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(WSI) –
Il petrolio ha superato gli 85 dollari il barile, è a quota 87 (con forti oscillazioni) e si sta portando verso i 90. La ragione contingente è il fatto che la Turchia si prepara a invadere il Kurdistan iracheno. Ma già prima di questa notizia, il petrolio era salito verso gli 85 dollari, perché la domanda mondiale è robusta e crescente. I due grandi paesi emergenti in crescita, Cina e India – abitati da oltre due miliardi di persone – e le nazioni circostanti sono affamati di energia che usano in modo inefficiente. Questo genera la tensione di fondo nel prezzo di questa e altre materie prime. Inoltre bisogna considerare il fatto costituito dalla perdita di potere di acquisto del dollaro, in cui si esprime la quotazione del petrolio. Il potere di acquisto di un barile di petrolio, da quando l’euro valeva 1,3 dollari a ora che si aggira su 1,43, si è ridotto del 10 per cento, in moneta europea.
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Questo conto i paesi produttori lo fanno, anche se con un po’ di malafede ed esagerazione, in quanto le monete asiatiche, nelle loro parità di cambio, non hanno seguito l’euro, ma il dollaro, mediante metodi poco ortodossi di manipolazione monetaria. Dal punto di vista europeo, il petrolio a 87-88 dollari al cambio euro/dollaro attuale ha lo stesso prezzo in euro di quando il cambio era di 1,3 euro per dollaro. E ha perso un’analoga percentuale anche nei confronti delle altre monete con cui il dollaro si è deprezzato. La rivalutazione dell’euro del dieci per cento compensa il rialzo del petrolio della stessa percentuale. Ne consegue che l’Europa potrebbe reggere un prezzo del petrolio di 90 dollari il barile, dato che ha retto quello di 80 (pressoché equivalente in moneta europea).
Ma se il petrolio salisse a 100 dollari? A questo punto ci sarebbero gravi problemi. Bisogna evitare in tutti i modi di arrivarci. Il fatto è che mentre la domanda di energia cresce, l’offerta non si sviluppa in analoga misura perché gli investimenti nella ricerca degli idrocarburi ristagnano, fra nazionalismi, guerre, disarmi ingenui, gelosie internazionali. E ci si trastulla con le energie verdi, mentre soltanto un massiccio programma elettronucleare e un coraggioso rilancio del carbone possono risolvere il problema.
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