Chi ha subito un deprezzamento dei propri titoli a causa del greenwashing potrebbe tentare azioni risarcitorie. Non è da escludere anche una responsabilità penale per false comunicazioni sociali
Il mercato degli investimenti ESG continua a crescere. Secondo l’Esma, negli ultimi tre anni il patrimonio globale dei fondi sostenibili è triplicato: alla fine del 2022 ha raggiunto la cifra record di 2.140 miliardi in Europa. Parallelamente, aumentano anche i casi di greenwashing da parte di banche e intermediari: nell’ultimo anno si registra un incremento del 70% rispetto al precedente.
Dati alla mano, la finanza “green” attrae. Oltre ai Gss bonds, per lo più nella forma plain vanilla, il mercato comprende anche strumenti partecipativi come derivati, quote di fondi, EFT, microcrediti. Si aggiunge ora anche lo “European Green Bond” o “Eugb”, accompagnato da un set di regole uniformi applicabili dal 21 dicembre 2024 per l’emissione e la commercializzazione dei titoli verdi, tra cui la previsione di informative esaustive e rilevanti sulla destinazione dei proventi nonché di schede informative del prodotto finanziario, pubblicate previo parere di revisori esterni.
Alla ricerca di trasparenza
Il legislatore europeo è molto attivo nel settore. Lo dimostra la (forse) ipertrofica produzione normativa accomunata però da filo conduttore: la trasparenza. I partecipanti ai mercati finanziari devono fornire un doppio livello di informativa: “entity level” ossia su come i rischi di sostenibilità entrano nei processi decisionali dei partecipanti; e “product level” ossia sui rischi di sostenibilità della singola decisione di investimento. Peraltro, dalle modifiche alla direttiva Mifid 2 gli intermediari che effettuano consulenza e gestione di portafoglio devono tenere in considerazione, nella valutazione di adeguatezza, non solo le esperienze, la capacità di sopportare le perdite e la tolleranza al rischio dei clienti, ma anche le loro sustainability preference, ossia l’interesse ai prodotti “green”.
I partecipanti ai mercati finanziari sono dunque ora particolarmente esposti al rischio di incorrere – anche involontariamente – nel greenwashing: ossia in dichiarazioni, azioni o comunicazioni relative alla sostenibilità di un soggetto, prodotto o servizio finanziario che non riflettono in modo chiaro e corretto il relativo livello di sostenibilità . Cadere nel greenwashing può significare l’insorgere di varie forme di responsabilità in capo ai partecipanti ai mercati finanziari. Fra le possibili, la responsabilità da prospetto, quella precontrattuale per omissione degli obblighi informativi e per errata valutazione di adeguatezza, degli amministratori nei confronti della società , singoli soci o terzi. Non si esclude nemmeno una responsabilità penale, per false comunicazioni sociali o per manipolazione del mercato.
Rischio di risarcimento?
Non è escluso. Gli investitori che abbiano subito un deprezzamento del valore dei propri titoli a causa del greenwashing – o che, in seguito alla scoperta di quest’ultimo, abbiano semplicemente visto diminuire il valore dei propri investimenti – potrebbero tentare delle azioni risarcitorie. Il preteso danno sarebbe quello da “alterazione informativa” che si verificherebbe quando delle informazioni che incidono sul prezzo di un titolo vengono divulgate in modo incompleto o errato; l’investitore acquista il titolo ad un prezzo superiore di quello che avrebbe versato in presenza di informazioni corrette; e alla scoperta delle informazioni occultate o alla correzione di quelle diffuse il prezzo del titolo crolla, con conseguente perdita di valore dell’investimento.
Il danno risarcibile non potrebbe essere semplicemente ricondotto alla differenza di valore del titolo prima dell’alterazione dell’informazione e al valore dello stesso dopo che è emersa l’informazione veritiera: è necessario valutare altre circostanze – oltre alle false informazioni – che possono aver influito sulla svalutazione del titolo. Allo stato, non risultano sul punto pronunce dei nostri tribunali: il rischio di risarcimento per il greenwashing nel contesto finanziario è una pagina bianca ancora da scrivere.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.