Nessun cambio di rotta nelle decisioni di politica monetaria della BCE, che dovrebbe confermare i tassi al 4,5%. Queste le attese degli analisti e del mercato, in attesa della riunione di domani 7 marzo dell’istituto di Francoforte, che cercheranno di carpire quale sarà il percorso dei prossimi mesi. E in particolare di giugno, mese per il quale i mercati prezzano con convinzione il primo taglio del costo del denaro.
Bce, cosa dicono gli analisti
Il focus principale della riunione del Consiglio direttivo sarà la pubblicazione delle stime per i prossimi tre anni sia di inflazione che di Pil: le stime del consensus sono per una leggera flessione delle proiezioni per entrambi gli indicatori con un‘inflazione vicina al target del 2% sia nel 2025 che nel 2026.
Si prospetta dunque una riunione di transizione ma che potrebbe rivestire grande importanza in vista delle mosse di politica monetaria dei prossimi mesi. Le aspettative del mercato attribuiscono attualmente circa il 20% di probabilità di un taglio ad aprile e circa l’85% a giugno. Per l’intero anno sono previsti tagli cumulativi di circa 100 pb.
“Con un quadro di crescita stabile e un’inflazione che dipende ancora dall’andamento dei salari nei prossimi mesi, la BCE non sembra avere fretta di annunciare l’imminente taglio dei tassi” ha scritto in una nota Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM. “È da escludere che una comunicazione “neutrale” da parte della BCE questa settimana possa cambiare notevolmente le aspettative di tagli futuri secondo la prospettiva del mercato. Detto questo, se i dati futuri consentiranno un’inclinazione più espansiva in aprile (che è la nostra ipotesi di base), i mercati diventeranno più fiduciosi che la BCE possa arrivare al 2-2,5% più rapidamente di quanto attualmente previsto”. Inoltre, conclude l’esperta: “Non saremo sorpresi di vedere la BCE tagliare i tassi prima della Fed questa volta, poiché il quadro generale giustifica pienamente la mossa”.
Parlando del target dell’inflazione al 2%, Andrew Lake, Head of Fixed Income di Mirabaud Asset Management, ha spiegato che in Europa, un tasso “inferiore ma vicino al 2%” è stato inseguito fin dal 2003, ma “è importante che i banchieri centrali non siano troppo rigidi nelle loro posizioni, mantenendo i tassi troppo alti troppo a lungo, perché questo potrebbe riportarci nello stesso contesto affrontato prima della pandemia, dove l’inflazione era ferma intorno allo 0% e tutti temevano una possibile spirale deflattiva simile a quella giapponese.
Tutte le economie hanno bisogno di un po’ di inflazione per sostenere la crescita e abbassare il costo reale degli ingenti oneri di debito, che la maggior parte dei paesi affronta attualmente. Riteniamo che l’obiettivo del 2% sia una guida ragionevole, ma l’aspetto fondamentale da ricordare è che questo non dovrebbe essere un obiettivo fisso per le banche centrali, a discapito di altri fattori. Tassi tenuti alti più a lungo con l’obiettivo di raggiungere il 2% di inflazione può causare danni economici, che abbiamo finora evitato”.
Per Shaan Raithatha, Senior Investment Strategist di Vanguard, “il messaggio del Consiglio direttivo sarà coerente con i recenti discorsi dei principali policymarkers: la Bce attenderà i dati sull’inflazione e sui salari del primo trimestre prima di impegnarsi a tagliare i tassi. Ma se questi dovessero confermarsi positivi (come ci aspettiamo), la Bce inizierà a ridurre i tassi a giugno. Il modo principale in cui il Consiglio direttivo lo comunicherà è attraverso le previsioni trimestrali. Prevediamo una significativa riduzione dell’inflazione sia headline sia core e una riduzione più contenuta della crescita del Pil, sia nel 2024 che nel 2025. Il nostro scenario di base prevede tagli sequenziali dei tassi di 25 punti base a partire da giugno, che porterebbero il tasso di deposito al 2,75% entro la fine dell’anno. Un rischio importante è tuttavia la prospettiva che l’euro si avvicini alla parità con il dollaro in uno scenario in cui la Fed mantenga la situazione attuale (o addirittura aumenti i tassi) nel corso dell’anno”.
Tassi di interesse ai massimi storici
Da settembre 2023, la BCE ha mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento – noto come tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali – al livello record del 4,5%. Nella prima riunione dell’anno, tenutasi il 25 gennaio, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di mantenere la propria posizione e non ha fornito alcun indizio su quando avverrà il taglio dei tassi.
“Secondo un recente sondaggio Reuters, due terzi degli economisti prevedono un taglio dei tassi di interesse a giugno. Questo nonostante la BCE abbia commentato ad ogni occasione il pericolo di una ripresa dell’inflazione”, ha dichiarato Michael Field, European market strategist di Morningstar, aggiungendo che Il fatto che il tasso di interesse di riferimento è al 4,5%, significa che la banca ha un ampio margine di manovra. “Può attuare un piccolo taglio a giugno, e aspettare di vederne gli effetti. Con l’economia europea a rischio recessione, crediamo che la BCE debba ora bilanciare il pericolo (esterno) di una ripresa dell’inflazione con la necessità potenzialmente più pressante di garantire che l’economia non entri in una recessione prolungata. Il mese di giugno sembra un compromesso ragionevole in questo senso”.