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Ubs taglia bonus del 14%. Mentre il ceo Ermotti incassa quasi 15 milioni di euro

Nell’anno della mega fusione con Credit Suisse, Ubs taglia del 14% i bonus 2023, a causa delle difficili condizioni operative del settore finanziario e la volatilità del mercato derivanti dalle continue tensioni geopolitiche.

Per Ermotti stipendio da quasi 15 milioni di euro

Nel frattempo, l’amministratore delegato Sergio Ermotti, incassa uno stipendio di 14,4 milioni di franchi svizzeri (14,7 milioni di euro), di cui 12,3 milioni di franchi sono rappresentati dal compenso variabile. Uno stipendio che lo piazza in cima alla classifica dei manager del settore bancario più pagati in Europa.

Sono le informazioni emerse dalla relazione all’assemblea della banca elvetica, in cui si spiega che il compenso di Ermotti, si riferisce ai suoi primi 9 mesi di lavoro. Ricordiamo che UBS ha richiamato Ermotti come CEO nell’aprile dello scorso anno per supervisionare il salvataggio del Credit Suisse da parte del governo e l’integrazione dell’ex rivale della banca. Nello stesso documento, si riferisce che il presidente Colm Kelleher ha ricevuto un compenso fisso di 4,7 milioni di franchi svizzeri (4,8 milioni di euro) per il periodo 2023-2024.

“Il consiglio di amministrazione riconosce l’eccellente performance del signor Ermotti in un anno decisivo per la storia di UBS e i forti progressi compiuti nella realizzazione delle priorità di integrazione”, ha dichiarato UBS nella relazione, specificando che  Ermotti potrebbe rimanere alla guida della banca svizzera anche dopo il completamento del processo di integrazione con Credit Suisse.

Riduzione bonus

A proposito della riduzione dei bonus, va detto che quello di Ubs non è un caso isolato. Tutte le banche di tutta Europa stanno procedendo ad un ridimensionamento dei bonus delle loro divisioni di investment banking dopo il crollo delle operazioni e il rallentamento del trading dello scorso anno. BNP Paribas SA ha tagliato il totale dei compensi variabili nella sua banca d’investimento di circa il 5%, mentre Deutsche Bank AG ha ridotto il suo pool equivalente di oltre il 10%.

Utili rivisti al ribasso

Nel frattempo, UBS, dopo aver rivisto al ribasso l’utile 2023, ha avvertito che il 2024 sarà più difficile a causa delle complesse operazioni di integrazione. Lo scorso anno, i profitti hanno raggiunto la cifra record di 27,8 miliardi di dollari, dai precedenti 29 miliardi, trainato quasi esclusivamente dagli effetti straordinari dell’acquisizione del Credit Suisse.

Il cosiddetto effetto negativo dell’avviamento, legato al basso prezzo di acquisto della banca, è stato ridotto di 1,2 miliardi di dollari rispetto a una stima precedente. L’utile diluito per azione è ora pari a 8,45 dollari. Questo si ripercuote anche sul coefficiente patrimoniale common equity tier 1 di Ubs alla fine del 2023, che ora si attesta al 14,4%, rispetto al 14,5% comunicato all’inizio di febbraio.

Verso dividendo da 0,70 dollari

Da quando ha chiuso l’acquisizione del Credit Suisse in giugno, UBS ha delineato obiettivi importanti per l’integrazione del suo ex rivale, tra cui circa 13 miliardi di dollari di risparmi sui costi. Dopo l’acquisizione, la capitalizzazione di mercato di UBS ha superato i 100 miliardi di dollari, raggiungendo il livello più alto in quasi 16 anni, contribuendo a consolidare il suo ruolo di leader nella gestione patrimoniale globale.

La banca terrà la sua prossima assemblea generale annuale il 24 aprile. In quell’occasione, il Consiglio proporrà inoltre un dividendo ordinario di 0,70 dollari in contanti per azione per l’esercizio finanziario 2023.