Cina in deflazione: indice PPI giù per il 16esimo mese consecutivo, per CPI calo più forte dal 2009
I nuovi dati relativi al trend dell’inflazione diramati oggi dal fronte macroeconomico della Cina confermano la condizione di deflazione in cui è precipitata la seconda economia del mondo.
L’indice dei prezzi alla produzione è sceso a gennaio per il 16esimo mese consecutivo, perdendo il 2,5% su base annua, rispetto al calo del 2,6% stimato dal consensus degli analisti, dopo la flessione del 2,7% di dicembre.
L’indice dei prezzi al consumo, altro dato che monitora il trend dell’inflazione, ha ceduto a gennaio lo 0,8% su base annua, più del ribasso pari a -0,5% atteso dal consensus, riportando il calo più forte dal 2009. Il dato è sceso per il quarto mese consecutivo. Su base mensile, l’indice CPI della Cina è invece salito dello 0,3%, lievemente al di sotto della crescita stimata dal consensus, pari a +0,4%.
Breaking news
Le borse cinesi chiudono in rialzo in attesa della decisione sui tassi di interesse della banca centrale cinese. Shanghai e Shenzhen registrano aumenti significativi, trainati dal settore high-tech.
L’inflazione nell’Eurozona si conferma al 2% su base annua per ottobre 2024, come riportato da Eurostat, con un incremento rispetto al mese precedente. L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili, rimane al 2,7%. Nell’intera Unione Europea, l’inflazione annuale sale al 2,3%.
La Borsa di Tokyo chiude in rialzo, sostenuta dai titoli del settore bancario e finanziario. Il Nikkei guadagna lo 0,5%, trainato da Sumitomo Mitsui Financial Group e Hachijuni Bank. Le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Bank of Japan alimentano il settore.
Nestle ha abbassato il target di redditività a medio termine e aumenterà gli investimenti pubblicitari per stimolare le vendite.