Novità in vista per gli assegni pensionistici. Nel 2024, le pensioni minime subiranno ritocchi verso l’alto per incorporare non solo l’aumento dell’inflazione ma anche per gli aumenti previsti dall’ultima Legge di Bilancio.
Pensioni minime: ecco fin dove saliranno
Nell’anno in corso, come ha precisato l‘Inps in una circolare, il trattamento minimo salirà a 598,61 euro grazie al recupero dell’inflazione fissato al 5,4%.
Ma non finisce qui. Per effetto della norma della legge di Bilancio 2023, che prevede per il 2024 un incremento ulteriore del 2,7% per le pensioni che non superano la soglia minima, l’assegno segnerà un ulteriore ritocco al rialzo per raggiungere 614,77 euro.
Nella stessa circolare si ricorda poi quali sono le percentuali di recupero dell’inflazione fissata provvisoriamente al 5,4%:
- 100% per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo;
- 85% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo, eccetera..
L’Inps sottolinea inoltre qual è l’importo minimo delle pensioni sociali per il 2024, ovvero 440,42 euro al mese (5.725,46 in un anno) e degli assegni sociali (534,41 al mese, 6.947,33 in un anno).
L’importo annuo per il trattamento minimo delle pensioni per i lavoratori dipendenti e autonomi nel 2024 è di 7.781,93 euro (per 598,61 euro al mese per 13 mensilità).
Effetti della nuova tassazione
Sempre in tema di pensione, va ricordato che, nel 2024, gli assegni previdenziali subiranno anche gli effetti della riforma fiscale ed in particolare della riduzione della riforma Irpef.
Ricordiamo, a questo proposito, che per il 2024 le nuove aliquote dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche prevedono una “no tax area” fino ai 15mila euro di reddito annui. L’aliquota si attesta al 23% nella fascia dai 15 ai 28mila euro di reddito. Il peso sale al 35% per la fascia dai 28 ai 50mila euro e supera il 43% oltre i 50mila euro.
Per effetto dei nuovi scaglioni, i pensionati con un reddito compreso nella forchetta tra i 15mila e i 28mila godranno di un alleggerimento del tributo pari al 2% rispetto al passato
Occhio ai conguagli
In questi primi mesi del 2024, l’assegno pensionistico subirà anche gli effetti dei conguagli. Come ha ricordato l’Inps, in una circolare del 22 gennaio, a fine anno è stato effettuato il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali relative al 2023 (Irpef e addizionali regionali e comunali a saldo) sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps.
Se nel corso del 2023 sulla pensione sono state applicate mensilmente ritenute erariali in misura inferiore a quanto dovuto su base annua, l’Inps deve recuperare le differenze a debito sulle rate di pensione di gennaio e di febbraio 2024, trattenendo il debito anche fino alla capienza totale dell’importo del rateo pensionistico in pagamento.
Qualora i ratei di pensione di gennaio e di febbraio dovessero risultare insufficienti per il recupero totale si proseguirà con le trattenute sui ratei mensili successivi fino ad estinzione del debito. Nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18mila euro – spiega l’Inps – per i quali il ricalcolo delle ritenute erariali ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene comunque estesa fino alla mensilità di novembre.
Quando vengono pagate le pensioni
Per quanto riguarda, infine, il pagamento delle pensioni di febbraio, per chi ha l’accredito diretto in banca, il versamento sarà effettuato sul conto corrente il primo giorno del mese, ovvero giovedì 1 febbraio.
In generale, il pagamento della pensione agli sportelli degli uffici postali presenta una novità. Viene definitivamente archiviato il calendario istituito durante l’emergenza Covid, che prevedeva il ritiro in base alle lettere con cui inizia il cognome, e si torna al vecchio sistema. Come comunicato da Poste Italiane, tutte le pensioni potranno essere riturate in posta a partire dal primo giorno del mese purché non sia festivo.