi e a una politica sempre più favorevole, i fattori trainanti del mercato cinese stanno registrando un progressivo miglioramento.
Alla luce di questo quadro, dal punto di vista degli investimenti ravvisiamo opportunità interessanti tra le società esposte a temi strutturali, tra cui tendenze alla bipolarizzazione e marchi locali, in grado di offrire migliori opportunità di crescita e maggiori rendimenti. In questo periodo assistiamo a una “tendenza alla bipolarizzazione” all’interno di questa ripresa economica, spesso definita “ripresa a K”, in cui diverse aree dell’economia si riprendono a un diverso ritmo. La fascia più alta e quella più bassa sono in ottime condizioni, mentre quella media continua a ristagnare data la riallocazione dei risparmi da parte dei consumatori verso segmenti di maggior prestigio e qualità. Questa coesistenza tra pattern di consumo orientati rispettivamente ai beni di gamma più alta (premiumizzazione) e a buon mercato è quindi destinata a permanere, a prescindere dalle fasi di espansione e contrazione dell’economia, permettendo a nostro avviso di ottenere migliori opportunità di crescita e maggiori rendimenti per gli investitori.
Un’altra importante fonte di opportunità è data dall’ascesa dei marchi locali in Cina, che continuano a guadagnare quote di mercato a scapito delle multinazionali in aree quali bevande, elettronica, abbigliamento sportivo, articoli per la casa e così via. In secondo luogo, osserviamo anche una “sostituzione delle importazioni” da parte delle società cinesi locali nel settore manifatturiero di alta gamma e in quello delle materie prime. Segnaliamo anche alcuni marchi locali in grado di accrescere la propria quota di mercato a livello globale.
Nel complesso, continuiamo a ritenere che la Cina offra una serie di opportunità di crescita agli investitori disposti ad adottare una visione di lungo periodo, ma la selettività sarà fondamentale per evitare aree di debolezza e individuare le società meglio posizionate per sfruttare i temi della crescita strutturale della Cina, in particolare nei segmenti legati ai consumi”.